Borussia Dortmund – Atalanta, Europa League: storia di una Dea che ha scavalcato il “muro”

20-02-2018 15:00 6 C.

Un’articolo molto bello e molto lungo su Borussia – Atalanta. Da Simone Meloni di Sportpeople.net

Mentre mi appresto a scrivere questo pezzo sto aspettando che un treno per Milano assolva ai suoi classici ritardi partendo da Roma Tiburtina. La destinazione finale è Kharkiv, in Ucraina, a pochi chilometri dal confine russo, dove mercoledì lo Shakhtar Donetsk riceverà la Roma.

Il prosieguo di due settimane a dir poco intense, cominciate proprio con un viaggio in terra teutonica. E proprio con un altro ritardo, stratosferico, sul volo per Colonia firmato, manco a dirlo, Ryanair. Viaggio spostato di tre ore, coincidenza con il pullman per Dortmund ampiamente saltata e meta da raggiungere in treno. Unica certezza: le Deutsche Bahn, fortunatamente funzionali e rapide, tanto da permettermi di giungere a destinazione con una sola ora di ritardo sulla tabella di marcia originaria.

Borussia Dortmund-Atalanta non è la riproposizione moderna di quella mitica sfida tra orobici e Dinamo Zagabria, chiariamolo subito. Troppa differenza di tempo trascorso ma soprattutto un paragone non fattibile tra l’ambiente della cittadina renana e quello della calda e controversa capitale croata.

È tuttavia un’occasione storica per intere generazioni di tifosi atalantini, che magari sono cresciuti vedendo il Borussia alzare la Coppa dei Campioni  nel 1997, contro la Juventus all’Olympiastadion di Monaco di Baviera, o gli schwarzgelben (gialloneri) di Jurgen Klopp contendere titoli e campionati al colosso Bayern Monaco. Inoltre c’è un mito da sfatare, quello del muro giallo e della sua acclamata pregevolezza nel sostenere la propria squadra.

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Che per i tifosi della Dea si tratti di un appuntamento con la storia non si intuisce tanto dal treno speciale partito da Chiasso la sera precedente (sottolineo le carrozze retrò, stile Espressi italiani anni ’70) e nemmeno per gli innumerevoli pullman partiti alla volta della Germania, quanto dalla presenza di ragazzi in sciarpa nerazzurra persino all’aeroporto di Ciampino. Un fatto che inizialmente mi lascia interdetto, avvicinando il binomio cromatico a qualche tifoso interista di passaggio nello scalo aeroportuale.

Non so esattamente questi ragazzi che fine facciano quando guadagno la strada dell’uscita dall’aeroporto di Koln/Bonn per montare sul primo dei tre convogli che mi porteranno a Dortmund. Quello che vedo chiaramente, invece, è un paesaggio completamente candido di neve che si estende per chilometri e chilometri.

Diciamocela tutta, senza offendere nessuno, ogni volta che “passeggio” su suolo tedesco capisco perché gli autoctoni rimangano sempre stregati, quasi ipnotizzati, dalla varietà dei Paesi mediterranei, ma anche dalle vicine Svizzera e Austria. Chiaramente senza voler generalizzare, ci sono posti incantevoli e stimolanti anche in Germania, ma l’area della Renania Settentrionale è tutt’altro che indimenticabile.

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Approfittando dei comodissimi armadietti low cost messi a disposizione in ogni stazione teutonica, “abbandono” i miei bagagli, inoltrandomi in direzione stadio a piedi, spinto dalla curiosità di vedere che aria tiri nella zona centrale.

Tutto sommato non c’è moltissima gente, sebbene quasi tutte le persone in circolazione indossino sciarpe giallonere e siano intente a divorare grossi panini con wurstel accompagnati dall’immancabile birrozza bionda. Non manca il classico stereotipo di tifoso tedesco anni ’90, giubbotto di pelle addosso e sciarpe legate in ogni parte del corpo. Roba che fortunatamente da noi non si vede davvero in nessuna parte dello Stivale, nemmeno laddove resistono forme più folkloristiche di andare allo stadio.

Non che abbia nulla contro il folklore, sia chiaro. Non a caso vedere la masnada di bergamaschi sorseggiare bottiglioni di vino rosso davanti al settore ospiti l’ho ritenuto spettacolare. Ma trovarsi di fronte lo stereotipo fatta persona lascia sempre perplessi. Un po’ come se domani, andando allo stadio a vedere la Roma, incontrassi uno vestito da centurione, con la sciarpa giallorossa al posto della tunica e un piatto di amatriciana in mano.

Il Borussia è chiaramente molto più che la semplice squadra di Dortmund e in tanti giungono costantemente da ogni parte del Paese per seguirne le gesta. Questo, lo sappiamo bene, ha più lati negativi che positivi nell’economia di ciò che più ci interessa, vale a dire il tifo e la compattezza della curva. Ma ne parleremo più avanti.

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Come accennato sopra, la folla di tifosi atalantini è veramente impressionante. Quando mancano un paio d’ore al fischio d’inizio, fuori agli ingressi c’è già una fila immensa per superare i controlli ed accedere allo stadio. Qualche gruppetto intona cori, altri si danno da fare con vino e birra, altri ancora si riversano nei chioschetti adiacenti per ingurgitare ogni tipo di carne commestibile.

A margine di tutto ciò la polizia controlla attenta. Le forze dell’ordine tedesche sono ben lontane da quelle spesso impreparate che troviamo nei nostri stadi. La loro presenza è massiccia ma non si avverte. Gli uomini in divisa non opprimo i tifosi ma – e mi è capitato di vederlo in altri viaggi fatti in Germania – alla prima scaramuccia o attimo di tensione intervengono con fermezza, senza fare sceneggiate o utilizzare in maniera arbitraria e quasi compiaciuta il manganello o la violenza.

È una differenza importante, anzi credo che sia quella da cui più si evince l’immenso abisso che divide il fare ordine pubblico all’italiana e il farlo a queste latitudini. Eppure anche qui hanno un’opinione pubblica a cui render conto, anche qui i politici potrebbero fare carriera su ciò (ci sarà anche in Germania la famosa massaia di Voghera, magari qui sarà di Saarbrucken…) e anche qui si verificano con una certa costanza disordini tra tifosi.

Inutile ripetere che di divieti o tessere ministeriali nessuno sembra sentire l’esigenza. Anzi, c’è da dire che quando la Federcalcio ha proposto giri di vite nei confronti dei tifosi, questi ultimi hanno sempre reagito in maniera unitaria, facendo spesso desistere i primi. Sono collusi? Sono “amici delle guardie”? Chi lo sa. Come ho detto altre volte però, forse è meglio “trattare” in qualche occasione che fare i duri e puri, salvo poi chiedere di nascosto autorizzazioni per materiale e coreografie.

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Certo, va anche detto che i tifosi italiani (la società italiana) posseggono un retroterra totalmente differente da quello tedesco. Basti pensare al contesto di piazza da cui provengono e comunque all’oggettiva scia di violenza che ne ha sempre caratterizzato una parte. Diciamo che per le istituzioni tedesche è “più facile” aver a che fare con un movimento ultras che, per quanto in grande espansione, ha sicuramente più margini di morbidezza e malleabilità. Oltre che una naturale apertura al dialogo.

Per tante ragioni non voglio mai guardare all’erba del vicino come la più buona, perché ancora oggi mi risulta difficile trovare qualcosa di più “spontaneo ma organizzato” del movimento ultras italiano, se guardiamo all’Europa Occidentale. Sta di fatto che in Germania si dimostra costantemente come la convivenza tra i diversi tipi di tifosi non solo sia possibile, ma sia addirittura necessaria per far sì che lo spettacolo abbia maggiore appeal.

È la seconda volta che metto piede al Westfalenstadion. Qualche anno fa giunsi qui per il derby contro lo Schalke 04, all’interno di un tour di tre o quattro giorni. Oggi la situazione è differente, perché lo stadio apre le sue porte all’Europa e l’ospite d’onore è quell’Atalanta che, giocoforza, fa gola anche agli ultras di casa. Vuoi per la storica amici tra i lombardi e i rivali di Francoforte, ma vuoi soprattutto per la fama che la tifoseria nerazzurra si porta dietro. Da anni i tedeschi guardano noi come esempio, studiando le nostre movenze e ammirando le curve d’Italia. Ovvio che l’arrivo di uno dei capisaldi del nostro movimento dia qualche stimolo in più.

Ciò che sempre mi colpisce degli stadi locali è la libertà di movimento che si ha al loro interno. Si può girare tranquillamente intorno al perimetro delle tribune anche dopo aver superato l’accesso, cartina al tornasole di come concedere queste piccole libertà e non far sentire i tifosi in gabbia aiuti e non poco a morigerare fenomeni di violenza. Non ci vuole di certo uno studio in sociologia per capirlo, ma da noi ci sono cervelloni troppo impegnati a partorire i livelli di pericolo di una gara e poi passare la palla al Casms di turno, per fare simili valutazioni.

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Una mezz’ora prima dell’inizio il contingente bergamasco continua a ingrandire le proprie fila. 5.000? 6.000? 7.000? 8.000? Il numero davvero non ve lo so quantificare, anche perché di tanto in tanto spuntano sciarpe nerazzurre in ogni settore della Nordtribune. Il colpo d’occhio è così imponente, tuttavia, che comincio a temere un effetto negativo sul tifo. Trasferta di massa quasi sempre fa rima con poca qualità e starà a lanciacori e tamburisti farsi carico di coordinare il tutto.

Almeno in fase di riscaldamento non ci sembrano essere grandi problemi. La voce esce che è una meraviglia, tanto che sembra di essere già a gara iniziata. Sul fronte opposto la Sudtribune va lentamente riempiendosi, così come il resto dello stadio. Le due curve sembrano scambiarsi le prime “opinioni”, con gli ultras di Francoforte, manco a dirlo, ripetutamente chiamati in causa da quelli di Dortmund.

Le squadre entrano negli spogliatoi e ci si avvicina all’avvio delle ostilità, che avviene regolarmente alle 19. Il settore ospiti saluta le squadre con sciarpe, bandiere e qualche torcia, prontamente stigmatizzata dallo speaker dello stadio, il quale ricorda che “nel nostro Paese non è possibile usare pirotecnica, basta pirotecnica tifosi dell’Atalanta!”. Un vera e propria fisima quella dei tedeschi contro torce e fumogeni tanto che verrebbe da chiedersi, scherzosamente s’intende, quale reazione potrebbero avere in una qualsiasi festa patronale del nostro Paese. Forse meglio non provare.

Bella anche la scelta dei supporter di casa, che colorano il proprio settore con una bella cartata gialla, tantissimi bandieroni e una sciarpata. Sicuramente il momento più bello della serata per quanto li riguarda.

 

 

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By Staff di Atalantini.com


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