Prima di Natale la vittoria casalinga in extremis contro l’Empoli, dopo l’Epifania il successo in trasferta contro il Chievo. Due partite diverse, due vittorie diverse. Dal 21 dicembre sembrano essere passati anni-luce, ma in realtà sono meno di tre settimane. È tornato Berisha, Gagliardini ha preso la strada per Milano, sponda Inter.

La partita di Coppa Italia allo Juventus Stadium ha mostrato per circa settanta minuti che i bianconeri sono più forti, ma negli ultimi venti sono stati i nostri a far capire a tutti che, se si molla troppo presto, anche i ricchi possono piangere. L’esperimento di Konko a centrocampo ha mostrato uno spunto che potrebbe essere riproposto in futuro. Ma questa era, appunto, Coppa Italia: qui si torna a parlare di campionato.

Il ritorno in campo dopo la pausa di Natale è sempre stato tradizionalmente piuttosto difficoltoso per i nostri colori, mentre con il Chievo, un avversario rognoso, la Dea ha giocato sul velluto. Come in altre occasioni, ci sorprendono molti aspetti. Togli dalla formazione iniziale giocatori ritenuti perni insostituibili, ed i sostituti riescono a fare anche meglio. Prendi un centravanti che non segna, e che riesce ad essere (ancora una volta) il migliore in campo. Sfido chiunque a sottolineare, a causa di ciò che si è visto in campo, che ieri mancavano i centrocampisti titolari.

Lo abbiamo già letto dappertutto: uno degli aspetti incredibili di questa squadra è che chiunque vada in campo, offre un impatto positivo molto importante. Ciò non accadeva in passato: non solo con in panchina col tanto vituperato Colantuono ma anche, ad esempio, con Delneri. E molti altri prima di loro.

I casi sono due: sotto i campi di Zingonia è stata interrata una potentissima reliquia, oppure Gasperini ha qualcosa di speciale. Ovviamente, optiamo per la seconda ipotesi.

Trentacinque punti alla fine del girone di andata sono davvero tanti. Abbiamo preso a pallonate squadre che negli anni scorsi ci facevano piangere; abbiamo fatto nere alcune delle grandi, abbiamo pareggiato col Milan, abbiamo perso con la Juve quando eravamo al top della forma (il riferimento è ovviamente alla partita di campionato, non a quella di Coppa Italia), e abbiamo perso con la Lazio quando ancora non giocavamo a calcio. È stato un peccato aver perso con l’Udinese, e qui si nota la differenza proprio paragonando quella partita con quella contro il Chievo: se sei superiore, anche in modo schiacciante, ma non segni, il rischio è che si possa perdere. L’altro aspetto è che a Bergamo potrà capitare di vedere avversari fare barricate, quindi vincere in casa potrebbe risultare più difficile (anche con l’Empoli abbiamo sudato molto) che non imporsi in trasferta, dove gli avversari giocano normalmente a viso aperto.

Lazio, Samp, Torino e Cagliari: prima e terza in trasferta, seconda e quarta in casa. Eviteremo di fare tabelle: quelle le lasciamo fare a quelli che sanno di calcio. Ma un punto è certo: se si vuole fare in modo che questa stagione sia indimenticabile fino alla fine, bisognerà fare trentacinque punti anche nel girone di ritorno, quindi servono almeno undici vittorie e due pareggio a fronte di sei sconfitte. Ovviamente siamo sicuri che si possa fare meglio, ma questo dipenderà dall’atteggiamento mentale dei giocatori tutti: le gambe vanno e le giocate si vedono prima degli avversari solo se c’è la testa.

Dovremo anche aspettare la fine del mercato di gennaio, tre settimane circa: vedremo alcune partenze, staremo a vedere se ci saranno arrivi. Sicuramente entreranno più soldi di quanti ne usciranno. Secondo molti non è giusto indebolire la squadra a gennaio, ma se questo indebolimento presuppone un rafforzamento del club (fondi per lo stadio di proprietà), allora ben vengano le vendite oculate (chiaramente non uno smantellamento).

Quindi lunga vita al Tone, e lunga vita bergamasca al Gasp. Dimentichiamo anche la Juve in Coppa Italia, e andiamo a giocarcela con la Lazio.

Goalie