Ciao Giorgio, parlaci un po’ di te!

Ciao a tutti, sono nato ben 40 anni fa a Roma, dove ho vissuto e studiato fino a diciotto anni per poi lasciarla ed iniziare a girare l’Italia per il calcio, per poi fermarmi a Bergamo dove tutt’ora vivo con la mia famiglia e dove ho chiuso la mia carriera calcistica e intrapreso quella nuova da responsabile e preparatore dei portieri del settore giovanile dell’Atalanta.

Quando è nata la passione per il ruolo del portiere?

La mia passione per il ruolo del portiere è iniziata molto presto, nonostante i primi calci al pallone io li abbia dati da difensore centrale, ma già a dodici anni ero in porta!

Dove hai mosso i tuoi primi passi come portiere?

La mia prima esperienza da portiere è stata nelle giovanili della Lazio dove ho giocato fino a diciotto anni, per poi trasferirmi a Carpi dove è stata la mia prima esperienza in un campionato professionistico e subito l’anno dopo mi acquistò l’Inter.

Hai avuto la possibilità di giocare in molte squadre blasonate del nostro campionato, però qual è stata l’esperienza più significativa?

Ho girato tante squadre ma gli anni di Milano sono stati quelli più significativi per la mia carriera, perché mi hanno dato la possibilità di allenarmi con grandi campioni, anche gli ultimi di Bergamo mi hanno regalato grandissime soddisfazioni e la possibilità di chiudere venti anni di calcio giocato nella massima serie.

Finita la carriera da giocatore ti sei spostato dalla parte di chi allena. Sentivi il bisogno di continuare ad avere a che fare con questo ruolo?

Ho appeso i guanti al chiodo ma gli scarpini no…la voglia di allenare e trasmettere la mia esperienza e quello che avevo imparato negli anni era troppo forte e grazie all’Atalanta sono riuscito a metterlo in pratica.

Adesso sei il preparatore del settore giovanile dell’Atalanta. Quanto è importante la crescita di un portiere nelle giovanili? e su cosa è fondamentale lavorare? 

La crescita di un portiere è fondamentale, la mia esperienza mi ha insegnato che avviene solo attraverso sacrifici, serietà e lavoro duro, ed è quello che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. Non c’è un solo aspetto fondamentale, quando hai a che fare con dei ragazzi così giovani tutto è importante, bisogna dargli più conoscenze possibili, detto questo però sono sicuro che l’aspetto tecnico sia quello di maggior importanza, perché se lo ritroveranno per tutta la loro carriera.

Cosa pretendi dai tuoi ragazzi in allenamento e in partita?

Dai miei ragazzi pretendo sempre il massimo sia in allenamento che in partita.

Che consiglio ti senti di dare ai portieri che sono in fase di crescita e che ambiscono a settori giovanili come l’Atalanta per poi spiccare il volo nelle categorie che contano?

Dare consigli non è mai facile, soprattutto con i giovani, penso però che debbano imparare divertendosi e dare il massimo sempre.

Cosa vuol dire per te “essere un portiere”?

Essere un portiere è stata una passione che per me poi è diventato un lavoro, il più bel lavoro che potessi desiderare.

Conoscevi “Il Portiere” prima di questa intervista?

Si, lo conosco molto bene e lo seguo con interesse.

Grazie Giorgio!

Grazie a voi per avermi intervistato e un saluto a tutti gli amici de Il Portiere.

fonte ilportiere.net