Guida alla Fiorentina 2017/18

22-09-2017 09:29 5 C.

Quali ambizioni deve avere la squadra di Pioli, forse la più cambiata della Serie A.

Posizione dello scorso anno: 8°

Chi in più: Giovanni Simeone, Marco Benassi, Vitor Hugo, Jordan Veretout, Nikola Milenkovic, Bruno Gaspar, Valentin Eysseric, Rafik Zekhnini, Martin Graciar, Cristiano Biraghi, Gil Dias, German Pezzella.

 

Chi in meno: Federico Bernardeschi, Matias Vecino, Gonzalo Rodriguez, Borja Valero, Ciprian Tatarusanu, Hrvoje Milic, Josip Ilicic, Cristian Tello, Giuseppe Rossi, Carlos Salcedo.

 

A Firenze si respira un’aria da fine impero. La Fiorentina è ufficialmente in vendita: all’inizio di quest’estate, i Della Valle hanno certificato la loro decisione di disinvestire dal club. Paulo Sousa aveva davvero fiutato l’aria con un anno di anticipo e, con parole e gesti poco incoraggianti, aveva prefigurato una stagione scialba per la sua squadra. Puntuale è arrivato un ottavo posto che sa di sconfitta, alla luce dei 3 quarti posti arrivati sotto la gestione Montella e della quinta piazza ottenuta da Sousa alla fine del suo primo anno in viola.

 

Sousa ha lasciato il posto a Stefano Pioli, un allenatore in cerca di legittimazione dopo essere passato dagli altari dell’Olimpico alle polveri di San Siro. Il vuoto di potere generato da una dirigenza distante è stato colmato da Pantaleo Corvino. Il direttore generale è riuscito a ricavare le risorse finanziarie per gli acquisti direttamente dal mercato, con diverse e dolorose cessioni. L’obiettivo, al di là del rilancio del progetto sportivo, era di abbassare il monte-ingaggi, ridurre il totale alla voce costi e rendere appetibile la società a nuovi compratori. Finora sono stati ricavati 79 milioni di euro complessivi dalle cessioni, in attesa che si concluda la vicenda Kalinic, in uscita verso il Milan a una cifra che ancora non si conosce di preciso ma che dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 milioni.

 

Le mosse di Corvino
È stata quindi un’estate estremamente caotica, i numerosi movimenti in entrata e in uscita hanno cambiato di molto la fisionomia della squadra viola. I profili cercati da Corvino corrispondono grossomodo a due macro-categorie: da un lato ci sono giocatori dotati tecnicamente ma in cerca di riscatto, dopo una o più stagioni al di sotto delle loro possibilità; dall’altro ci sono giovani (in alcuni casi giovanissimi) di belle speranze, investimenti a basso costo e, si spera, alti ritorni.

 

Tra i portieri l’uscita di Tatarusanu, che ha raggiunto Claudio Ranieri a Nantes, ha fatto semplicemente scalare Sportiello e Dragowski avanti di un posto nelle gerarchie. Sportiello nel corso delle stagioni passate all’Atalanta ha dimostrato di valere la categoria e non avrà difficoltà a confermarsi a Firenze.

 

In difesa la Fiorentina ha deciso di non rinnovare il contratto di Gonzalo Rodriguez dopo una militanza quinquennale; il terzino Milic è stato ceduto all’Olympiakos; Diks in prestito al Feyenoord; e a Salcedo non è stato rinnovato il prestito. Tutti questi sono stati sostituiti rispettivamente da: Vitor Hugo, centrale ambidestro proveniente dal Palmeiras; Bruno Gaspar, terzino destro, ma che può giocare anche a sinistra, dal Vitoria Guimarães; il diciannovenne Nikola Milenkovic, promessa del Partizan di Belgrado, che è notoriamente uno dei terreni di caccia privilegiati da Corvino. Infine, negli ultimi giorni prima dell’inizio del campionato, è arrivato in prestito dal Pescara anche il terzino sinistro Biraghi e il centrale argentino Pezzella, ex del Betis Siviglia, proposto anche alla Roma qualche settimana fa.

 

Il centrocampo è il reparto sul quale la Fiorentina ha investito di più, portando il maggior numero di calciatori. I 10 milioni spesi per il capitano del Torino Marco Benassi e i 7 per il francese Veretout sono il secondo e il terzo assegno più alti staccati dalla dirigenza viola finora. I due rilevano l’eredità di Borja Valero e Vecino, venduti in bundle all’Inter. La batteria dei trequartisti, dopo le uscite di Bernardeschi e Ilicic, è stata rimpolpata con il francese Eysseric, ex Nizza; con Gil Dias, proveniente dal campionato portoghese via Monaco; con Rafik Zekhnini, stellina norvegese prelevato al costo irrisorio di 1 milione di euro.

 

In attacco, in vista della cessione di Kalinic, la Fiorentina ha chiuso la trattativa per un obiettivo inseguito sin dall’inizio del mercato, Giovanni Simeone, per il quale la dirigenza ha sborsato 15 milioni. Dietro di lui, o accanto a lui, Kouma Babacar, che è un valido backup o addirittura qualcosa in più: lo scorso anno ha segnato 10 gol in campionato, quasi tutti partendo dalla panchina.

 

Cosa ha detto il precampionato
Pioli, nell’esordio di San Siro contro l’Inter, ha scelto di schierare la sua squadra col 4-3-3, una scelta contraddittoria rispetto a quanto costruito in precampionato, seppur tra mille difficoltà. La Fiorentina ha giocato 6 amichevoli, 2 con avversari della stessa categoria (una sconfitta di misura con lo Sporting Lisbona, una vittoria per 2-0 contro il Wolfsburg), 4 con formazioni professionistiche di rango inferiore (2 vittorie e 2 pareggi). In tutte queste partite Pioli ha scelto il 4-2-3-1 come modulo base intorno al quale iniziare la costruzione della sua squadra. La Fiorentina non è la sua Fiorentina, non si muove in campo come si muovevano la Lazio o l’Inter, ma d’altra parte non poteva essere diversamente: il continuo viavai di giocatori non ha permesso un’assimilazione ed omogenea dei princìpi di gioco. Al di là delle contingenze del periodo, in generale si nota come l’allenatore abbia deciso di non forzare la mano su alcuni concetti, cercando di dare la precedenza ad altri. Restano imperscrutabili i motivi che hanno spinto Pioli a cambiare modulo contro l’Inter, probabilmente per la necessità di contenere i due costruttori di gioco interisti mediante la marcatura delle due mezze ali Veretout e Benassi. È probabile che assisteremo quindi ad un passo indietro nella prossima partita.

 

Da quello che ha fatto vedere in precampionato con il 4-2-3-1, la Fiorentina prova a costruire gioco dal basso utilizzando principalmente quattro uomini: i due centrali e i due mediani. I terzini invece si alternano nella salita, con Olivera a sinistra che è generalmente più offensivo se dal lato opposto è impiegato Tomovic. In questa fase è fondamentale l’apporto del centrale di sinistra Astori, che è sembrato più abituato di Hugo o Milenkovic, nel salire palla al piede quando ha spazio. Astori, ulteriormente responsabilizzato dalla fascia di capitano, ha attitudine nel guardare i compagni in avanti e soprattutto ha il piede per servirli. Da verificare il livello di coinvolgimento di Sportiello nella primissima impostazione: per quanto forte sia tra i pali o nelle uscite alte, ha dimostrato una scarsa precisione del suo gioco lungo.

 

La coppia di centrocampisti che finora ha avuto il maggior minutaggio è quella formata da Cristoforo e Veretout, ma è difficile stabilire, oggi, se i due hanno già guadagnato la credibilità per giocare titolari in campionato.
Veretout ha un fisico compatto, resistente ai corpo a corpo, riesce sempre a frapporsi bene tra palla e avversario, sterzando sul posto e spostando il pallone con entrambi i piedi. Dare palla a Veretout, nella zona calda davanti alla difesa, equivale a metterla in banca. Da lui, però, non ci si può aspettare un output di altissima qualità: la sua distribuzione di passaggi è molto conservativa, gioca quasi sempre lateralmente e a corto raggio.

 

Cristoforo è bravo nel trovare una posizione per ricevere il pallone libero da marcatura, ed è certamente più coraggiosa la sua gestione della palla. A tratti persino troppo coraggiosa, con molti errori di misura o possessi regalati nel tentativo di scavalcare una linea di avversari o di romperla con un laser pass.

 

A Pioli non mancano alternative e ha provato anche Sanchez in coppia con Veretout: il colombiano ha la tipica attitudine del volante sudamericano nel controllare il tempo del gioco (spesso nel rallentarlo), e la sua visione di gioco è impeccabile, ma le perplessità sul suo utilizzo riguardano più che altro la fase di non possesso.

 

La soluzione di questo rompicapo Pioli potrebbe averla ancora in tasca: c’è ancora da valutare l’impiego di Badelj, che è rimasto sì fermo in precampionato per i postumi di un infortunio, ma che è stato reintegrato solo di recente nei quadri viola dopo aver ritirato la richiesta di trasferimento. Ed è ancora incerto come Pioli voglia utilizzare Marco Benassi, il centrocampista che è stato scartato da Mihajlovic proprio perché ritenuto inadatto al ruolo di mediano in un centrocampo a due. Nella sua primissima uscita in maglia viola in amichevole contro il Parma, Benassi, una vita da mezzala nel 4-3-3, è stato provato come esterno destro d’attacco. Salvo poi riportarlo nel suo ruolo naturale, da titolare, a San Siro. Tutte le opzioni su Benassi sono aperte: Pioli potrà tenerlo sulla linea dei trequartisti oppure lo riporterà sulla linea dei due mediani; o virerà definitivamente verso il 4-3-3.

 

La costruzione di gioco della Fiorentina si attua attraverso una lenta risalita del campo passando per il centro, con gli uomini del triangolo di centrocampo posizionati su linee sfalsate. Già questa è un’anomalia per una squadra allenata da Pioli, che solitamente aggiravano la prima linea di pressione dalle fasce per poi convergere in un secondo momento al centro. Probabilmente, oltre alla scarsa disponibilità di esterni bassi tecnicamente dotati, la disponibilità di Eysseric nel muoversi dalla posizione di trequartista centrale incontro alla palla, e provocare così la rotazione dei centrocampisti, rende più immediato questo tipo di progressione. Non è raro però vedere anche il ricorso al lancio lungo, anche se era più che altro ispirato dai tipici movimenti di Kalinic alle spalle della difesa, che Babacar e Simeone esegueno meno.

I trequartisti cercano di stare sempre molto vicini, un’abitudine questa mutuata dalle precedenti esperienze del tecnico. Vale per la zona centrale del campo, ma non è raro trovare le due ali nominali combinare sulla stessa fascia. La Fiorentina cerca quindi principalmente di sfondare in area attraverso le combinazioni nello stretto servendosi della fluidità sulla trequarti. All’interscambiabilità dei ruoli partecipa anche la prima punta, e Simeone dovrebbe trovarsi a suo agio in un gioco a muro in cui è stato impiegato anche a Genova.

 

Il dualismo tra Simeone e Babacar determinerà in gran parte che tipo di squadra la Fiorentina potrà essere. Il set di movimenti che offriva Kalinic era molto vario, ampliando le soluzioni offensive a disposizione della squadra. Babacar è un attaccante più statico, che sembra attivarsi solo quando la palla raggiunge l’ultimo terzo di campo. Il senegalese è comunque in grado di rendersi utile alla sua squadra, con i tagli alle spalle dei difensori e con i movimenti incontro. Soprattutto è un attaccante che vede la porta: Babacar nelle sue stagioni a Firenze ha una media di 0,54 gol ogni 90 minuti giocati, persino superiore ai 0,48 gol/p90 di Kalinic. Di certo l’impiego part-time lo avrà sicuramente aiutato nell’ottenere un simile risultato statistico, ma è comunque indicativo delle sue capacità sotto porta. Il “Cholito” Simeone, invece, è un attaccante adatto soprattutto a squadre reattive. Sa giocare con la squadra e cucire i reparti, in virtù anche del suo passato al Banfield, quando giocava da secondo attaccante in appoggio al centravanti.

 

Dietro la punta, la batteria dei trequartisti è particolarmente folta e l’unico punto fermo del reparto sembra essere Federico Chiesa, paradossalmente eretto a bandiera ed elemento di continuità a diciannove anni e dopo una sola stagione da titolare. Chiesa ha tutto quello che serve per sfondare: è tanto veloce e resistente nelle transizioni, quanto tecnicamente abile negli spazi più stretti durante le fasi d’attacco statiche. Può giocare come esterno sia di destra che di sinistra, ma probabilmente Pioli cercherà di impiegarlo come ala invertita per guadagnare qualcosa dal suo destro esplosivo, caratteristica del suo corredo genetico grazie a papà Enrico.

 

C’è poca chiarezza circa gli uomini che possono tornare utile per completare il reparto, soprattutto perché gli arrivi in sequenza non hanno permesso a Pioli di provare in partita tutti i calciatori messi a sua disposizione. Se guardiamo ai minutaggi nelle amichevoli, quello di Mati Fernandez, rientrato dal prestito al Milan, avrebbe fatto pensare che potesse avere la certezza del posto, ma contro l’Inter non è stato neanche convocato e non sarà un giocatore della Fiorentina ancora a lungo. Per questo attenzione: anche se Saponara ha saltato la “preseason” a causa di un infortunio, una volta ristabilito il posto dietro la punta dovrebbe essere suo.

 

Tutti gli altri, tra ali e trequartisti, sono ancora da valutare: Eysseric ad esempio è uno di quei giocatori formati e in attesa del definitivo salto di qualità, e nella partita d’esordio contro l’Inter è sembrato uno dei più pronti. In passato ha fatto vedere le cose migliori quando era in prestito al Saint-Étienne, dove fu utilizzato principalmente da trequartista centrale, mentre Favre al Nizza nell’ultimo anno lo ha schierato solo sull’ala. Il giovane Zekhnini ha mostrato un buon talento e un’ottima sensibilità in entrambi i piedi, ma è sembrato ancora acerbo per contestare la titolarità a Chiesa sulla sinistra. Gil Dias, ennesima ala a piede invertito che all’occorrenza può giocare anche sul lato opposto, arrivato come un Carneade e subito buttato nella mischia, ha giocato un’ottima partita a San Siro e già si candida per una maglia da titolare anche per la prossima uscita contro il Bologna (oltre a candidarsi per l’etichetta di “Mahrez portoghese”).

 

La fase difensiva della Fiorentina è piuttosto ortodossa, soprattutto se confrontata alla serie di scivolamenti richiesti da Paulo Sousa nella scorsa stagione: ora dal 4-2-3-1 si passa al 4-4-2, attraverso l’arretramento delle ali sulla linea dei mediani e l’allineamento della punta e del trequartista. La Fiorentina, almeno in questa fase, ha preferito rinunciare al pressing ultraoffensivo. Chissà che non lo rivedremo più avanti, quando migliorerà la condizione generale e quando verranno utilizzati giocatori abituati a quel tipo di impiego (Chiesa e Saponara su tutti).

 

La cerniera di centrocampo ha mostrato più di qualche lacuna. Veretout e Cristoforo hanno cercato di migliorare la loro intesa, offrendosi reciproca copertura, ma più d’una volta sono stati presi in mezzo fino troppo facilmente. Con Sanchez in campo la situazione è addirittura peggiorata: il colombiano prende l’avversario come riferimento e si fa trascinare lontano dalla propria zona di competenza. Con porzioni di campo enormi da coprire per il solo Veretout, ecco che la difesa è esposta agli inserimenti e alle verticalizzazioni degli avversari.

 

La linea dei difensori potrebbe subire una rivoluzione da qui a fine mercato. L’unico certo del posto è Davide Astori al centro della difesa e forse Olivera sull’out sinistro. A completare la coppia centrale, nelle prime uscite il giovane Milenkovic aveva dato un’impressione migliore rispetto al più esperto Hugo, salvo poi lasciare il posto a quest’ultimo nella prima a San Siro. Tutto da valutare l’impiego di German Pezzella, che ha qualità fisiche e l’esperienza giusta per essere un buon complemento di Astori.

 

Non è da escludere, ma sembra quantomeno improbabile, l’accentramento di Tomovic: nelle amichevoli il serbo è stato utilizzato solo da terzino destro e per di più il suo primo backup nel ruolo non ha convinto: Gaspar è parso nelle prime uscite un “jack of all trades”, un giocatore utile con fondamentali discreti, ma che non eccelle davvero in niente.

 

Se dovessimo trarre delle conclusioni dalla preseason della Fiorentina e dalla prima di campionato, ad un livello più grossolano potremmo dire che alla Viola manchi ancora qualche tassello per completare la rosa. Ad un livello più fine è chiaro invece che alla Fiorentina manchi soprattutto tempo. Pioli non ha avuto la possibilità materiale di lavorare con la rosa completa e definitiva fin dal primo giorno di ritiro. Arrivi e partenze hanno continuato a susseguirsi fino a poche ore dall’inizio di Inter-Fiorentina. In maniera molto intelligente, Pioli ha spogliato la sua idea di gioco fino a renderla essenziale. Salvo poi cambiare sistema e impiegare giocatori, come Gil Dias e Simeone, che hanno avuto due soli allenamenti con i nuovi compagni. Dopo la prima sosta per gli impegni delle nazionali, con Pioli che avrà la possibilità di lavorare con il mercato finalmente chiuso, probabilmente vedremo il primo bozza della Fiorentina che sarà.

 

Scenario migliore possibile
Quali ambizioni può avere la Fiorentina dopo una simile rivoluzione e con la spada di Damocle di un passaggio di mano della proprietà? In questo momento le due romane, le due milanesi, Juventus e Napoli (in ordine sparso) sono sulla carta tutte più avanti della Fiorentina. Nello scenario migliore possibile, si può immaginare una Fiorentina che possa lottare con l’Atalanta, distratta dall’impegno europeo e indebolita dalle cessioni, per guadagnare almeno una posizione rispetto all’ottavo posto della scorsa stagione. Immaginare uno scivolone delle prime sei citate, oggi come oggi, sembra davvero impossibile.

 

Scenario peggiore possibile
I primi risultati sono pessimi e i tifosi viola perdono la pazienza, anziché concedere ai nuovi giocatori, quasi tutti provenienti da altri campionati, almeno sei mesi di ambientamento. Se i risultati dei primi sei mesi dovessero essere molto negativi, e se l’ambiente dovesse diventare ostile alla squadra, la Fiorentina potrebbe ritrovarsi in posizioni di classifica molto scomode. E una squadra blasonata, abituata a ben altri contesti di classifica, potrebbe avere difficoltà enormi a risalire la china, o solo a restare al di sopra della linea di galleggiamento, come accadde per esempio al Parma qualche anno fa. Per fortuna il caso della Fiorentina è molto diverso da quello del Parma di qualche anno fa, e non c’è alcun parallelo tra le situazioni societarie delle due.

 

Possibile rivelazione
Ha fatto parecchio rumore l’assegnazione della maglia numero “10” a Valentin Eysseric. Un numero che non ha reclamato per sé, come lui stesso (sudatissimo) ha tenuto a precisare nella conferenza stampa di presentazione, ma che veste bene per le sue caratteristiche tecniche. Solo qualche anno fa Eysseric era annoverato tra i migliori Under 20 del campionato francese insieme ad un gruppo di giocatori che hanno avuto, finora, carriere migliori: Ferreira Carrasco, Umtiti, Martial, Jordan Ayew.

 

Eysseric ha un sinistro educato, nelle ultime stagioni passate al Saint-Étienne e al Nizza ha servito diversi assist e segnato alcuni gol, senza mai andare in doppia cifra né con gli uni né con gli altri. Se Pioli riuscisse a sbloccarlo dal punto di vista emotivo e motivazionale, se riuscisse a costruirgli intorno le condizioni tattiche per permettergli di fare bene, la Fiorentina potrebbe ritrovarsi tra le mani un vero e proprio diamante grezzo.

 

Chi prendere al Fantacalcio?
Non si può non consigliare innanzitutto Federico Chiesa, soprattutto se in alcune liste verrà indicato come centrocampista. L’impegno e la trance agonistica che riesce a mettere in campo dovrebbe garantirgli sempre buoni voti, a prescindere dagli eventuali bonus che sicuramente arriveranno.
Nel campo delle scommesse, Eysseric a Saint-Étienne ha segnato qualche gol su calcio di punizione e su rigore. Infine, se vi piace l’azzardo, se avete un ultimo slot da riempire tra gli attaccanti, se indossate occhiali scuri di notte alla guida della vostra Dodge Monaco del ‘74, allora Zekhnini è il vostro uomo.

fonte ultimouomo.com

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By marcodalmen


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