Guida all’Atalanta 2017/18

18-08-2017 08:00 7 C.
Risultati immagini per Guida all’AtalantaLa rivelazione dello scorso campionato è chiamata alla riconferma.

Posizione lo scorso anno: 4°

Chi in più: Timothy Castagne, Robin Gosens, Marten De Roon, Josip Ilicic, Andreas Cornelius, Luca Vido, Matteo Pessina, Riccardo Orsolini, Joao Schmidt, Nicolas Haas, José Luis Palomino.

Chi in meno: Andrea Conti, Franck Kessié, Alberto Paloschi, Bryan Cabezas, Mauricio Pinilla, Ervin Zukanovic, Anthony Mounier.

Da che stagione viene
Alla vigilia della passata stagione nessuno avrebbe scommesso su un piazzamento europeo dell’Atalanta, men che mai su un quarto posto. Dal 2011, anno dell’ultima promozione in serie A, la “Dea” aveva ottenuto come miglior posizione in classifica l’undicesimo posto nella stagione 2013-14 con Stefano Colantuono in panchina. Quando la dirigenza ha scelto Gasperini la scommessa pareva troppo azzardata: un allenatore affascinante, dall’identità tattica forte, che però aveva fallito su panchine diverse da quella del Genoa.

La squadra che gli era stata messa a disposizione non giustificava grandi entusiasmi. Il più grande sacrificio della dirigenza è stato quello di riportare in Italia Alberto Paloschi. Per il resto: aveva acquistato Zukanovic dalla Roma e Spinazzola in prestito biennale dalla Juventus. Gli altri nuovi giocatori erano giovani richiamati dai prestiti: Caldara, Kessiè e Petagna. Ben più dolorose, sulla carta, le cessioni. Il fulcro della difesa, Paletta, era tornato al Milan al Milan, l’ottima stagione di De Roon veniva monetizzata con un trasferimento al Middlesbrough. Con la cessione di Cigarini alla Sampdoria l’Atalanta aveva perso due terzi del centrocampo titolare.

Tutte queste premesse lasciavano immaginare, al massimo, una salvezza tranquilla. Nulla lasciava sospettare come sarebbe andata a finire. Meno che mai dopo l’avvio di campionato, dove la “Dea” ha perso 4 delle prime 5 partite, subendo 11 reti.

Poi Gasperini ha deciso di fare all-in. Ha deciso di affidarsi per lo più ai giovani e ai giocatori più funzionali al suo calcio peculiare: tolti dall’undici titolare i più anziani Raimondi, Carmona e Dramè, oltre al colpo dell’estate Paloschi, hanno fatto il loro ingresso i giovani Caldara, Gagliardini, Spinazzola, Conti e Petagna, oltre a Kessiè, già titolare dalla prima giornata. Da quel momento si è costruita una stagione storica, impensabile, che è riuscita a superare il quinto posto della stagione 1947-48, quando l’Atalanta si era concessa il lusso di battere anche il Grande Torino.

Il risultato ha avuto il merito, fra le altre cose, di rinverdire la tradizione dell’Atalanta come club d’eccellenza nella formazione e il lancio di giovani calciatori. Con i suoi 5 milioni e mezzo di euro annui, la “Dea” è tra le società italiane che investono di più nel settore giovanile in proporzione al fatturato.
Le esplosioni di Caldara, Conti e Gagliardini e il successo degli investimenti fatti sui giovanissimi Kessiè e Petagna, sono state però frutto soprattutto del lavoro di Gasperini. Non solo del coraggio che ha avuto nel concedere piena fiducia a tanti ragazzi alla prima esperienza in Serie A, ma anche del suo sistema di gioco estremamente efficace.

Il sistema Gasperini
L’Atalanta di Gasperini presenta caratteristiche profondamente riconoscibili in ogni fase di gioco. Dopo le prime 5 partite, i bergamaschi hanno subito appena 30 reti nelle 33 rimanenti gare, di cui ben 7 nella disgraziata partita di ritorno contro l’Inter, a San Siro. La partita contro la squadra di Pioli ha scoperto la fragilità dei meccanismi difensivi atalantini, retti su un dispendio di energie e applicazione difficilmente sempre sostenibili nell’arco di una stagione.

In fase di non possesso l’Atalanta applica un rigido sistema di marcature a uomo combinato a un pressing intenso. Uno dei punti cardine del sistema è la ricerca di una protezione arretrata attraverso la superiorità numerica: per ottenerla l’Atalanta libera un avversario dalla marcatura in un’altra zona del campo e, andando in pressing costante, mette in moto una serie di scalate il cui successo dipende dalla loro puntualità, temporale e spaziale. A partire dalla mappa delle marcature, l’intero sistema difensivo è centrato sulle scalate e scommette sulla loro precisione per togliere in maniera asfissiante tempo e spazio agli avversari. Giocare costantemente sulle linee di anticipo comporta grossi rischi che, però, al netto di qualche crollo (come, appunto, i 7 gol subiti contro l’Inter), hanno pagato dividendi molto alti.

Il ricorso alle marcature a uomo rende la disposizione in campo, almeno in fase di non possesso, mutevole e dipendente dallo schieramento avversario. Partendo dal 3-4-3, l’Atalanta transita in maniera fluida a una difesa a 4 con una versione moderna e aggiornata del libero, a un centrocampo a 3 con vertice alto o basso. È quindi necessario che i giocatori siano capaci di occupare più zone di campo e di interpretare diversi compiti. In quest’ottica, la versatilità degli esterni Conti e Spinazzola è stata importante per Gasperini che ha trovato in Kurtic la regina della sua scacchiera tattica, capace, partendo da punta di destra, di muoversi in ogni direzione e di occupare il ruolo di mezzala o di trequartista, ridisegnando senza soluzione di continuità il centrocampo.

Anche la fase offensiva della Dea presenta caratteristiche peculiari. Per dire, l’Atalanta è stata la squadra di Serie A che, percentualmente, ha sviluppato meno gioco d’attacco nella fascia centrale del campo. La manovra dell’Atalanta cerca sempre di progredire attraverso la ricerca di superiorità numerica e posizionale sull’esterno, col lavoro delle catene laterali. Il cross è quindi la rifinitura più comune.

Si riparte dal Papu
Oltre alle soluzioni dall’esterno, le fortune offensive della squadra si sono avvalse di una notevole efficacia nelle situazioni di strategia e dell’estro del Papu Gomez. Il contributo di Gomez al gioco d’attacco della “Dea” va al di là dei numeri, notevolissimi, raggiunti la passata stagione, in cui il Papu ha realizzato 16 reti e messo a referto 10 assist. L’argentino offre fantasia e imprevedibilità a una squadra intensa e arrembante ed è, quindi, il calciatore meno sostituibile del sistema.

Proprio per questo la dirigenza ha fatto uno sforzo enorme per rinnovare il suo contratto, passato da 800000 euro a circa 2 milioni con scadenza 2022. Cifre enormi per una società come l’Atalanta, tanto che il presidente Percassi ha definito il rinnovo del Papu l’investimento più importante della storia del club, e che testimoniano le rinnovate ambizioni del club bergamasco.

Ceduto Gagliardini già a gennaio senza subire alcun contraccolpo tecnico, e strappato il prestito di Caldara già venduto alla Juventus, le partenze dei giovani in rampa di lancio Conti e Kessiè erano quasi inevitabili e in linea con la politica societaria, ma il resto della campagna acquisti, assieme allo sforzo fatto per il Papu Gomez, mostrano come l’Atalanta voglia provare a rimanere più in alto possibile.

La presenza in panchina di un allenatore dai princìpi di gioco non negoziabili come Gasperini è garanzia di continuità tattica. L’Atalanta che vedremo nel 2017-18 sarà una squadra che, almeno nelle intenzioni, vorrà riproporre in campo quanto già visto nella passata stagione. La riuscita di questo progetto dipenderà per lo più dalla qualità dei suoi interpreti.

La nuova Atalanta
Il reparto difensivo è rimasto invariato nei 3 centrali titolari e ha sostituito la prima riserva, Zukanovic, con Josè Luis Palomino, imponente difensore argentino preso per 4 milioni di euro dai bulgari del Ludogorec. Palomino è un mancino naturale, con discreta capacità di giocare il pallone, dote fondamentale per poter giocare da terzo centrale nel sistema Gasperini. Oltre che come centrale di sinistra, nelle amichevoli estive è stato impiegato come libero al posto di Caldara, consentendo così a Masiello di non cambiare la sua posizione in campo. In difesa occhio anche al classe 1999 Alessandro Bastoni, all’Atalanta dall’età di sette anni, pronto a prendere il posto di Mattia Caldara e già nel mirino dell’Inter.

Completa il reparto il ventunenne Gianluca Mancini, ex del vivaio della Fiorentina e proveniente dal Perugia. Tra i pali sono stati confermati l’albanese Berisha, reduce da un’ottima stagione, e la riserva Gollini, preso a gennaio dall’Aston Villa per sostituire il partente Sportiello.
Sulla fascia sinistra l’Atalanta vorrebbe resistere alla richiesta della Juventus di far tornare a Torino Spinazzola un anno prima del previsto. Non dovesse riuscirci sembra pronto ad arrivare dal Genoa l’uruguaiano Laxalt, già allenato per mezza stagione da Gasperini al Genoa e ottimo interprete del 3-4-3 di Juric, che presenta parecchie similitudini con quello del tecnico atalantino. Sarebbe pertanto un giocatore già pronto ad inserirsi nel sistema Gasperini.

La riserva nel ruolo sarà Robin Gosens, ventiduenne preso dagli olandesi dell’Heracles Almelo per poco meno di un milione. Il passato da mezzala di Gosens è visibile nella qualità del suo piede sinistro, ottimo anche sul lungo. È un laterale che più di Spinazzola ama associarsi sfruttando la buona tecnica di base, ma che ha meno corsa ed esplosività, oltre a qualche problema in fase difensiva.

A destra c’era da affrontare la sostituzione di Andrea Conti, infaticabile sulla fascia e lo scorso anno importante anche sotto porta, autore di ben 8 gol (attaccando il lato debole) e di 5 assist. Già la passata stagione il ruolo è stato occupato talvolta dall’olandese Hateboer, ma il titolare sembra dover essere il belga Timothy Castagne, nazionale Under 21, classe 1995.

Castagne, abituato a giocare come terzino in una difesa 4, ha caratteristiche simili a quelle di Conti: è un giocatore di grande corsa, più bravo ad offendere che a difendere e che interpreta il ruolo alla maniera tradizionale dei terzini fluidificanti, muovendosi sul binario esterno per andare al cross. Le doti realizzative del belga non sembrano spiccate come quelle del neo-milanista, che però erano state esaltate dal sistema Gasperini. La qualità e le caratteristiche di Castagne potrebbero consentire una sostituzione non traumatica di Andrea Conti.

La fisicità di Kessié aveva sopperito, nella seconda metà della stagione, alla partenza di Gagliardini. La sua cessione lascia quindi un vuoto di intensità che Cristante non avrebbe potuto colmare per un’intera stagione, e che è necessaria al sistema Gasperini.
Per questo la società ha scelto di far tornare Marten De Roon – dopo un anno passato da titolare nel Middlesbrough – con un investimento importante, che complessivamente arriva a 15 milioni. L’olandese è un giocatore perfettamente integrabile nel sistema Gasperini e capace di portare pressione in fase di non possesso e di dare intensità al recupero del pallone dell’Atalanta.

Sempre a centrocampo, Remo Freuler si è imposto nella seconda parte della passata stagione con 5 gol e 4 assist ed è ormai una certezza. Dal São Paulo è arrivato a parametro zero il regista João Schmidt, mancino di buona tecnica, soprattutto sul lungo, che però appare troppo lento e compassato per potere occupare un ruolo di protagonista nel centrocampo di una squadra di Gasperini. A completare il reparto ci sono i giovani Melegoni, classe 1999, altro prodotto del vivaio, e l’Under 20 Pessina, arrivato a Bergamo nell’affare Kessié.

Le scommesse più intriganti sono però concentrate in attacco, e in particolare su Josip Ilicic. Il talento dello sloveno è fuori discussione, così come la sua incostanza. Nel 3-4-3 di base proposto da Gasperini, Ilicic sembrerebbe perfetto per giocare come punta di destra, sfruttando le tracce interne per utilizzare il suo mancino. In realtà, la flessibilità richiesta dal sistema di gioco assegna proprio alla teorica punta di destra – Kurtic la passata stagione – buona parte delle responsabilità nel transitare fluidamente da uno schieramento a un altro, variando la propria posizione.
Se Ilicic, che ha nelle sue corde queste capacità, riuscirà a interpretare bene i compiti assegnati, potrebbe trovare un posto da titolare e innalzare la qualità dell’attacco dell’Atalanta. In caso contrario dovrebbe accontentarsi di un ruolo di riserva di lusso del “Papu” Gomez.

Altrettanto affascinante è l’arrivo in prestito biennale dalla Juventus di Riccardo Orsolini, anche lui mancino più a suo agio quando può partire da destra. Per Orsolini si prospetta un impiego a partita in corsa per dare qualità e tiro all’attacco nerazzurro.

Come sostituto di Petagna, invece, è stato scelto il Nazionale danese Andreas Cornelius, centravanti ventiquattrenne di 193 cm. Il danese ricorda Andrea Petagna per la sua capacità di proteggere il pallone, far risalire la squadra e lavorare duro per i compagni. Tutte caratteristiche fondamentali per il centravanti di Gasperini e che Alberto Paloschi (ceduto in prestito alla Spal) non possedeva.
La rosa degli attaccanti è completata dalla mezzala-trequartista Nicolas Haas, ventenne svizzero giunto a parametro zero dal Lucerna e dal nazionale U-20, Luca Vido, proprietà Milan che la passata stagione ha realizzato 4 gol in 12 partite al Cittadella in serie B.

Quali prospettive
La continuità tattica di Gasperini è fuori discussione e l’intenzione della dirigenza sembra essere quella di confermarsi ad alto livello. Se il quarto posto ottenuto clamorosamente la passata stagione, che garantirebbe l’accesso diretto in Champions League, resta comunque un sogno difficile da realizzare, non è comunque impensabile un campionato a ridosso delle prime quattro.

Pur considerando lo splendido campionato di Andrea Conti, la sua sostituzione non appare impossibile, visto il ruolo e le buone qualità che il neo-acquisto Castagne lascia intravedere. Più complessa è la sostituzione di Kessié, anche perché il reparto di centrocampo era già stato privato a gennaio di Gagliardini. De Roon è un perfetto giocatore di sistema, ma se il suo contributo nel recupero palla è fuori discussione, le doti di percussione e inserimento dell’ivoriano, preziose per le fortune offensive della squadra, saranno difficilmente colmate dal centrocampista olandese. Per questo saranno ancora più importanti le stagioni di Freuler e Cristante. Oltre che la buona riuscita delle scommesse offensive, Ilicic e Orsolini.

L’allargamento della rosa sembra indicare la volontà di affrontare con serietà l’avventura in Europa League. Nella stagione 1987-88 l’Atalanta, allora in serie B, giunse a un passo dalla finale di Coppa delle Coppe, interrompendo il cammino solo in semifinale contro i belgi del Malines. Chissà che non siano pronti a vivere un’altra stagione eccezionale, chissà che l’eccezionalità non diventi presto la normalità per l’Atalanta che, tra le altre cose, è anche diventata la quarta società calcistica di Serie A a possedere lo stadio in cui gioca.

Scenario migliore possibile
De Roon e Castagne non fanno rimpiangere Kessié e Conti. Ilicic gioca la migliore stagione della carriera, il Papu continua a fare magie e un paio tra i giovani provenienti dal vivaio e quelli acquistati esplodono. Al contempo alcune delle grandi tra Roma, Milan e Inter non carburano e l’Atalanta si ritrova a combattere per un posto in Champions League, mentre in Europa viene eliminata in semifinale da una big continentale.

Scenario peggiore possibile
Nello scenario peggiore, invece, il Papu ha una stagione a livelli inferiori a quelli dell’anno scorso, la squadra non riesce esprimere la medesima intensità ed applicazione dopo un anno passato spingendo il pedale dell’acceleratore a tavoletta e i nuovi acquisti si rivelano nel complesso inadeguati. L’Atalanta ha quindi una stagione anonima al centro della classifica.

Giocatore da prendere al Fantacalcio
Mattia Caldara. Facile: la giovane età gli permette di avere comunque una buona stampa e i 7 gol segnati la scorsa stagione sugli sviluppi dei calci piazzati non sono casuali, ma frutto delle sue doti di tempismo aereo.

Giocatore rivelazione
Degli acquisti estivi il più pronto sembra Timothy Castagne, unico dei neo-arrivati a essere impiegato con continuità tra i titolari. Veloce e resistente, dotato di discreta tecnica, è un classico terzino di spinta che si muove sul binario di fascia. Abituato a giocare in una difesa a 4 non dovrebbe avere grossi problemi a giocare da esterno nel 3-4-3 di Gasperini. L’eredità di Andrea Conti sembra essere in buone mani.

fonte ultimouomo.it

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By marcodalmen


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