La Dea e la Bestia

02-02-2018 04:44 11 C.

John Mugabi era nato in Uganda, cominciando a boxare per fame. Nel primo match aveva preso un sacco di botte ma volle proseguire. Analfabeta e povero, passava gran parte delle giornate in palestra. Il resto lo trascorreva in strada, mettendosi spesso nei guai. La sua specialità era quella di scavalcare le finestre ed entrare a rubare nelle case dei bianchi. Si era presentato alla leva della nazionale per i Giochi di Mosca indossando cenci sporchi e a piedi nudi. Quello che cercava era cibo, non la gloria. Trovò entrambe.
Prima l’argento alle Olimpiadi poi il passaggio al professionismo in Inghilterra, pochi soldi e tante botte.
Ben presto il manager inglese gli aveva anche trovato il nome d’arte da regalare al suo protetto suggerito da un’amico che aveva visto John boxare. Detto, fatto. Era nato “The Beast”, la bestia
Perchè Mugabi sul palco era qualcosa di naturale, istintivo, puro, bello. Occhi attenti, muscoli compatti, bicipiti esplosivi.
Uno dopo l’altro aveva travolto i vari avversari che il promoter gli metteva davanti riuscendo infine a guadagnarsi il titolo di sfidante per il campionato del mondo dei pesi medi dopo un record immacolato di 26 incontri e 0 sconfitte. Tutti KO.

Soltanto che il trono all’epoca era appannaggio di un talento mostruoso, l’americano Marvin Hagler, “The Marvelous”. Di colore anche lui ma nato e cresciuto in un contesto totalmente diverso e soprattutto, dotato di un’arte sopraffina sopra un fisico da Dio greco.

Quelli tra i nostri lettori che avranno superato gli “anta” si ricorderanno molto bene quell’incontro del marzo 1986, uno dei piu’ belli e violenti dell’epoca moderna della boxe, una battaglia epica a chi picchia più duro arrivando a trascurare in alcuni momenti ogni tipo di difesa. Un match intenso, duro, spietato con dei medi a picchiarsi come pesi massimi, con la velocità dei welter.

Sotto il video della sintesi tra cui la sesta ripresa, forse la piu’ bella di sempre nella boxe, con il grande telecronista Rino Tommasi che arranca aggrappandosi al microfono per tenere testa nella descrizione di tutti i colpi messi a segno.

Hagler vince ma la violenza dell’incontro segnera’ la carriera successiva di entrambi. Mugabi non sarà piu’ quello di prima e Hagler perdera’ il titolo nell’incontro successivo ad opera di Ray Sugar Leonard. Il colmo è che, dopo una parentesi di 2 anni, Mugabi tornera’ a boxare nei medi leggeri diventando campione del mondo quasi casualmente per un infortunio alla caviglia del detentore, tal Jacquot, francese.

L’Atalanta attuale, dall’avvento di Gasperini, mi ricorda molto da vicino “La Bestia” Mugabi. Come sia possibile un paragone tra una squadra e un singolo sportivo è presto detto:

Noi proveniamo da un contesto avulso, esterno al giro degli squadroni nazionali e dai loro potentati socioeconomici e sportivi. Cosi’ come Mugabi rappresentiamo la sfida ai grandi con risorse limitate e con background molto piu’ circoscritti rispetto ai nostri “competitors”.
Ma ciò che piu’ ci avvicina al pugile ugandese è la fierezza con la quale disputiamo gli incontri, la bellezza e la naturalezza con cui esprimiamo il nostro gioco e, soprattutto, la volontà ed il coraggio di non darci mai per vinti rispondendo colpo su colpo a chi non dovremmo nemmeno essere in grado di scalfire, anche quando sembriamo sul punto di soccombere.

Mugabi da quell’incontro usci’ sconfitto ma divenne popolarissimo per come interpretava la boxe.
Io non so se l’Atalanta vincera’ mai qualcosa ma il seguito, il rispetto e la simpatia che la stanno accompagnando, anche fuori dall’ambito dei suoi tifosi, la coerenza tra il suo gioco e lo spirito bergamasco è qualcosa che deve renderci orgogliosi ed è un sentimento che durerà piu’ della squadra stessa, che va oltre il risultato sul campo e che verrà ricordato tra decenni, proprio come lui, la “Bestia” venuta dal niente.

Calep

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By Staff di Atalantini.com


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