La nota stonata

16-09-2017 04:44 138 C.

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Atalanta – Everton, 14 Settembre 2017

Non potevo non esserci per chi, come me, vive l’Atalanta con passione, non come un hobby o un semplice passatempo della Domenica.

Giorno dopo giorno, l’Atalanta fa parte della mia vita come della vostra, è il minimo comune multiplo del bergamasco.

L’Atalanta è quella cosa che quando non hai certezze nella vita, magari sei senza lavoro, o senza amore, o in crisi con gli amici, ecco…l’Atalanta c’è sempre. E’ una costante che ci accompagna, e noi lo facciamo con lei, come abbiamo dimostrato in questo esordio di Europa League.

Dodicimila bergamaschi e due curve colme di colore a cantare per i nostri beniamini. I gol sono anche nostri perchè anche la tribuna est, è stata un continuo cantare e sventolio di bandiere e sciarpe…ecco come sogno il nuovo stadio di Bergamo. Ogni settore con tifo caloroso, e speriamo che chi è abituato alla Creberg, che ora non è più Creberg, abbia capito ieri cosa voglia dire farsi trasportare nel tifo sano e passionale che può cambiare le sorti delle partite.

Noi Atalantini ci sentiamo diversi da quello che è il tifoso medio italiano.  Il risultato conta , ma il giusto. Così come il giusto conta avere i campioni in squadra. A Bergamo si deve sudare la maglia più che in ogni altra piazza, perchè giocare per l’Atalanta significa giocare per noi. Significa incarnare il nostro spirito, essere le nostre gambe e la nostra voglia di fare grande la nostra squadra.

Ecco perchè non ci appartengono l’antisportività che invece caratterizza tifosi di altre squadre inferiori quali Juve, Milan o Inter. Loro che pur di vincere preferiscono rubare, loro che anche dinanzi alla morte com’è capitato in passato non conoscono cos’è il rispetto dell’avversario.

 

E così l’Atalanta è in Europa League, tra le grandi. Ma grande è la squadra e grandi devono essere i tifosi.

Sdoganare l’essere bergamasco vuol dire anche sdoganare la propria città, il proprio modo d’essere e far si che gli altri ci vedano per ciò che siamo.

E il popolo bergamasco atalantino è un popolo sportivo, un popolo che prima di tutto viene il valore che tramanda quel pallone che rotola da decenni sul nostro prato verde. Il popolo atalantino non si chiede di che colore è la pelle, o che lingua si parli, contano il sudore e l’umiltà.

I campioni li sappiamo riconoscere e rispettare, perchè le grandi squadre, quelle vere, fanno così.

E nella sinfonia dell’Europa io ho un grande sogno : che il tifo atalantino sia d’esempio sotto ogni punto di vista. Il coro, il calore, il far tremare le gambe agli avversari, ma anche il saperli rispettare, sempre e comunque.

rooney

Tutti, e sfido chiunque a dire il contrario, non vedevano l’ora di incontrare l’Everton, una squadra che ha nel suo palmares coppe europee e campionati inglesi, non l’ultima arrivata. E Tra loro c’è lui…Rooney. Uno di quelli che alla playstation lo sceglievi perchè lui è Rooney, lui è il calcio, lui è davvero uno degli idoli che nonostante la mia atalantinità mi ha sempre affascinato. Ci sono gli idoli incontrastati che chi più chi meno, appassionano la gente di tutto il mondo. Lo è stato Maradona, lo è stato Del Piero, e poi Totti, Gascoigne, Cantona, Ronaldo, Messi e compagnia cantante. 

Ecco…Rooney è per me uno di quelle icone incontrastate che averlo di fronte da avversario mi fa comunque pensare a quanto io ami il calcio.

La conferma è nei pochi palloni toccati dal figliol prodigo di Liverpool. Quel pallonetto tentato a Berisha mi ha fatto insieme sospirare di sollievo e incantare, tanto è stata la facilità con cui è arrivato al tiro.

Eppure…eppure, sul 3-0 per noi, con un campione che forse mai rivedremo in campo dal vivo se non chi potrà andare al ritorno a Liverpool, al momento della sostituzione ha subito migliaia e migliaia di fischi assordanti che hanno fatto male al mio modo di intendere il calcio.

Io no, io ero in piedi ad applaudire un campione immenso. ma in un concerto di fischi il mio battito di mani è apparso come una nota stonata.

Finisce la partita, e dietro ad una felicità incontenibile per ciò che la nostra Atalanta aveva appena compiuto, c’era un velo di rammarico, acutizzato dagli inglesi.  Si perchè un attimo dopo aver assistito al loro capitano coperto di fischi all’uscita, gli inglesi del calcio che piace a me, applaudivano la nostra squadra che aveva appena surclassato la loro.

Respect!

Ecco che il mio sogno, appena iniziato, ha una speranza…

L’Atalanta ha iniziato il suo concerto e noi, strumenti di un’orchestra ancora da accordare alla perfezione, dobbiamo provare e riprovare, fino a che non ci saranno stonature.

Viva il Calcio, viva il fubal.

Viva l’Atalanta!

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