La sberla

15-03-2017 04:44 22 C.

Scrivere dopo un cappottone come quello rifilatoci dall’Inter a San Siro non è cosa semplicissima. Non siamo certo noi tifosi a dover trovare una spiegazione: compito del Gasp e del suo staff tecnico. Possiamo giocare a fare quelli che di calcio capiscono e ne scrivono come tanti altri, esattamente come se ne parla al bar sotto. Perché solo chi lavora con la squadra tutti i giorni può avere un’idea delle ragioni per cui a Milano sia andata come tutti sappiamo (e ci ricorderemo per un bel po’ di tempo).

L’Inter ha giocato una grande partita: velocità, muscoli, tecnica e cuore. Ci sono stati superiori: ci hanno sezionato in modo quasi chirurgico. Sul quattro a zero non si sono fermati, ma hanno continuato a fare la partita, e per questo li ammiro.
So che molte persone non saranno d’accordo su questo aspetto ma, a mio personale parere, lo sport è anche avere il coraggio di accettare di essere presi a sberle dall’avversario. Trovo meno sportivo togliere il piede dall’acceleratore quando il risultato è acquisito e sicuro in cassaforte per cui accetto, personalmente, questo risultato. E aggiungo altro: ci sta che un tifoso si senta appagato da un quattro a zero gestito con sicurezza, ma chi è in campo deve continuare a giocare come se si fosse ancora sullo zero a zero.

Come sia andata ce lo ricordiamo: una buona partenza, un buon inizio, con alcune percussioni in area interista ed un’azione in cui si sono ravvisati gli estremi per un rigore (ma l’arbitro non è stato della stessa opinione, pazienza). Poi tanta, tanta, tanta Inter. Nell’uno contro uno, in una partita vibrante, intensa, quasi da calcio inglese, ci hanno messo sotto e lì ci hanno tenuto: quindi loro forti, più di noi. Questo dice anche il risultato finale.

Ma noi? Noi abbiamo fatto pressing, ma non bene come altre volte. Ci siamo allungati e ci hanno tagliato a fette. Il mio personale parere è che il nostro pressing, e parlo soprattutto di Gomez e Petagna, sia stato meno efficace rispetto ad altre volte, con il resto della squadra un po’ troppo lenta a chiudere le cerniere sulle linee di gioco: anziché mettere pressione sugli avversari l’abbiamo subita, la pressione. E con la cifra tecnica degli avversari, non c’è stata partita.
È anche vero che abbiamo preso tre reti su palla ferma, e sotto questo aspetto è ovvio che il discorso della pressione non è adeguato ma, se la nostra pressione fosse arrivata nel modo giusto nei secondi precedenti, forse quel corner, quel rigore e quella punizione non sarebbero arrivati. Ma il gioco dei se vale, appunto, solo al bar.

Torniamo a noi: i nostri sono fisicamente stanchi? Se così fosse sarebbe un ostacolo, perché la condizione fisica non si ritrova in una settimana: ma c’è un team di esperti che, se riscontreranno questo problema, quantomeno cercheranno di metterci una pezza.

È vero che il prossimo avversario che si presenterà a Bergamo, il Pescara di Zeman, difficilmente potrà mettere in campo un potenziale tecnico simile a quello interista, e questo è un dato per noi positivo. È pur vero, però, che il calcio voluto dal tecnico ceco ha caratteristiche che in certe condizioni possono creare problemi all’avversario: e Zeman sta lavorando col Pescara da circa un mese, non da due giorni.

Personalmente non credo che questo incontro riserverà sorprese ma, nella malaugurata ipotesi che anche il Pescara riesca a sotterrarci, non cambierà il mio giudizio positivo sulla stagione in corso.

Ovviamente mi auguro una vittoria, magari larga, per rinfrancare lo spirito dei tifosi nerazzurri che mai si sarebbero aspettati una sconfitta di tali proporzioni a San Siro; dovrebbe rientrare Masiello in linea difensiva, mentre Kurtić, squalificato, non sarà in campo. Ammesso che Gasp non decida di mischiare le carte in campo.

Questo gruppo, anche nella malaugurata ipotesi in cui nelle ultime dieci giornate di campionato la squadra dovesse crollare, per cinque mesi non solo ha fatto benissimo, ma ci ha regalato un sogno: ci ha fatto sentire protagonisti. Per mesi i canali televisivi hanno messo i nostri colori al centro dell’attenzione generale rendendo noi, bergamaschi a volte un po’ orsi, orgogliosi di queste attenzioni. Alcune testate giornalistiche hanno deciso (anche per questioni di fatturato) di aumentare le pagine dedicate all’Atalanta, perché la visione del Gasp e l’impegno dei suoi ragazzi hanno risvegliato non solo l’orgoglio di chi ama i nostri colori, ma anche la curiosità e l’interesse di molte persone che magari tifano per altri colori. Ricordiamocelo tutti.

Ed ora avanti, testa al Pescara.

 

BY GOALIE

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By Staff di Atalantini.com


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