La Storia e il Destino

26-02-2018 10:20 13 C.

Ci sono notti che hanno un profumo intenso, notti che hanno una fragranza delicata e notti che profumano di nulla.
Diciotto ore di automobile. Un paio, o forse tre, a dormire in un motel fra Milano e Torino. Poi dritto fino a Villava. Questo è stato il mio “dopo” eliminazione dalla coppa europa.
Charo è una donna fantastica. Lotta con eleganza contro la malinconia e contro un destino che non le ha voluto molto bene.
Le ho portato un mazzo di fiori che ho comprato in piazza a Reggio Emilia. Era presto per entrare allo stadio ed ho pensato a lei.
Ho pensato a Xavi e Pablo, che non ho portato con me a vedere la partita con la scusa della scuola. Ma forse non l’ho fatto solo per non volergli mostrare che l’avversario più difficile da battere non è il più forte, ma è il destino.
Ci sono notti che profumano di nulla.
Ne sono passate due dall’eliminazione. E anche questa profuma di nulla.
Charo si è addormentata sul divano. I ragazzi sono a letto. Sono stato loro ospite per cena. Mi sarei anche fermato a dormire. Ma di dormire non mi riesce. E Charo domattina fa il primo turno al supermercato.
El Tio sicuramente non sta dormendo a quest’ora.
S’addormenta sul divano dopo cena. Poi si sveglia verso la mezzanotte e rimane solo con sé stesso. L’insonnia è il primo amico, o il primo nemico, della vecchiaia.
Arrivo alla sua cascina che il buio è intenso. Non ci sono stelle là in alto e il profilo dei Pirenei non si scorge, se non agli occhi di chi lo conosce.

“Sono due notti che t’aspetto.”

“Non ce la facevo a condividere il dispiacere.”

Ha la pipa in bocca, le mani in tasca ed è seduto sullo sgabello fuori dalla porta di casa. La berretta di lana. Due gradi sotto lo zero. Il cane sdraiato vicino ai piedi.

“Poi ti torna la polmonite.”

“La polmonite non la porta il freddo, ma gli anni.”

“Tio, ne dici di stronzate, quando t’impegni.”

“Arriverai alla mia età, poi deciderai tu se sono stronzate.”

“Io, comunque, il Calvados lo bevo dentro al caldo. Tu e il tuo cane fate quello che volete.”

Mi sono portato una bottiglia di Calvados che avevo acquistato dalle parti di Beuvron-en Auge il mese scorso. So che gli piace. El Tio sa bere bene.

“Ti è passata?”

“Credo non passerà mai.”

“Non ti voglio illudere. E’ proprio così.”

“Mi domando il perché. Perché me lo sentissi dentro che sarebbe finita così. Applausi. Testa alta. Meritando di vincere. Invece a casa. Come trent’anni fa.”

Mi sono buttato sul divano. El Tio, di spalle, sta riempiendo i due bicchieri. Il cane è salito sul divano con me.

“L’avversario da battere non era il Borussia. Era il destino.”

El Tio assaggia per primo il Calvados.

“Il Borussia era solo una maglia dentro il campo. Niente più.”

“Cioè?”

“Hai impiegato quasi metà della tua vita per diventare adulto. Vuoi dare il tempo anche all’Atalanta per farlo?”

Fingevo di capire. Ma a volte El Tio non riesco a seguirlo, perché la metà dei suoi pensieri gli resta dentro la testa e ti concede solo la parte finale.

“Ci sono due cosa da cambiare, per diventare grandi. La storia e il destino.”

Ha spostato la sedia davanti a me. E si è seduto sopra, al contrario. Guardandomi negli occhi.
Non ricordo l’ultima volta che El Tio mi ha guardato negli occhi.

“Vanno cambiati. Uno dopo l’altro. Prima la storia e poi il destino.”

“Ma la storia l’abbiamo già cambiata. Non siamo più la cenerentola che a volte stupisce. Ora chi ci conosce ci teme. E più i nostri avversari sono forti, più ci temono.”

Il Calvados è di ottima qualità. Color rosso mogano. Gusto di legno di quercia e il sapore remoto delle mele.

“Ed ora bisogna cambiare il destino.”

“Quello di essere belli, amati, applauditi, di meritare, ma di uscire?”

“Esatto. Il destino è il più difficile da cambiare. Da battere. Ma ci siete andati vicini. Molto vicini. Bastavano ancora solo sette minuti.”

“Già.”

Sette minuti.
Il tempo che ci impiego a bere la coppa di Calvados.
Dormo da lui stanotte.
Sul divano. Con il cane.
E riesco ad addormentarmi facilmente, adesso.
Forse perché sono stanco.
Forse perché sono conscio che ci mancano solo sette minuti per cambiare il destino.
Tanto come una coppa di Calvados.

RODRIGO DÌAZ

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By Staff di Atalantini.com


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