L’intervista di 2 pagine della Gazzetta di ieri sul Papu

25-02-2017 12:00 5 C.

Intervistato dalla Gazzetta dello sport ecco tutto il Papu Gomez sulla rosea:

Partiamo dalle cose facili: perché Papu?
È un soprannome che mi ha dato mia mamma. Solo mia moglie mi chiama Ale.

Argentina. C’è stato un momento in cui Gomez era il sostituto più scarso del Pitu Barrientos.    “Al San Lorenzo avevo Simeone, ai tempi un ultra-offensivo. Mi diceva: “In Europa dovrai fare l’esterno”. Io invece ero un attaccante, volevo solo fare i tunnel. Litigavamo sempre”.

Però aveva ragione lui.   “Quando mi ha allenato a Catania, mi ha detto: “Ti ricordi quei discorsi?”. Ricordavo. Sono tornato a fare l’attaccante con Gasperini. All’inizio non sapevo dove mettermi, poi ho capito: devo stare sulla sinistra ma più centrale, per lasciare spazio a Spinazzola”

Forte, vero?   “Forte, un animale, fa scatti da 40-50 metri: se gioco così bene, è anche merito suo. Perotti mi ha detto: “Ho saltato Spinazzola e un secondo dopo lo avevo di nuovo addosso”. Lui e Conti possono fare 3-4 partite di fila”.

E gli altri giovani? Chi è il più bravo tra i ragazzi del ‘99?
“A Kessie neanche mi avvicino: con quel fisico, ho paura di farmi male… La prima volta che ho visto Caldara invece ho pensato: “Che forte”. Con Cristante, uguale: ha fisico, tecnica, tiro, è nella società giusta. Tra i ‘99, penso Bastoni: un centrale mancino così non si vede tante volte. Ha personalità e fisico”.

Resta Petagna, il gemello sui social. Questa storia che vi chiamate «nano» e «orsetto»…
“L’amore è nato in ritiro. Non l’avevo mai visto giocare, poi piano piano ci siamo conosciuti. Quando abbiamo iniziato a scherzare con la storia dell’alto e del basso, è iniziato tutto”.

Ma le locandine dei film con le vostre facce, chi le fa?
“Molte ce le mandano e noi scherziamo. In campo mi ricorda Borriello: è mancino, tecnico, sa tenere palla. Deve vedere più la porta, ma ha tempo”.

L’Atalanta dei ragazzi vola.
“Gasp ha avuto il coraggio di far giocare i giovani. Contro il Napoli all’andata rischiava la panchina, invece abbiamo vinto e tutti hanno capito: se non dai tutto, stai fuori. Io pensavo che al massimo ci saremmo salvati, invece siamo quarti e un po’ è demerito degli avversari. Il campionato, con 7-8 squadre che non lottano per nulla, è bruttissimo”.

Il calendario dice Napoli, Fiorentina e Inter. La più difficile?   “Noi all’Europa crediamo: anche con soli 3 punti in 3 partite, saremmo in lotta. La più difficile è questa, col Napoli al San Paolo. Dobbiamo avere rispetto ma non paura: se sei aggressivo, metti in difficoltà tutti tranne Real, Barcellona e poche altre. Contro Fiorentina e Inter giochiamo alla pari”.

In caso di vittoria, la Champions sarebbe a 3 punti. Non è che diventerebbe possibile?
“In caso di vittoria… È una follia, non siamo al livello del Napoli e Mertens è uno dei miei preferiti. Fa movimenti senza palla da grande attaccante: taglio sul primo palo, corto-lungo, lungo-corto”.

Juve, Roma, Napoli. L’ordine di classifica è corretto?
“Il Napoli gioca molto meglio di Roma e Juve, ma la Juve è l’unica con cui sai di non avere molte chance in trasferta: è una questione mentale, allo Stadium senti il peso della squadra, della storia, di tutto. La squadra però non è forte come negli anni scorsi: c’erano Pirlo, Tevez, Morata, Pogba, Vidal”.

Eppure Juve-Atalanta di campionato è stata una delusione.  “Noi li abbiamo trovati dopo la sconfitta col Genoa: dovevano riscattarsi, erano degli animali. È andata meglio in Coppa”.

Se l’Atalanta si qualifica per le coppe, che succede?
“Io non faccio il d.s., ma se vai in Europa League secondo me devi prendere 8-9 giocatori. Guardate il Sassuolo, che non lo ha fatto: non si è goduto l’Europa e ha faticato in A. Penso che anche la preparazione cambierebbe. Con Gasperini si lavora tantissimo, si carica soprattutto il martedì e il giovedì. Durante il primo mese di ritiro, me ne volevo andare a casa”.

Addirittura.  “Certo! Non avevo mai corso così tanto. Neanche con Simeone e il “Profe” Ortega, il suo preparatore atletico che per me è bravissimo. Anzi, per me il 70-80% di quello che fa Simeone, lo fa grazie a lui”.

Gomez ad agosto dove sarà?
“Se l’Atalanta andrà in Europa, mi piacerebbe giocarla. Tutto dipende dalle offerte: io punto ad andare in una grande, ma sceglierne una che non gioca le coppe non avrebbe senso”.

Nel caso, come la prenderanno i tifosi?
“Non ci voglio pensare, mi viene il magone. Sono combattuto, da un lato qui mi trovo benissimo, dall’altro c’è la sfida personale. Il calcio è il mio lavoro e l’obiettivo in ogni lavoro è sempre arrivare al top. Vorrei fare una prova con me stesso, provare con una grande”.

In passato una chance c’è stata…
“Più di una. Stramaccioni mi voleva all’Inter, dovevo firmare al lunedì ma Strama nel weekend ha perso 5-2 con l’Udinese ed è stato esonerato. Anche Montella mi voleva alla Fiorentina. Ora non lo sento più, parlo un po’ con il suo vice, Daniele Russo”.

Che dice? Di seguirlo al Milan?  “Eh sì… Ma qui a Bergamo, ripeto, sto da Dio”.

Parliamo di allenatori. Vedremo mai un Papu in panchina?
“Sì, mi piacerebbe. Il mio calcio è quello di Montella, con il possesso palla”.

Quali giocatori sarebbe bello allenare?
“Nainggolan, Mertens, Perotti. Mi piace anche Chiesa: è veloce e ha tiro, ma vorrei vederlo a sinistra, non a destra. Con lui e gli altri, l’Italia tra 5-6 avrà tanti giocatori di talento”.

Non Gomez però.
“Io sentivo sinceramente di voler giocare per l’Italia ma non si può. E nell’Argentina non mi hanno mai chiamato. In realtà non capisco perché Dybala non sia già titolare. È un fenomeno”.

Maradona dice che Icardi non merita la nazionale perché sta con l’ex moglie di Maxi Lopez. Da che parte è giusto stare?
“Ha sbagliato ma ora basta. In fondo con Wanda si è sposato, ha fatto dei figli. Per me merita almeno di essere convocato”.

Noi abbiamo scherzato su Papu e il Papa, l’argentino più famoso. È mai nato un rapporto?
“Volevo incontrarlo ma quando l’ho visto mi sono vergognato e sono rimasto a distanza: non mi piace l’idea di passare davanti agli altri perché sono calciatore. Con Messi è successa la stessa cosa. Mi sono vergognato e me ne sono andato, anche se mio figlio è pazzo di lui”.

A proposito, quei due tackle in spiaggia sul povero Bautista? “La prima volta gli ho fatto mangiare la sabbia e ha pianto. In Argentina hanno scritto “il Papu quasi frattura il figlio”, ma non l’ho quasi preso. Esagerati. La seconda volta, infatti, rideva come un matto”.

Fonte: Gazzetta dello sport ed. cartacea del 24/02/2017 – Intervista a cura di Luca Bianchin e Filippo Di Chiara

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By Staff di Atalantini.com


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