Lontan da te, non si può star: diario di un viaggio che è storia.

26-11-2017 01:49 8 C.

biglietto

Sono scosso.

Lo sono nell’anima, nella testa, nel cuore e nel fisico. Si perchè devo ancora recuperare sonno ed energie dopo il rientro dalla trasferta a Liverpool. Rituffato al lavoro un’ora e mezza dopo il rientro a casa venerdì mattina.

Ma andiamo con ordine….perchè questo è il diario di viaggio, di una giornata che ha fatto storia e che solo ora, a mente fredda, ho deciso di raccontarvi.

Tante le emozioni che questa Europa League ci ha regalato. La prima proprio con l’Everton a Reggio Emilia, una botta di vita: esordire per la prima volta in Europa League e farlo vincendo e convincendo è stata una cosa impossibile da raccontare. La prima volta per i nostri ragazzi, la prima per me.

Quando ho deciso di andare a Liverpool l’ho fatto in 20 minuti, appena riscontrata la possibilità di poter prendere parte alla spedizione, in mezza giornata era tutto fatto e concordato, con mio padre e mio fratello, il che ha reso tutto più magico perchè la passione è di famiglia, e quando la famiglia ti segue e tu segui lei è certamente tutto più bello.

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Partono calcoli, pensieri, fantasie, e l’atmosfera che si respira a Orio alla partenza è elettrica, nonostante la levataccia alle 5 e 30, nonostante all’aeroporto ci siano parecchi gobbi di ritorno da Torino e nonostante il nostro aereo tra i sei charter sia stato sorteggiato per un controllo documenti del mezzo, che ci costringe ad un’attesa di un’ora e mezza sui seggiolini davanti al gate.

Attesa alleviata dal sonno che fortunatamente mi lascia tranquillo , anche se so che le ore libere a Liverpool saranno meno ma vabbè, alla fine del viaggio saprò che c’è anche a chi è andata peggio.

Il volo procede tutto bene, anche se l’aereo coi colori sociali dei cugini bresciani ce lo potevano almeno risparmiare.

Atterriamo al John Lennon Airport, i richiami ai Beatles si ritroveranno ad ogni angolo della città, com’è giusto che sia. A colpire di più però è un vento forte e gelido provenire dall’Oceano, benvenuti in Inghilterra.

Dopo il viaggetto in pullman che ci porta nella zona del porto, dove peraltro alloggia la squadra, serve per conoscere qualche compagno di viaggio, e per notare come Liverpool sia una città laboriosa, industriale, antica. Le case di mattoni rossi, tutte simili, sono sicuramente originali e suggestive, ma è appena arrivato al porto che respiro a pieni polmoni l’aria del Merseyside.

porto

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Il pomeriggio scorre piacevole con la visita alla città. Tra una birra e l’altra la cosa che più impressiona è l’ammasso di edifici storici attaccati a costruzioni nuove di zecca che un po’ rovinano la magia dell’Inghilterra. Ma purtroppo o per fortuna il tempo passa ovunque.

Decidiamo intorno alle 16 di rifugiarci in un localino in zona porto, dopo aver incontrato praticamente solo tifosi del Liverpool che ci auguravano la vittoria. Dal pescatore alla vecchina fino al ragazzo in stazione, e allo svizzero a passeggio con la moglie, tutti concordi che avremmo dovuto sbancare il Goodison Park. 

Dai, non scherziamo, noi che vinciamo in Inghilterra? Va bene tutto, ok sognare, ok siamo forti e imbattuti in Europa, ma qui le italiane non hanno mai vinto. Qui si respira il calcio quello vero, e in quello stadio, l’Everton ha vinto il suo primo titolo quando noi ancora non esistevamo. E’ il quarto stadio in ordine di vecchiaia in Europa…i primi tre sono tutti inglesi, del Chelsea, del BurnlEy e del Liverpool, anche se l’Anfield in verità è stato il primo stadio proprio dell’Everton, che ha cambiato casa in concomitanza con la nascita dei Reds.

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Alle 18 siamo tutti nel piazzale dei pullman, e in carovana andiamo allo stadio, l’emozione è quasi al massimo, anche se smorzata dal rigore dei poliziotti in giacchetto giallo evidenziatore. Molte donne tra le forze dell’ordine, molti ragazzi giovanissimi, ma decisamente rispettabili e in grado di far capire come funziona da quelle parti…tanto che fino all’esterno dello stadio quasi non partono nemmeno i cori. 

A dire il vero, l’odore di calcio antico l’ho respirato all’interno dello stadio: tutti in legno i gradoni e i seggiolini, mentre la vista è eccezionale, e rovinata da un architetto a cui evidentemente piacciono i pali messi a caso. Per tutta la partita con i palloni in area era un continuo ondeggiare col collo per seguire l’azione al meglio.

All’esterno invece la storia dell’Everton su dei pannelli che spiegano quanti anni siano passati dall’inizio di tutta la storia.

Non spiegano però il perchè noi ci lamentiamo a Bergamo delle code ai tornelli, della nostra organizzazione, della ressa nelle partite di cartello, e poi ci troviamo in uno stadio dal quale dovremmo prendere esempio (almeno fino a due giorni fa) e in due mila persone ci troviamo ammassati come un gregge di pecore, e costretti in 40 minuti, a un quarto d’ora dall’inizio del match, a passare da un tornello vecchissimo, e strettisimo, uno alla volta con due sole persone preposte e addette alla perquisizione. Il tutto con due poliziotte a cavallo che pretendevano stessimo schiacciati contro il muro.

Ma ora siamo dentro, i nostri stanno finendo il riscaldamento, inganno l’attesa con un hot dog che se lo metto in piedi è più alto di me.

Entrano le squadre in campo, è il calcio d’inizio……..

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STADIO

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La partita è storia, noi siamo storia, la squadra è storia, il mister lo è, anche il nostro Ginami e i suoi timbri post vittoria come a Roma e Napoli l’anno scorso. Timbrato il cartellino anche a Liverpool….non ci resta che attendere chi assaggerà il Bergamoto a Febbraio.

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Sono scosso, siatelo anche voi…..

SIAM BERGAMASCHI E NON CONOSCIAM CONFINE!

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By sigo


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