Non parlo mai di tragedie, tanto meno di situazioni al limite della follia come il crollo di un ponte in cui tutti saremmo potuti essere.
Ma poi scattano i finti moralisti, che a tutti i costi vogliono cancellare il campionato di calcio come se quell’ora e mezza di svago significasse insultare i morti e tutta la città di Genova.
Qui non è in discussione il rinvio delle gare delle genovesi che devono stringersi assieme, nella loro città ferita, a guardia di un dolore nazionale.
Troverei corretto spostare tutte le gare alla domenica, lasciando il sabato col lutto nazionale sgombro da gare a poche ore dai funerali di stato.
Ma annullare tutte le partite sarebbe un finto e forzato moralismo.
Perché non leggo di supermercati chiusi.
Nemmeno di cinema multisala serrati.
Vedo le feste nei paesi aperte, tra costine, salamelle e fiumi di birre accompagnate da balli sfrenati.
Non ho letto nemmeno comunicati di centri commerciali che annunciano chiusure.
Ho visto fuochi d’artificio in tutte le spiagge italiane per il ferragosto.
Gardaland domenica sarà pienissimo.
Ma il campionato di calcio, va chiuso.
Il dolore e il rispetto non si misurano annullando il ritrovo di amici, parenti, figli.

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