Un altro tempo da vivere, un’altra piccola corona da vincere

01-08-2018 04:44 9 C.

Questa è una di quelle occasioni nelle quali una partita di pallone non puo’ prescindere dal luogo dove viene giocata e deve doverosamente cedere il testimone alla Storia, con la S maiuscola, che da li’ è passata, costruita sulla pelle e sulle ossa di migliaia di innocenti. 

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MISS SARAJEVO

“Here she comes… to take her crown.” Così cantavano gli U2, celebre rock band irlandese, in Miss Sarajevo, canzone scritta nel 1995 in collaborazione con Luciano Pavarotti come protesta contro il conflitto armato in Bosnia ed Erzegovina. La traduzione italiana cita: “eccola, viene a prendere la sua corona.” La canzone è ispirata alla figura di Inela Nogic, per l’appunto “Miss Sarajevo” nel 1993 e ragazza simbolo della resistenza contro la guerra dei balcani che stava radendo al suolo Sarajevo e dintorni, città che l’Atalanta raggiungerà giovedì per il ritorno del secondo turno preliminare di EL. In un drammatico contesto storico e bellico non si rinunciò alla kermesse di bellezza, manifestazione in cui l’allora diciassettenne passò alla storia per le sue parole. Alla tipica domanda che si fa alla reginetta sul proprio futuro, la Nogic spiazzò tutti dicendo che non sapeva nemmeno se sarebbe stata viva il giorno seguente ed espose sul palco un eloquente striscione “Don’t let them kill us”, non permettete che ci uccidano. Scappata poco dopo dalla guerra, Inela si stabilì in Olanda per cambiare vita ma rimase e rimane tutt’ora la reginetta attivista, la “dea” bosniaca.

A distanza di 25 anni da questo evento e a 23 dal “grido” di pace degli U2, critici verso la comunità internazionale incapace di sedare uno dei conflitti più atroci del Novecento, Sarajevo si è rialzata. Nel 1996 è iniziata la ricostruzione della città e oggi, la capitale bosniaca è pronta ad accogliere la nostra di Dea, l’Atalanta, che, come canterebbero gli U2, “comes to take her crown.” La piccola corona orobica sarebbe il passaggio del turno preliminare di Europa League, messo in pericolo da quel 2-2 di Reggio Emilia da amaro in bocca, in cui la compagine bosniaca del FK Sarajevo è stata in grado di rimettere in piedi il match dopo il doppio svantaggio firmato Toloi e Mancini.

Fortunatamente sono lontani i tempi degli edifici distrutti, del popolo bosniaco in lacrime e di Slobodan Milošević, dittatore serbo che supportò Radovan Karadžić (criminale di guerra serbo-bosniaco che boicottò il referendum per l’indipendenza bosniaca) e non resta che la “battaglia simulata”, quei 90 minuti che decideranno le sorti del cammino europeo di Papu Gomez e compagni.

Prossimi alla partenza per Sarajevo è doveroso ricordare come questa città abbia saputo ripartire, coadiuvata anche dallo sport stesso e dalla squadra che si sta giocando con la Dea la permanenza nel trofeo continentale. L’ FK Sarajevo divenne, infatti, dopo l’indipendenza dalla Jugoslavia, uno dei principali ambasciatori del paese. Un grande tour mondiale, soprattutto, servì a ottenere il sostegno internazionale alla causa, obiettivo quest’ultimo tanto desiderato anche dagli U2 nella canzone, U2 che hanno anche contribuito alla costruzione di un ospedale nella città.

Luciano Pavarotti poi, celebre tenore e orgoglio italiano, collaborò al pezzo e così canta in una strofa: “dici che il fiume trova la via al mare…e come il fiume giungerai a me.” Il mare di Sarajevo e di tutta la Bosnia è la libertà. La libertà è stata raggiunta, lo sport e il calcio locale ne hanno giovato e l’FK Sarajevo ha dimostrato di saper affrontare i palcoscenici europei (sfiorando la partecipazione ai gironi di Champions League nel 2007).

Fortunatamente il calcio non è guerra e la Dea Atalanta è pronta a scendere in campo per diventare una spensierata Miss Sarajevo.

 

Mattia Stucchi
per Atalantini.com

 

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By Staff di Atalantini.com


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