Una birretta con Patrizio

19-05-2017 04:34 21 C.

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Patrizio Romano è il piu’ viscerale dei conduttori televisivi tifosi dell’Atalanta. Conduce diverse trasmissioni sportive su SeilaTV al canale 216 del digitale terrestre dopo un lungo excursus tra emittenti televisive e radiofoniche locali e non.

E’ l’unico conduttore televisivo al mondo che, se lo cercate in rete col nome e cognome che si ritrova, ha il privilegio di farsi annunciare dalle statue della Roma imperiale.

E’ un affezionato lettore di Atalantini.com che gli ha dedicato questa intervista, autore Rodrigo Diaz.
Oggi la prima parte, domani la seconda

 

Patrizio Romano è Patrizio Romano.

Mi spiego. Quello che noi tifosi atalantini vediamo dall’altra parte dello schermo o ascoltiamo attraverso le frequenze radiofoniche è esattamente lo stesso personaggio esuberante e positivo che mi ha ricevuto fra le mura di casa per parlare di Atalanta. O meglio, per parlare di Patrizio Romano e l’Atalanta.

Quest’annata strepitosa della nostra Dea, comunque vada a finire, ha ubriacato tutta la città, tutta la provincia ed anche oltre, visto gli attestati di stima che arrivano da ogni parte.

Atalanta non vuol dire solo una formazione di calciatori. Atalanta significa un mondo che gira attorno a questi undici uomini in calzoncini, che alla fine sono quelli più
precari. Chi dura in eterno sono invece i tifosi e chi dell’Atalanta ne fa anche parte della sua professione. E Patrizio Romano è uno di quelli

E’ stato più entusiasta di me, quando gli ho proposto l’intervista. Come sua abitudine, ha aggredito la situazione e ci si è buttato dentro.

Intervistare un intervistatore. Inusuale, ma divertente.

A 4 anni i tuoi genitori ti portarono da uno psicologo, perché impugnavi un vecchio registratore per fare fantomatiche radiocronache. Già da allora commentavi l’Atalanta?

“No. L’Atalanta la incontrai più avanti, non molto, in un momento preciso. Comunque questo aneddoto è vero. A quell’età i miei genitori interpellarono uno specialista per capire se era normale che un bambino impugnasse il microfono di un vecchio registratore Geloso a bobine e commentasse cronache di calcio o gare di formula uno dove imitavo il rumore del passaggio delle auto sotto un’ipotetica tribuna e commentavo la gara.

Il dottore li rassicurò. Disse che era normale che un bambino creasse questi scenari con la fantasia.”

Quindi, si può dire che da grande hai fatto quello che da piccolo sognavi di fare?

“Esattamente. Io mi ritengo fortunatissimo. Mi sono veramente trovato a fare quello che da piccolo desideravo fare. Sto facendo quello che sognavo. Non tanto il giornalista, più che altro, il poter raccontare in tv o in radio. Per fare ciò, ho fatto un percorso scolastico con insegnati illustri come Marco Columbro e Tullio De Piscopo (grazie a lui per 5 puntate ho sostituito il batterista dei Bee Hive di Kiss me Licia).
Mio padre, avvocato, avrebbe preferito che facessi altro, ma alla fine mi sono buttato in questo mondo. Lo sport mi ha dato l’input, ma nella mia carriera mi sono occupato di tutto. Politica, cronaca nera, Attualità. Non mi sono fatto mancare nulla.”

E quando hai incrociato l’Atalanta?

Gli sono brillati gli occhi. Aspettava che gli facessi la domanda.

“Ero a Sestri Levante, dove hanno la casa i miei nonni materni. Con mio nonno, grande appassionato di calcio, ci mettevamo sul tavolo con sopra la radio e la schedina davanti ad ascoltare 90° minuto.
Credo fosse il 73/74. L’Atalanta vinceva fuori casa a Bari 1-0. Ci fu un’invasione di campo e la partita venne sospesa. A quell’età non conoscevo il regolamento, infatti poi l’Atalanta vinse a tavolino. Ma al momento piansi. Piansi per l’Atalanta, perché non ritenevo giusto che una vittoria fosse “sospesa” per un’invasione di campo.
Da quelle lacrime sgorgò la mia passione incondizionata per l’Atalanta.”

Mentre lo racconta, sembra che lo stia rivivendo quel moneto e gli occhi gli diventano grandi, sotto la benevola consacrazione del suo ciuffo biondo, che da sempre lo contraddistingue.

7bbe1359-f16e-4852-b4f8-4a5ca412ed79fgdQuindi, sei un tifoso appassionato, ma sei anche un professionista. Come riesci a scindere il tifoso dal professionista durante le tue trasmissioni?

“E’ difficile, per me è molto difficile. Quando hai i colori cuciti dentro, ma devi essere anche un commentatore super partes, la cosa è complicata. Quando mi capita di vivere una situazione particolare, cerco di contare fino a dieci prima di esprimermi. Ma non sempre mi riesce.”

Perciò sei più tifoso che professionista?

“Forse sì, ma questo non significa che si perdono i tempi di trasmissione. Anzi, se il tifoso ogni tanto si lascia andare, il professionista non perde d’occhio nemmeno per un attimo i tempi televisivi e i tempi della trasmissione. In quel caso sono più professionista che tifoso.”

Allora spiegami, è il tifoso finisce dove inizia il professionista o è il professionista che gestisce il tifoso?

“Insomma, i tempi li detta il professionista, il contenuto se lo gioca il tifoso con il professionista che lo controlla.
A volte può capitare che ci sia qualche situazione sopra le righe, ma nelle mie trasmissioni non succede quello che si vede da altre parti.”

L’esperienza di Patrizio nell’aver a che fare con le persone che gli stanno di fronte e nel capire i suoi ospiti è palpabile. Infatti riesce quasi sempre ad anticiparmi le domande, senza però bruciarle.

Fra le trasmissioni di calcio a livello locale, i tuoi salotti seppur appassionati, sono sempre molto più sobri confronto a quelli, ad esempio, di alcune emittenti milanesi. Frutto della scelta che fai degli ospiti o merito della conduzione del programma?

“Per essere onesti, bisogna considerare che quelle trasmissioni hanno ospiti di diverse fazioni, mentre nelle mie ci sono solo atalantini. Non per questo però hanno sempre le stesse idee.
In ogni caso, quelle trasmissioni finiscono per essere una cagnara, magari anche voluta, ma ad un certo punto stucchevole, perché alla fine sono sempre gli stessi teatrini. Fare chiasso in trasmissione non aiuta nessuno.
Io penso che lo spettatore debba ricevere dei contributi tecnici, oltre ovviamente alle emozioni. Quindi nel salotto cerco di mettere dei tecnici, ma non disdegno di dare anche un po’ di vitalità. Quanto basta. In ogni caso, tutte le divagazioni devono essere telegrafiche, perché poi alla fine bisogna sempre ricondurre tutto alla partita, che è in diretta in quei momenti.”

Allora non sei solo un conduttore, ma anche un tecnico, inteso nel senso calcistico. Cioè utilizzi i tuoi ospiti come giocatori in campo e li sposti a seconda delle esigenze della tua partita, cioè della trasmissione.

“A volte forse sono troppo invadente nel gestire le persone, ma io devo curare principalmente i ritmi della trasmissione.”

Hai sempre ospiti che spaziano su tutto il panorama che ruota attorno al tema della trasmissione. Politici, sportivi, personalità, tifosi della porta accanto. Come hai costruito questo rapporto con il mondo che ti circonda?

“Con l’educazione, la pazienza, la cordialità ed il rispetto per le persone, trattandole tutte allo stesso modo, che fosse il grande campione o il tifoso della porta accanto. Mi è sempre piaciuto cercare di costruire un rapporto, dove possibile, che andasse anche un po’ al di là del semplice prodotto televisivo.”

Sei conosciuto e stimato in tutto il mondo Atalanta. Ex calciatori e ex dirigenti rispondono sempre presente. Raccontaci qualche aneddoto simpatico che ti lega a qualcuno di loro.

“Aneddoti ce ne sono tanti, ma spesso legati alle loro vite private, delle quali non è corretto parlare, verrebbe a mancare la fiducia che ripongono in me.
Posso però raccontarti che ho passato una serata straordinaria con Tebaldo Bigliardi. Io e la mia compagna eravamo in Sicilia e siamo stati ospitato da Billy e la sua famiglia nel suo B&B, per altro appena aperto. Di fronte alle isole Eolie.
C’era un cielo stellato bellissimo. Io e lui rimanemmo per tutta la sera sdraiati a guardare le stelle, mentre mi raccontava di quel calcio epico vissuto da lui. Maradona e quei campioni. Un calcio profondamente diverso da quello attuale. Oltretutto, lui è una persona gentilissima, ruvida e ispida, ma adorabile. Con una capacità di raccontare ed una chiarezza che si riscontra in poche persone. Fu una serata particolare.”

 

(parte prima – fine
la seconda verrà pubblicata domani)

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By Staff di Atalantini.com


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