Abbiamo citato Ademola Lookman e i suoi mal di pancia che avrebbero lo scopo di indurre l'Atalanta a ragionare sull'offerta da 40 milioni di euro presentata recentemente dall'Inter. L'attaccante nigeriano e i suoi agenti si aggrappano ad una promessa verbale apparentemente strappata a suo tempo alla società bergamasca per cambiare aria, con quest'ultima che fa trapelare invece come le condizioni economiche dell'eventuale operazione (non meno di 50 milioni) siano di loro competenza. Nel mentre, Lookman si è fermato per un infortunio muscolare che necessiterà 2-3 settimane per essere smaltito e che priva il nuovo allenatore Ivan Juric di una risorsa importantissima in sede di preparazione.
COME JASHARI
Per par condicio in salsa milanese, non troppo differente è l'atteggiamento mantenuto sino ad oggi da Ardon Jashari, oggetto dei desideri del Milan di Massimiliano Allegri per il completamento di un centrocampo che ha già accolto due volti nuovi come Ricci e Modric. Il nazionale svizzero ha ricominciato ad allenarsi, seppur a parte, col Bruges ma mantiene una posizione di freddezza nei confronti del club belga. “Reo” di non aver accettato l'ultima offerta superiore ai 30 milioni di euro del Milan e di continuare a chiederne circa 40, bonus compresi. Jashari ha saltato già parecchi allenamenti, ha marcato visita nell'amichevole giocata in Inghilterra contro il Celtic Glasgow ma soprattutto nella sfida di Supercoppa dello scorso weekend e non ha nemmeno posato per la foto ufficiale della squadra. Eppure tutto ciò non è bastato, finendo per lasciare ai margini del gruppo un calciatore che, per la cronaca, solo 6 mesi fa prolungava fino al 2029 e oggi chiede di essere lasciato libero.
RICORDATE KOOP?
Volendo fare un passo indietro lungo un anno, potremmo riprendere in mano la questione legata a Teun Koopmeiners e alla telenovela che lo ha portato dall'Atalanta alla Juventus. Una trattativa lunga oltre un mese, col solito rituale della domanda e dell'offerta e dei “capricci” del diretto interessato per forzare la mano. L'olandese alla fine ha coronato il suo sogno, ma sacrificando sull'altare la stima di un gruppo e di un ambiente che aveva contributo a renderlo tra i giocatori più apprezzati nel suo ruolo. La storia del certificato medico presentato al club di appartenenza per denunciare lo stress oltre i limiti per l'andamento della trattativa è una vecchia e brutta storia che abbiamo imparato a conoscere negli anni.
MODELLO NBA
Tre esempi eclatanti per denunciare una situazione che, per quanto sia ormai conclamata e non generi più stupore, non è detto che debba essere accettata con nonchalance e per sempre. Non si tratta di fare la solita predica su una morale che non esiste in un mondo in cui gira un'infinità di denaro. Se il calcio ha raggiunto oggi un livello di professionalità inimmaginabile qualche anno fa, in cui gli aspetti commerciali extra-campo hanno assunto quasi più importanza di tutto il resto, com'è possibile che sul tema del rispetto dei contratti si sia ancora così indietro e lontani rispetto ad un mondo, come quello dell'NBA o dello sport americano più in generale, che ha fatto scuola?
PIU' SOLDI = PIU' VINCOLI
Il concetto di imprenditorialità applicato allo sport, negli Stati Uniti, ha creato una logica secondo la quale, con la nascita delle leghe professionistiche e con l'avvento di contratti di sponsorizzazioni e di introiti enormi, di pari passo con l'aumento dei compensi dovesse essere costruito un sistema di regole commerciali che tutelasse tutte le parti in causa. Responsabilizzando maggiormente gli attori protagonisti, gli atleti, ma sempre dentro un recinto molto chiaro e dal quale evadere fosse sempre più difficile. Se non pagando pesanti penali. Firmi un contratto a lunga scadenza? E allora ti impegni a non ridiscuterne i termini o a proporti altrove per un certo periodo di tempo. Senza arrivare all'estremizzazione dei campionati chiusi e ai trade che coinvolgono anche tanti giocatori nella stessa operazione, un sistema diverso non solo è possibile ma anche necessario.
Perché i calciatori saranno pure il motore di un settore industriale che genera centinaia di milioni di euro, ma non possono essere allo stesso tempo i padroni del vapore.
fonte calciomercato.com