Dopo la partenza di Rui Patricio, l’Atalanta è alla ricerca di un nuovo secondo portiere per la stagione 2025/26. Una scelta che si rivela tutt’altro che semplice, complice un mercato low cost che al momento non offre grandi opportunità e, soprattutto, i vincoli imposti dalle liste UEFA.

In particolare, la lista Champions limita a 17 gli slot disponibili per giocatori che non siano cresciuti nel vivaio italiano o, ancor più restrittivamente, in quello atalantino. Inserire un profilo straniero ed esperto garantirebbe affidabilità tra i pali in caso di necessità, ma andrebbe a occupare un posto prezioso all’interno della lista, costringendo eventualmente a sacrificare altri nomi di movimento.

L’alternativa interna porta invece a valutare l’inserimento di un giovane del vivaio, magari con l’idea di iniziare a formare il potenziale erede di Marco Carnesecchi. Ma qui il dubbio è tecnico: in caso di stop del titolare, l’Atalanta è davvero pronta ad affidare la porta a un profilo neofita della Serie A e, soprattutto, delle coppe europee?

La società riflette, consapevole che la scelta del secondo portiere non è mai banale, soprattutto quando si vuole restare competitivi su tre fronti. L’identikit ideale dovrà quindi soddisfare non solo esigenze di campo e budget, ma anche quelle regolamentari e progettuali.