31/07/2018 | 11.45
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Atalanta e Sarajevo: amori miei

Intervista tratta da radiosarajevo.ba


Il segretario generale dell'Atalanta (dal 2015) Marco Semprini è legato a doppio filo a Sarajevo benchè non abbia mai visitato la capitale della Bosnia Erzegovina. Il suo primo ingresso in città sarà giovedi' in concomitanza con la partita della Dea.

Nel posto dov'e' nato, vicino a Rimini, Marco ha incontrato nel 1997 Anita Brki, una ragazza di 20 anni che 5 anni prima, nel 1992, era stata costretta a lasciare il suo posto natio nell'hinterland di Sarajevo dove vive ancora il vecchio padre.

"Sarà la mia prima visita a Sarajevo e per la prima volta vedro' la citta' di mia moglie. Sono grato della fortuna tutta personale dovuta a questo sorteggio. Vedro' dov'e' nata e cresciuta. Lei arrivo' in Italia all'inizio della guerra nel 1992 nella speranza di rimanerci pochi mesi confidando in una breve conclusione delle ostilita', ma non e' piu' tornata"

Anita è una dei tanti cittadini di Sarajevo e della Bosnia con parenti misti. Suo padre è cattolico, sua madre mussulmana. E come tanti suoi compratrioti tutto nella sua vita cambio' in quel 1992.

"In realta' io speravo di non incontrare il Sarajevo, speravo che il Milan perdesse l'appello al TAS. Ma alla fine, facendo buon viso a cattivo gioco, mi son reso conto che potro' conoscere la citta' che, oltre ad essermi cara per ragioni affettive, so essere piena di storia e cosi' intrisa di differenti culture e religioni: moschee, chiese, sinagoghe. Cerchero' di trovare l'appartamento nella quale abito' con la famiglia e che fu colpito da una granata, per fortuna senza uccidere nessuno, nemmeno il padre che abitava li' da una vita e che gia' stava fuggendo dalla zona per raggiungere l'Italia attraverso molte peripezie." dice Marco

"Sfortunatamente per ragioni di lavoro Anita non verra' a Sarajevo. Ho promesso ai nostri figli di fargli vedere la citta' piu' tardi questa estate per fargli vedere dove loro madre e' nata. Non parlano bosniaco ma ovviamente sentono un legame affettivo con la nazione di Anita."

"Penso che mia moglie sia felice ora, ma è importante che nessuno dimentichi le proprie radici e le circostanze che la costrinsero ad abbandonare la sua terra. Adesso ai mondiali abbiamo fatto il tifo per la Croazia dimenticando cio' che successe 25 anni fa. Insegniamo ai nostri figli amore e rispetto nei confronti di tutti. Sono contento che i miei figli abbiano sangue bosniaco. Nell'occasione sono anche contento che tutto avvenga per una partita di calcio perche' gli slavi sono talentuosi in ogni sport."

Spero sia una partita da ricordare, per tutti. Per me lo sara' di sicuro"

By staff
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