06/08/2025 | 22.45
7

Così uguale, così diversa: la mutazione genetica dell’Atalanta

Un pezzo che ci tratta indubbiamente bene comparso nell'edizione cartacea del quotidiano "Domani"


Da un’estate all’altra, da Koopmeiners a Lookman, il tormentone del calciomercato estivo tocca ancora l’Atalanta. È diventata una potenza sportiva ed economica anche perché ha saputo mutare pelle: da società formatrice d’eccellenza ha saputo usare con grande profitto la leva dello scouting. Costruendo una forza inedita nel calcio italiano

Déjà vu. Per la seconda estate consecutiva il tormentone del calciomercato è di marca atalantina. Un anno fa era il turno del centrocampista olandese Teun Koopmeiners, stavolta tocca all’attaccante anglo-nigeriano Ademola Lookman.

Cambiano i nomi dei calciatori coinvolti, cambiano i club dell’élite calcistica nazionale disposti a spendere cifre esagerate per acquisirli. A rimanere invariato è il club cedente: l’Atalanta, con la sua forza contrattuale che le permette di rimanere indifferente alle pressioni degli acquirenti e di vendere al (caro) prezzo fissato in partenza dalla stessa società bergamasca. Non trattative, ma estenuanti giochi di logoramento che vedono i club acquirenti avvicinarsi lentamente alla richiesta.

Dunque, quella del calciomercato estivo 2025 è una storia che si ripete rispetto al precedente dell’estate 2024. E tuttavia, tenuto conto di ciò che si manifesta uguale, c’è da descrivere anche un grande cambiamento. Riguarda il sistema atalantino di selezione del talento: tradizionalmente fondato sulla formazione, ciò che ne ha fatto uno dei vivai più floridi nella storia del calcio italiano, ma più di recente capace di convertirsi allo scouting. Con risultati che ne hanno incrementato la ricchezza e hanno determinato una vistosa crescita dimensionale.

L’Atalanta di santi, poeti e muratori: un antidoto al calcio dei soliti noti

Il ripetersi della storia è l’aspetto più evidente della vicenda. Un anno fa la Juventus voleva Koopmeiners. Lo voleva fortemente, ma non è corretto dire che lo volesse «a qualunque costo». Il costo era ben chiaro: quello fissato dall’Atalanta a 60 milioni di euro.

La richiesta pareva esagerata a chiunque. Forse alla stessa Atalanta, che però in quella circostanza ha voluto saggiare la forza contrattuale che le viene dal nuovo status calcistico: una grande di recente nobiltà del calcio italiano, nonché società di acquisito rango europeo. Un club che può e deve fissare il prezzo che gli pare per la cessione di un calciatore, allo stesso modo in cui può investire cifre dai 20 milioni di euro in su per comprare.

In queste condizioni, i 60 milioni di euro richiesti alla Juventus avevano un significato quasi più simbolico che materiale. E i reitrati rifiuti alle pretese juventine di abbassare il prezzo sono stati un ulteriore segnale mandato al calcio italiano: quando c’è da trattare con l’Atalanta, i quarti di nobiltà tradizionali rimangono fuori dalla porta. Alla fine si è trovato un punto di accordo sulla cifra di 53 milioni di euro più 6 milioni in bonus. Totale: 59 milioni di euro. Uno sconticino da un milione di euro, ancor più simbolico della forza contrattuale del club bergamasco.

Lo schema si ripropone col tentativo dell’Inter di acquisire Ademola Lookman. L’Atalanta ha stabilito che vuole 50 milioni di euro e da lì non si muove. L’Inter ci prova in tutti i modi e, forte dell’accordo raggiunto con gli agenti del calciatore, si è spinta a 42 milioni di euro più 3 milioni di euro in bonus. Nuovo rifiuto. Magari si chiuderà a 49,5 milioni di euro. Piuttosto, c’è un altro elemento che va aggiunto sotto la rubrica dei déjà vu: il comportamento bizzoso dei calciatori in partenza. Un anno fa Koopmeiners faceva recapitare in sede atalantina certificati medici per non presentarsi sul campo di allenamento. Adesso Lookman reagisce in modo addirittura infantile, cancellando ogni riferimento all’Atalanta dal profilo Instagram. Tirare in ballo la gratitudine avrebbe ormai poco senso. Ma almeno un minimo di rispetto delle forme, quello sarebbe dovuto.

Bergamo e l’Atalanta: dea della corsa (e della coerenza)

Al di là dei casi singoli, rimane il fatto che l’Atalanta continua a dimostrarsi formidabile nell’esercitare una funzione essenziale per qualsiasi società sportiva: la selezione del talento. Che di norma avviene attraverso due criteri da definirsi puri (la formazione e il reclutamento), ma che ultimamente ha assegnato grande rilevanza a un criterio di foggia intermedia: lo scouting.

Storicamente, la società bergamasca ha costruito uno dei vivai più produttivi del calcio italiano. Cioè, ha fatto formazione d’eccellenza. E c’è stata un’epoca in cui proprio la Juventus attingeva a questo vivaio. Antonio Cabrini e il compianto Gaetano Scirea sono i simboli principali di questo flusso, ma anche del modo in cui il rapporto di forza fra le due società si è ribaltato, come il caso Koopmeiners testimonia.

Aramco, petrolio e appalti: gli affari all’ombra di Retegui

La forza della formazione atalantina si vede non soltanto dalla schiera di giocatori d’alto livello donati al calcio italiano (da Marino Perani a Beppe Savoldi, da Roberto Donadoni a Riccardo Montolivo), perché c’è un indicatore molto meno evidente ma altrettanto significativo dato dall’esercito di calciatori di provenienza atalantina sparso per i campi che vanno dalla Serie A alla Serie C.

Ma è proprio rispetto a questo dato storicamente consolidato che interviene l’innovazione: l’Atalanta ha imparato a fare scouting. Cioè, a costruire un database di calciatori reclutabili e valorizzabili. Se necessario, paga pesante perché sa che valorizzerà e rivenderà in modo ancora più pesante. Proprio questo aspetto ha fatto fare un salto decisivo alla forza economico-finanziaria dell’Atalanta.

Rispetto a tale nuovo andazzo, il caso di Mateo Retegui è emblematico: acquisito soltanto un anno fa per 22 milioni di euro più 3 di bonus, è stato ceduto nelle scorse settimane per 68,5 milioni di euro ai sauditi dell’Al-Qadsiah. E stavolta non c’è stato da tirare sul prezzo. A Riad sono ben felici di comprare da un venditore che si fa strapagare. In fondo, sono le due facce simmetriche del potere economico emergente nel calcio globale.

By staff
7 commenti