27/04/2024 | 09.09
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Gasperini l'allenatore perfetto: porta tutti al miglior rendimento possibile



Il trionfo dell’Inter in campionato ha inflazionato il refrain “seconda stella a destra…” e su quell’onda acustica-emotiva, l’impresa in Coppa Italia ha confermato che Bergamo è l’isola (felice)…che c’è. Perché a quelle latitudini succedono cose che da altre parti non accadono e tanti calciatori raggiungono il picco della loro carriera. Questo è il grande merito di Gasperini, sempre protetto dalla società: portare tutti al miglior rendimento possibile, integrando lavoro psicofisico, progressi tecnici e collocazione tattica. Un po’ di esempi.





Papu Gomez. Era il simbolo dell’Atalanta, capitano e trascinatore, un Glenn Stromberg 4.0: fisico, carattere e ruolo diversi, stessa influenza su gioco ed emotività della squadra. Tramortiva gli avversari, segnava alle grandi, sotto i suoi colpi a Bergamo crollarono anche Inter e Milan. Sembrava insostituibile, si è sentito indispensabile, si è scontrato con l’allenatore e quando se n’è andato, ha imboccato rapidamente il viale del tramonto. A Siviglia, dove pure tanti altri calciatori di buono/alto livello si erano esaltati.

Gagliardini e Pasalic. Gli opposti che si attraggono. Il primo esplose in sei mesi a Bergamo dopo tre prestiti in B ma all’Inter non è mai stato all’altezza delle attese. Meglio a Monza, ma la sua dimensione sembrava un’altra. Era stata la mano di Gasp. Che ha plasmato pazientemente Mario Pasalic, uno degli eroi di Anfield prima di sigillare il trionfo in coppa Italia contro la Fiorentina. Nel 2018 era al quinto prestito consecutivo dal Chelsea, compreso quello al Milan di Montella. Conte gli aveva detto “vorrei tenerti al Chelsea ma non ti considero ancora pronto”: un “le faremo sapere” a sua insaputa (di Pasalic). Dopo due stagioni di collaudo a Bergamo, è stato riscattato per 15 milioni di euro. La fiducia del club lo ha esaltato, ha trovato stabilità e con essa la miglior annata realizzativa della carriera, 14 gol tra Serie A e coppe europee nel 2021/22. Gioca da interno, mediano, mezzala e falso trequartista, decisivo dall’inizio o a gara in corso: imprescindibile.





Gosens. Robin era diventato Batman, lasciata Bergamo ha abbandonato il mantello blu e indossato di nuovo quello giallo dell’assistente modello, nemmeno con troppa convinzione. Arrivava da stagioni impressionanti: quasi 1 gol ogni 5 partite, 12 nel 20/21, 8 assist nel 19/20, un terzo di quelli forniti dai difensori in rosa in quella stagione. L’infortunio e il “passaggio di livello” all’Inter lo hanno frenato, il trasferimento all’Union Berlino lo ha solo parzialmente riabilitato. Ma il mantello blu non lo ha più indossato.

CDK e Scamacca. Gli ultimi capolavori. Da maneggiare con cura (per chi compra…). Il lavoro su De Ketelaere è stato prima di tutto fisico, perché Gasperini ha pensato che gli servisse più forza nelle gambe. Poi tattico, per metterlo nelle condizioni di giocare stabilmente fronte alla porta avversaria; e infine psicologico, dandogli la continuità che il Milan non gli poteva garantire. Significa che ora “è un giocatore da Milan”? Certo che no. L’ambiente, le pressioni e la concorrenza sono diversi e la sua incisività nelle partite top è stata comunque limitata. Il cross (di destro!) ad Anfield e l’assist per Scamacca sull’espulsione di Milenkovic, indicano che la strada la sta trovando (non da sé...). Infine, Scamacca. La Serie A non è la Premier League, qui resta più facile imporsi di fisico e di ritmo e con le dovute proporzioni lo ha dimostrato anche Freuler al Nottingham Forest. Al West Ham, complici gli infortuni, Scamacca non ha inciso con continuità. In questo gran finale di stagione impressiona per quantità e qualità dei gol segnati e pure per gli assist, cinque con quello dell’apoteosi per Lookman sul contropiede follemente concesso dalla Fiorentina al 94’. L’ultimo gioiello lucidato dalla famiglia Percassi, con la sola imposizione delle mani (di Gasp).

fonte calciomercato.com








By marcodalmen
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