Giovani Italiani in Serie A e nell’Atalanta

08-10-2019 19:10 3 C.

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Fulvio Santucci su Twitter ha pubblicato questo report, estratto da Transfertmark, sull’utilizzo dei giocatori del vivaio nazionale U23 nei principali campionati di Serie A. 

E’ un po che ce lo diciamo, l’Atalanta sta seguendo un modello diverso rispetto al passato e visti i risultati pare pure avere ragione.  Andando oltre la facciata, che potrebbe fare storcere il naso a molti, credo che si possano fare un paio di considerazioni utili per spiegare la cosa e magari non gridare necessariamente al fallimento del nostro vivaio.

Più in alto si è meno vivaio si trova

Se parliamo di giovani u23 italiani nelle squadre ed in particolare nella nostra, prima di tutto dobbiamo parlare del vivaio. L’ Atalanta sforna continuamente giovani ma anche nel settore giovanile si spazia alla ricerca di talenti da tutto il mondo per il semplicissimo motivo che trovare undici fenomeni nelle stesse annate fra Rogno e Arzago è un lavoro da prestigiatori più che da osservatori. Inoltre il nostro successo degli ultimi anni ha per forza di cose messo parecchi bastoni fra le ruote ai giovanissimi visto che il salto dalla Primavera all’ Europa è cosa davvero per pochi. Bisogna quindi mandarli fuori a farsi le ossa, nella speranza che facciano bene ma non benissimo ( a proposito, Kulusevski per favore piglia qualche palo o qualche rosso per cortesia!) perché altrimenti ci si ritrova al punto di prima e lo abbiamo capito tutti che pochi resistono al fascino dei grandi ingaggi pur sapendo di vedere giusto il centro sportivo per le visite mediche e poi essere dirottati altrove. 

L’impossibilità di tenere i giovani promettenti

Avere giovani italiani particolarmente forti in squadra è un lusso per pochi. La Roma per esempio si è trovata Pellegrini dal vivaio, Zaniolo arrivato da una trattativa per compensare e solo poi rivelatosi per il reale valore  e Mancini pagato profumatamente. Analogo discorso per la Fiorentina che ha fatto un enorme sacrificio per tenere Chiesa controvoglia , si è trovata quasi per caso Castrovilli ed ha aggregato alla prima squadra Sottil e Venuti che comunque non rappresentano oggi il fulcro del progetto. Ovviamente parliamo di giocatori e squadre di un livello, almeno sulla carta, medio alto perché il discorso giocatori mediocri in squadre di medio valore si spiega da solo senza spendere tante parole. L’ Atalanta ne ha avuti diversi di ottimi giovani ma non ha potuto fare nulla davanti ad offerte faraoniche e spropositate (basti pensare a Bastoni, ceduto a 20 milioni praticamente senza presenza in Serie A). 

La bolla dei giovani nazionali

Altro elemento sotto gli occhi di tutti: i giocatori italiani sono ipervalutati. Andando oltre il patriottismo è evidente che se un Castagne, un Gosens o un Hateboer fossero stati italiani e in Serie A (a volte pure in Serie B basta fare qualche palleggio di fila per ottenere valutazioni milionarie) sarebbero stati fuori mercato. Cito due casi su tutti, solo a scopo dimostrativo: 11 milioni per Manuel Lazzari e Riccardo Mandragora per 20 milioni. Chi farebbe cambio con il milione scarso di Gosens o con i 2 milioni spesi quattro anni fa per il 23enne Freuler? 

 

Esistono soluzioni?

Ufficialmente no. Eppure soluzioni ci sarebbero, macchinose forse ma da applicare a livello europeo come minimo. Qualche anno fa si propose il vincolo contrattuale fino a 23 anni per un numero limitato di giocatori del vivaio ( esempio: al momento della prima firma professionistica posso offrire un contratto non cedibile ad un massimo di tre giocatori che cascasse il mondo fino alla scadenza non possono essere soggetti ad altre offerte)  abbinato ad un obbligo minimo di minutaggio ma finì come la riforma delle regole calcistiche  proposta da Van Basten in un nulla di fatto. Sicuramente oggi non siamo l’Atalanta di qualche anno fa e forse tanti giocatori non sarebbero stati ceduti altrove o non avrebbero fatto pressioni per andarsene, ma il passato oramai dobbiamo lasciarcelo alle spalle. 

 

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