Con le rose a 25 in serie A, che diventano 19 in B e 24 in Lega Pro c’è spazio per 2360 tesserati – più gli Under – nel calcio professionistico italiano

Il censimento non lascia dubbi: il 22,41% dei calciatori professionisti in Italia è senza posto di lavoro in questo momento. I calcoli sono impietosi, visto che tra Serie A, B e Lega Pro le norme danno spazio a 2.360 tesserati: solo 25 per ogni club di A, 19 in B (esclusi gli under 21) e 24 in Lega Pro. Gli altri sono in un limbo: 138 hanno un contratto, ma non possono giocare. Quindi sono in esubero. Mentre ben 391 sono i veri e propri disoccupati.

La meticolosa indagine della Gazzetta mette a fuoco un fenomeno con tante sfaccettature. A due settimane dalla fine del mercato, ad esempio, in A ci sono 41 casi aperti, anticamera di separazioni anche traumatiche. Definiamoli “esuberanti”: qualcuno di loro (Maksimovic e Diawara) si è pure dileguato, in rotta con il club. Ciascuno fa il suo interesse e il calcio professionistico non sfugge alle critiche. Nel mondo del lavoro purtroppo chi resta senza posto passa guai ben più gravi. Tuttavia anche sul pianeta del pallone le sperequazioni sono ormai marcate. Non a caso l’esercito degli svincolati proviene in prevalenza dalla Lega Pro (344). Nelle 3 categorie la percentuale tocca il 16,56%.
Basti pensare che l’ultimo rapporto Istat indica un tasso di disoccupazione in Italia dell’11,6%. Più si scende di categoria (evidentemente) e meno si guadagna. Sempre che i calciatori siano tutelati dagli immancabili fallimenti. In una simile situazione è naturale cercare soluzioni fuori dai nostri confini.
C’è chi riesce a strappare ricchi contratti all’estero, magari nella lontana Cina. Ma non è un’opzione alla portata di tutti. Un tempo i nostri calciatori non emigravano per pigrizia. Ora magari sono più coraggiosi, ma resta il problema della qualità. Possiamo permetterci tanti professionisti? È un interrogativo da non prendere sottogamba.

fonte gazzetta.it