Il CLUB BRUGGE di Nicky Hayen
STATO DI FORMA: →
Nicky Hayen – quasi omonimo del compianto pilota di Moto GP – avrebbe dovuto essere solo un allenatore ad interim quando lo scorso anno ha preso il posto dell’esonerato Ronny Deila sulla panchina del Club Brugge. La squadra era lontana dalle prime posizioni ma nella fase playoff è riuscita a vincere il campionato belga. Così Hayen si è guadagnato la riconferma e anche quest’anno il Brugge sta dimostrando di saper competere. Certo, la squadra, la cui stagione è iniziata a fine luglio, ha avuto un pessimo inizio, per cui da ottobre il Brugge ha dovuto spingere per recuperare terreno in campionato e restare in linea di galleggiamento in Champions. In questo momento, quindi, sta un po’ pagando quella rincorsa, visto che in Pro League ha raccolto solo 4 punti nelle ultime 3 gare, scivolando a 6 lunghezze dalla capolista Genk. Nel mercato di gennaio, poi, la società ha deciso di cedere l’ex Bologna Skov Olsen al Wolfsburg: il danese aveva firmato 8 gol e 6 assist in tutte le competizioni (nessuno di questi in Champions), ma la società deve essersi sentita coperta dalla crescita del talentuoso classe 2005 Talbi.
-COME GIOCA
Il Brugge ha costruito la sua qualificazione alla fase playoff grazie a una buona organizzazione in fase di non possesso (8° dato più basso della Champions per xG subiti in totale, 8,5 a fronte di 10 gol incassati, anche se i numeri vanno parametrati al fatto di aver affrontato solo 2 delle 10 squadre più produttive della competizione in termini di xG: Man City e Borussia Dortmund) e a una serie di giocatori particolarmente associativi con la palla.
I nerazzurri scendono in campo con un 4-2-3-1 che in fase difensiva si assesta su un blocco medio. Il pressing alto viene effettuato solo in occasioni particolari, ad esempio in caso di retropassaggio al portiere o di un controllo o un passaggio poco pulito da parte dei difensori avversari.
Il modulo di partenza, comunque, non è troppo rilevante. All’interno della propria zona, infatti, i giocatori di Hayen tendono a seguire l’uomo. Così capita spesso che l’ala destra, Talbi, nell’assorbire l’avanzata dell’avversario si abbassi praticamente da quinto, determinando il passaggio ad un 5-3-2 o 5-2-3, a seconda di come sono disposti gli altri giocatori offensivi. È il modo in cui il Brugge prova a difendere contemporaneamente ampiezza, profondità e ricezioni tra le linee.
La scelta di seguire l’uomo risulta evidente soprattutto dall’atteggiamento dei mediani, una scelta che a volte ha finito per causare problemi al Brugge. Onyedika e Jashari, che dovrebbero costituire il doble pivote, si orientano infatti in maniera decisa sull’uomo. Se gli avversari si spostano e riescono a distanziarli, si apre uno spazio al centro in cui può ricevere la punta oppure un trequartista (a tamponare quella ricezione dovrebbero esserci i centrali, e se Ordoñez sembra anche predisposto a cercare l’anticipo, a Mechele risulta difficile abbandonare la propria zona). L’atteggiamento dei mediani, in definitiva, rischia di lasciare scoperto lo spazio di fronte ai difensori. L’Atalanta non ama particolarmente attaccare per vie centrali, ma se riuscisse ad approfittare del buco tra Onyedika e Jashari potrebbe scoprire la palla e inclinare il campo in maniera agevole.

Un’altra zona piuttosto debole della retroguardia belga è la corsia destra, dove purtroppo mancherà Lookman. Talbi, per quanto si possa abbassare da quinto, fatica a seguire i tagli e a coordinarsi col terzino nel dividersi le marcature di giocatore in ampiezza e giocatore nel mezzo spazio: lacuna potenzialmente letale per il modo in cui l’Atalanta sfrutta le catene.
In più, sui cross i difensori non sono una sicurezza, per cui Gasperini e i suoi hanno tutte le condizioni per poter colpire e superare agevolmente il turno. A patto, però, di mantenere alte concentrazione e aggressività. Il Brugge ci mette poco a ripartire, con la velocità di Tzolis, la capacità di svariare e proporsi di Jutglà e la qualità di Vanaken nei filtranti.
Se prende campo, poi, il Brugge ha tecnica a sufficienza per tenere il pallone e creare pericoli. Per uscire dalla pressione, di solito capitan Vanaken si abbassa e, forte della sua tecnica combinata ai 195 centimetri d’altezza, protegge palla e smista per i compagni. Quando il Brugge riuscirà ad avanzare, la squadra di Gasperini dovrà stare attenta alla catena di sinistra, dove oltre ad un’ala frizzante come Tzolis e a un terzino tecnico e offensivo come De Cuyper, amano collassare anche Jutglà e Vanaken. Tutti i giocatori appena menzionati hanno un grande istinto per le combinazioni nello stretto. Tzolis con la palla converge sul destro per tirare oppure scaricare e muoversi in profondità. Jutglà, classica punta cresciuta nel Barcellona, ama partecipare alla manovra: è il centravanti di coppa, visto che in campionato gioca lo svedese Nilsson, alto un metro e 97, che magari tornerà utile a partita in corso. Vanaken, infine, ha grande visione di gioco e sa coordinare gli attacchi. Il vertice sinistro dell’area di rigore, quindi, è la zona preferita del Brugge, che proprio per il carattere associativo dei suoi giocatori tende a crossare poco (solo 7,88 cross a partita, quarto dato più basso della Champions).
-IL GIOCATORE DA TEMERE: CHRISTOS TZOLIS
Mi sarebbe piaciuto dirvi Hans Vanaken, il principe dei sottovalutati, l’uomo che qualche anno fa sgravava di tutti i compiti più difficili De Ketelaere, che mercoledì affronterà la sua ex squadra: trovare un giocatore così imponente e delicato con la palla è raro.
Dopo la fase campionato, però, è impossibile non citare Tzolis come minaccia numero uno del Brugge. Il greco classe 2002, arrivato quest’estate dal Fortuna Düsseldorf, è pericoloso in campo aperto ed è colui che guida le transizioni del Brugge. In fase di attacco posizionale, poi, gli piace puntare l’uomo per convergere sul destro: è dotato di un dribbling secco ed efficace, e dispone di un tiro preciso. Inoltre, ha potenza nelle gambe e se riceve di spalle sa reggere il contatto per poi girarsi, dettaglio da tenere d’occhio contro le marcature dell’Atalanta. In definitiva, un giocatore di alto livello, che sa anche assecondare i compagni. In futuro sarebbe strano se rimanesse in Belgio, ma queste sono cose che non interessano all'Atalanta.
fonte ultimouomo.com
