Il presidente intervistato dalla Gazzetta : “L’avvento di Gasperini ha cambiato la storia dell’Atalanta”

09-02-2017 05:00 73 C.

Vi pubblichiamo integralmente l’intervista di due pagine al Presidente Percassi comparsa ieri sul cartaceo della Gazzetta dello Sport

Antonio Percassi ne­gli ultimi mesi ha passato felici notti insonni a pensare alla sua Atalanta e a studiare come evitare di pro­nunciare la parola “Europa”: “Solo dirlo porta sfortuna. La­scio fare a Gasperini. Preferisco parlare di salvezza. Con 42 punti forse ci siamo. O no? (e ride…)”.

Insomma, se l’Italia è sul podio per numero di super­stiziosi praticanti in Europa (rieccola…), il merito è anche di Percassi. Eppure, di fronte a certi numeri, il presidente ne­razzurro è costretto ad ammet­tere: “Siamo lassù, con le gran­di. Campionato straordinario, da brividi”. 

Presidente Percassi, l’Atalanta è alla pari con l’Inter e davanti al Milan. Le gerarchie in Lombar-dia sono cambiate?
“Di notte mi sveglio all’improv­viso, un pizzicotto sulla pancia e poi mi chiedo: Sarà tutto ve­ro?. Poi per strada avverto l’entusiasmo dei tifosi e mi ren­do conto che stiamo facendo qualcosa di incredibile”.

Domenica c’è il Palermo. All’andata la sconfitta interna con i rosanero stava dando una svolta pericolosa alla stagione e alla panchina di Gasperini.
“Vero. Dopo la partita c’è stato un lungo confronto con Gaspe­rini. Io però pochi giorni prima avevo detto ai giocatori: qua­lunque cosa accada il mister non si tocca”.

E poi… in pochi giorni è cambiato tutto.
“E poi… Gasperini ha avuto un coraggio incredibile, è stato un leone. Ha vinto a Pescara col Crotone e col Napoli è girata la stagione. Alla vigilia del Napoli seguo a Zingonia la rifinitura e vedo Conti, Caldara, Gagliardi­ni e Petagna nella squadra tito­lare. A fine seduta chiedo: Mi­ster ma sono solo prove?. E lui: “No, giocheremo così”. Una notte terribile, non ci dormo sopra. La domenica più passa­no i minuti e più mettiamo in difficoltà il Napoli, allora guar­do mio figlio Luca e gli dico: “Ma che partita stiamo facen­do?”.

Che cosa ha significato l’arrivo di Gasperini per l’Atalanta?
“È l’uomo giusto al posto giu­sto. Ci ha stravolto i piani, ha cambiato la storia, ci ha rivolu­zionato la vita calcistica, proiet­tando già l’Atalanta nel futuro. Prima di lui eravamo un mix di fisicità e giocatori esperti e tut­to era mirato alla salvezza, ora la prospettiva è cambiata. Pre­ziosi me l’ha suggerito… in cambio di una cena che ho pa­gato io: è stato un buon investi­mento. Ho letto di interessa­menti nei suoi confronti (la Ro­ma, ndr) però, a parte un con­tratto fino al 2018 con opzione, tra noi c’è un rapporto straordi­nario e non lo vedo lontano da qui. Anzi, me lo tengo stretto. Ha lanciato giovani e altri de­butteranno in prima squadra: avete visto Bastoni, Latte e Me­legoni? Sono fortissimi”. 

Ma ha ancora senso parlare di salvezza per l’Atalanta?
“Con 42 punti dovremmo aver­la centrata… (ri­de). E questo è il nostro scudetto. Ora inizia il bel­lo. Non mi senti­rà mai pronun­ciare la parola “Europa” ma sia­mo consapevoli che stiamo fa­cendo un torneo inaspettato, strepitoso. Merito anche della Triade: mio figlio Luca, Sartori e Gasperini. Squadra vincente non si tocca”.

Tra la sua prima presidenza e quella attuale, questa di Gasperini è l’Atalanta più bella?
“Sì, anche quella di Lippi del ‘92­’93 con Ganz, Montero e Rambaudi non era male però questa ha qualcosa in più: gio­chiamo sempre per vincere con­tro chiunque non per caso ab­biamo pareggia­to pochissime volte. Questi gio­vani hanno sempre fame, vanno sempre all’attac­co e giocano a memoria. Con Gasperini c’è una mentalità diversa. Il top? Quan­do rivedo il secondo tempo con la Roma stento a credere che sia andata veramente così. Ma an­che la partita col Chievo è spe­ciale: abbiamo sempre sofferto la loro fisicità, invece stavolta è stato più semplice. Giochiamo bene, a viso aperto contro chiunque, la gente si diverte”.

L’Europa, insomma, non spaventa.
“Io non posso vietare ai tifosi di sognare, è giusto che lo faccia­no. Se verrà qualcosa in più del­la salvezza ci faremo trovare pronti ma io devo essere reali­sta e tenere i piedi per terra. Io sono un tifoso appassionato, mio figlio però ha la gestione del club, è l’amministratore de­legato e giustamente ha come obiettivo prioritario tenere i conti a posto. Comunque è fati­coso giocare due volte a setti­mana, il Sassuolo quest’anno ha sofferto proprio per il dop­pio impegno”.

Legato al traguardo europeo c’è anche il tema stadio.
“Aspettiamo il bando di gara: se ci saranno le condizioni par­teciperemo, del resto nel restyling abbiamo già investito oltre 5 milioni. Forse ci vorrà ancora qualche mese per la ga­ra, è chiaro che i lavori inizie­ranno nel 2018. L’Europa a Mo­dena o Reggio Emilia? Per ora non ci siamo posti il problema”.

È appena finito un mercato entu-siasmante per l’Atalanta: circa 55 milioni di plusvalenze.
«Luca e Sartori hanno lavorato benissimo. Le vendite non pro­durranno i loro effetti nell’im­mediato ma negli esercizi suc­cessivi e anche il nostro è stato un mercato già proiettato nel futuro”.

Caldara e Gagliardini: affaroni.

“L’operazione Caldara è stata conveniente per tutti: starà an­cora un anno con noi, maturerà e sarà pronto per la Juve. Intan­to già contro Belotti e Borriello l’ho visto fisicamente pronto, deciso. Cedere Gagliardini cre­do che sia stato doveroso: a cer­te cifre un club come l’Atalanta non può dire no e l’Inter ha pre­so il miglior centrocampista ita­liano dei prossimi dieci anni. Peraltro l’affare Gagliardini, chiuso da Luca con Steven Zhang, darà vita a una collabo­razione extracalcistica in Cina con Suning”.

E la chiamata di Berlusconi?
“Mi aveva chiesto di tenere bloccati sia Caldara sia Gagliar­dini. Io gli ho detto: “Sì, ma fai in fretta”. Poi però quando si è reso conto di non poter chiude­re l’operazione si è fatto da par­te”.

Kessie è stato prenotato dalla Roma per giugno.
“È un gran giocatore, piace a tanti: per ora ce lo godiamo…”.

E Gomez? Ha temuto di perderlo?
“È straordinario. Ha avuto of­ferte ma abbiamo detto subito no. Avevo promesso a Gasperi­ni che non lo avremmo ceduto e poi… a Bergamo è un idolo: al nostro store c’erano 100 metri di coda per lui, il centro città bloc­cato, mai vista una cosa simile. Anche lui lo vedo bene a lungo con noi”.

Altre operazioni in entrata: Gollini, Cristante, Hateboer, Mounier e tanti giovani come Mancini, Fazzi e Carnesecchi.
“Gasperini domenica era molto contento di Cristante: saprà ri­lanciarlo, lui può essere il nuo­vo Gagliardini. Carnesecchi è del 2000: lui e suo papà a Zin­gonia erano emozionati e felici perché questa è un’isola magi­ca”.

Ventura per lo stage della Nazionale a novembre ha chiamato 7 atalantini.
“Emozionante, c’era anche Grassi che per me è un giocato­re importante. Petagna presto sarà azzurro in pianta stabile: segnerà tanto e già ora fa un la­voro incredibile per una punta. Non ce ne sono tanti come lui. Ammetto che lo scorso anno lo avevo visto con l’Ascoli e preoc­cupatissimo avevo chiamato Sartori: “Giovanni, ma chi ab­biamo preso?”. Ma già a Rovet­ta, in ritiro, dopo pochi allena­menti ho capito di avere in casa uno forte”.

Avete programmato investimenti per il settore giovanile?

“Ogni anno a bilancio mettia­mo oltre 5 milioni, ma inten­diamo raggruppare tutte le at­tività in una sorta di Accade­mia. A Zingonia faremo un in­vestimento complessivo di 8 milioni in due anni: costruire­mo un’altra palazzina con spo­gliatoi e palestra e gli uffici del settore, verrà mi­gliorata anche la Casa del Giovane dove i ragazzi possono prose­guire gli studi”.

Ma se Gasperini anziché puntare su un giovane le chiedesse di acquistare un giocatore già pronto?
“Sono disponibile a un sacrifi­cio. Se ne vale la pena, perché no? La nostra missione però è prendere i giocatori prima che esplodano. Per questo la nostra rete di osservatori sarà amplia­ta”.

Ha mai pensato a una tv tematica?
“Atalanta Channel rientrereb­be in un processo di crescita graduale ma costante che ci proponiamo: non escludo un passo del genere”.

È stato calciatore e ha iniziato nel settore giovanile dell’Atalanta. Aveva un idolo da bambino?

“Io sono cresciuto a Clusone, un piccolo paesino, e come mio figlio Luca ho avuto la fortuna di fare tutta la trafila nell’Ata­lanta. Maschio (attaccante classe 1933 che giocò con Bolo­gna, Atalanta, Inter, Fiorenti­na, Argentina e Italia, tra le al­tre, ndr) era il mio idolo. E poi nella mia breve carriera ho avu­to la possibilità di marcare Ri­vera, Riva, Altafini”.

Lei avrebbe trovato spazio in una squadra di Gasperini?
“Sì, uno come me gli avrebbe fatto comodo: ero aggressivo, determinato, avevo fame. E, co­me lui, mi piaceva attaccare. In campo e nella vita”.

Fonte: Gazzetta dello sport ed. cartacea – Intervista a cura di Filippo Di Chiara

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By Staff di Atalantini.com


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