01/08/2025 | 20.22
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"L’Atalanta deve capire"

È questa la narrazione che ha preso piede durante il mercato: l’Atalanta “deve essere ragionevole”, “deve accontentarsi” dell’offerta dell’Inter per Lookman. Una visione paternalista, infondata, figlia di un’idea superata di calcio.

Partiamo dai fatti, non dalle chiacchiere: Lookman ha un contratto fino al 2027, opzione per il 2028, nessuna clausola rescissoria nota. L’offerta dell’Inter è stata rifiutata, prima verbalmente, poi per iscritto. L’Atalanta non ha mai fissato un prezzo pubblico. Eppure si pretende che si pieghi “perché l’Inter chiama”.

Il punto è culturale: in Italia esiste ancora l’idea che le “piccole” debbano dire sì alle “grandi”. Ma l’Atalanta non è certo una comparsa. Ha vinto l’Europa League, gioca in Champions, ha un progetto tecnico e una solidità economica di primo livello.

Perché dovrebbe svendere uno dei suoi asset più preziosi? Nel calcio, come in ogni business, chi ha il contratto detta le regole. L’Atalanta non ha obblighi verso nessuno: non verso il giocatore, non verso i media, non verso i club “più grandi” o al volere di agenti capricciosi. E no, non sono “5 o 10 milioni” che fanno la differenza: è questione di visione, di autorevolezza, di identità.

Mentre altrove si dava per scontato il trasferimento, noi lo abbiamo sempre detto anche nei video e nelle live, da settimane: l’Atalanta non avrebbe accettato. Non per testardaggine, ma per visione e per principio. E sa bene che per crescere bisogna anche saper dire “no” in queste situazioni.

L’Atalanta, insomma, ha già capito tutto. A dover capire, semmai, è chi continua a pensare con la testa del secolo scorso, dividendo il calcio in squadre di Serie A e squadre di Serie B dal punto di vista morale.

La Dea è cambiata. E questo, a qualcuno, ancora non va giù.

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By staff
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