L'Inter ha i soldi per Lookman?

Nel corso della conferenza stampa di inizio ritiro dell’Inter il presidente Giuseppe Marotta è intervenuto in un modo abbastanza irrituale per una trattativa in corso, quella che porterebbe Ademola Lookman alla corte di Christian Chivu. «È sul taccuino dell'allenatore, mio e di Ausilio, non lo nascondo. Cerchiamo un giocatore che possa dare all'Inter imprevedibilità e Lookman è un profilo ma non l'unico [...] Se nei prossimi giorni non arriviamo a una conclusione ci sarà una scelta differente». Il massimo dirigente interista si è esposto per l’esterno d’attacco dell’Atalanta, per cui si prospetta un investimento da almeno 40 milioni di euro, anche se alcune voci giornalistiche riportano che la richiesta del club orobico si aggiri attorno ai 50 milioni di euro.
Secondo Sky l'ultimo rilancio dell'Inter è di 40 milioni più 5 di bonus. Soldi che, se dovessero concretizzarsi, rappresenterebbero la cifra più alta spesa da un calciatore per l’Inter dall’estate del 2020, in cui prelevò Achraf Hakimi per 43 milioni di euro dal Real Madrid. Era ancora il periodo d’oro di Zhang e di Suning, con Antonio Conte in panchina, investimenti che negli ultimi anni di declino della proprietà cinese sono sembrati lontano anni luce. Dei conti dell’Inter si è parlato tanto negli ultimi anni, ma sempre con grande confusione e opacità. Non è semplice capirci qualcosa, ma proviamoci: come stanno realmente i nerazzurri? È possibile regalare a Chivu un colpo oneroso come Lookman?
A maggio del 2024 è arrivato il cambio di mano ufficiale che ha sancito il passaggio dell’Inter dalla decadente Suning al fondo Oaktree. Un passaggio in fin dei conti indolore, con Oaktree che ha escusso il pegno del 99,6% delle azioni dell’Inter possedute dalla famiglia Zhang, che molto semplicemente non ha ripagato i 375 milioni dovuti al fondo americano. Come abbiamo visto negli ultimi anni di Serie A, i fondi d’investimento sono proprietari indecifrabili, ma con in testa sempre l’obiettivo di mettere i conti a posto in vista di una cessione dell’asset principale. E che in più ci sia in ballo la questione dello stadio di Milan e Inter, entrambe proprietà di fondi stranieri, non può che fare gola ad Oaktree e nel frattempo mantenere competitiva la squadra allenata da Christian Chivu. L’arrivo del fondo americano, che vede il suo fondatore Bruce Karsh tra gli azionisti dei Golden State Warriors, ha dato stabilità a una struttura finanziaria che negli ultimi anni si era complicata abbastanza, costringendo Marotta e il resto della dirigenza a far fronte con la mancanza di liquidità di Suning. Una situazione su cui pendeva la spada di Damocle dei debiti del club, a fronte di un azionista di maggioranza così indebolito.
Il presidente dell’Inter Marotta e il DS Ausilio si sono dimostrati creativi in questi anni, mantenendo la squadra competitiva grazie al player trading. Anche quando si è speso sul mercato (come i 37 milioni per Benjamin Pavard) le entrate sono sempre state coperte dalle uscite (i 50 milioni di Onana). Per mantenere costante la qualità della rosa l’Inter ha ricorso a tanti parametri zero e spesso a giocatori più avanti nell’età. E non si può dire che non abbiano avuto ragione. Come ha rimarcato Marotta stesso nella conferenza pre-ritiro, l’Inter dal disinvestimento post-scudetto del 2020/21 non è mai uscita dal podio della Serie A, con due finali di Champions perse con PSG e Manchester City e garantendosi con costanza i cruciali introiti della principale competizione europea. Merito del mercato e del connubio con il tecnico Simone Inzaghi, che è riuscito a mettere insieme i pezzi anche quando i pezzi sembravano iniziare a mancare.
UN BILANCIO IN UTILE
È soprattutto per i risultati sportivi che l’Inter nel bilancio 2024/25 ha chiuso con il primo utile di bilancio dal 1995, un risultato foraggiato dal Mondiale per Club (arrivato grazie alle prestazioni europee degli ultimi anni) e dall’ultima cavalcata dell’Inter in Champions. I sogni di Triplete sono svaniti nel drammatico finale di stagione ma i conti hanno sorriso, con 132 milioni arrivati dai premi UEFA (come riportato da Calcio&Finanza) accompagnati dai 90 per i diritti TV italiani e i 45 per ricavi da stadio.
A tutto questo va aggiunto il peso minore della situazione debitoria del club, che per ovvi motivi ha visto sparire il debito con Oaktree stessa facendo scendere i debiti dell’Inter a poco più di 700 milioni. Una cifra che resta importante, ma che ora risulta meno preoccupante per la forza dell’azionista di maggioranza, che ha anche rifinanziato il bond di 415 milioni (altra spada di Damocle) passando da interessi per 30 milioni all’anno a 15.
La situazione resta migliorabile, con una rosa che nel 2024/25 è costata più di 200 milioni tra stipendi e ammortamenti e una situazione stadio ancora da chiarire. L’Inter pur con questi record (annui) di ricavi tra UEFA e botteghino ha comunque prodotto un utile di 25 milioni, ottimo se si considera il costante segno meno alla voce utili da vent’anni ma comunque non una situazione ancora strutturale. È arrivato il record di fatturato, è vero, ma sono ricavi ancora aleatori.
IL CAMBIAMENTO DELLA SQUADRA
Con l’addio di Simone Inzaghi l’Inter ha deciso di assumersi un rischio puntando su Christian Chivu, e contestualmente lanciando il segnale che il club nerazzurro è pronto a rinnovare la rosa che a inizio stagione 24/25 era di gran lunga la più vecchia della Serie A. È stato fatto in parte. Sono arrivati 16 milioni di plusvalenze con i due Stankovic e Satriano, spendendo 66 milioni di euro per i cartellini di Yoan Bonny, Luiz Henrique, Nicola Zalewski e Petar Sucic. Apparentemente uno squilibrio importante, considerando che per ora tutti i nomi più grossi sono rimasti. In realtà a “finanziare” questa parte di mercato sono le uscite di Marko Arnautovic e Joaquin Correa, che hanno liberato 25 milioni di costo annuo per due posti rosa molto sostituibili. Per Calcio&Finanza Bonny avrà un costo annuo di 8.3 milioni di euro, mentre 9.2 milioni per Luiz Henrique, 4.9 per Zalewski e 5.6 per Sucic, per un totale di 28 milioni, che supera di poco quelli liberati dal duo Correa&Arnautovic. La rosa è stata così ringiovanita senza toccare giocatori che libererebbero un costo annuo ancora superiore.
INSOMMA, CI SONO I SOLDI PER LOOKMAN?
Proprio in quest’ottica si inserirebbe l’eventuale acquisto di Lookman, che andrebbe a inserirsi con Thuram dietro Lautaro e darebbe alla squadra qualità carenti in rosa, come dribbling e imprevedibilità nell’ultimo terzo di campo. In termini economici, ipotizzando si chiuda a metà strada tra le richieste dell’Atalanta e l’offerta dell’Inter, Lookman avrebbe un costo annuo di 14,7 milioni, dato dall’ammortamento annuo di 9 milioni e lo stipendio lordo di 5,7 milioni “calmierato” dall’ereditare il decreto crescita (sempre ripreso da fonti giornalistiche e quindi solo stimato). Considerando che Lookman ha 27 anni rappresenterebbe un investimento per il presente più che per il futuro, ma parliamo comunque di un giocatore nel pieno della carriera e che soprattutto arriverebbe a cifre ragionevoli considerando il pedigree del calciatore e i prezzi che ormai circolano per giocatori come lui. Le ali dribblatrici ad alto livello sono forse il tipo di giocatori più caro del calcio internazionale. 45 milioni sarebbero in fondo una buona cifra.
Secondo alcune indiscrezioni Oaktree avrebbe concesso a Marotta di poter spendere e andare anche in negativo, se necessario. Più che gli utili il vero vincolo del mercato Inter sembra essere il 70% di squad cost ratio fissato dall’UEFA, su cui impatterebbe l’acquisto dell’attaccante nigeriano. L’Inter, grazie ai suoi ricavi monstre, è stata ampiamente dentro il benchmark già nel 2024/2025, ma non può certo ipotizzare a prescindere, come già detto, ricavi come i passati.
Si è ipotizzato che l’acquisto di Lookman dipenda dalla cessione di Marcus Thuram, che essendo stato preso a parametro zero garantirebbe una grossa plusvalenza. In realtà - data la nuova stabilità economica - l'Inter potrebbe permettersi un investimento del genere. Potrebbe anche ricorrere alla plusvalenza di elementi meno importanti della sua rosa o che libererebbero un costo annuo maggiore.
Per adesso la rivoluzione che sembrava arrivare alla Pinetina è arrivata solo in parte, ed è probabile che non si voglia complicare ulteriormente il difficile lavoro che attende Chivu in quella che, dalle premesse, sembra una stagione di transizione. Da un lato pesa l’avversione da parte della dirigenza a un reset completo, e in fin dei conti Marotta stesso è sempre stato più un dirigente da retooling piuttosto che da rebuilding. Probabilmente reputa un mercato completamente rivoluzionario troppo rischioso in ottica raggiungimento delle prime quattro. Dall’altro molti giocatori importanti, ma probabilmente a fine corsa, dell’Inter sono complessi da vendere senza rinunciare in parte a un guadagno economico, rendendo anche complicato il lavoro di un Marotta più aggressivo.
Un calciomercato più conservativo è stata la scelta giusta? Lo scopriremo solo a fine stagione, intanto sicuramente i tifosi dell’Inter si possono godere un’estate con meno affanno finanziario rispetto alle precedenti, e con all'orizzonte la possibilità di uno dei migliori attaccanti della Serie A recente.
fonte ultimouomo.com