La legge del più forte?

14-03-2017 08:05 5 C.

Inter e Atalanta hanno deciso di affrontarsi puntando sui duelli individuali e ne è uscito un risultato roboante.

Inter e Atalanta, partite con obiettivi molto diversi, si sono ritrovate strada facendo a competere per lo stesso traguardo: la qualificazione alle coppe europee. Per l’Inter l’Europa League (almeno) è l’obiettivo minimo per dare slancio al neonato ma promettente progetto cinese e salvare una stagione che sembrava compromessa in partenza. L’Atalanta invece ha giocato un campionato ampiamente al di sopra delle aspettative e ora che il traguardo sembra davvero alla portata sarebbe assurdo mollare.

 Per lo scontro diretto Pioli ha deciso di riconfermare gli stessi undici titolari che una settimana fa avevano superato il Cagliari per 5-1. È toccato quindi alla linea a quattro formata da D’Ambrosio, Medel, Miranda e Ansaldi difendere la porta di Handanovic. A centrocampo Kondogbia ha fatto coppia con l’ex di turno Gagliardini. Perisic ha agito sulla corsia di sinistra, mentre Candreva si è posizionato a destra. Banega, in posizione di trequartista ha supportato l’unica punta Icardi a completamento del 4-2-3-1.

Gli ospiti, avanti di un punto in classifica al momento del fischio d’inizio, si sono presentati in campo con il tradizionale 3-4-3. Gasperini ha dovuto fare a meno dello squalificato Masiello, così Toloi, Caldara e Zukanovic hanno formato il trio di difensori centrali davanti a Berisha. A centrocampo è toccato a Kessié e Freuler giocare da centrali, con Conti e Spinazzola rispettivamente a destra e sinistra. In avanti tridente con Kurtic a destra, Petagna centravanti e Gomez a sinistra.

Duelli individuali a tutto campo

La chiave tattica della partita è stata chiara da subito. Fin dal loro insediamento, Pioli e Gasperini hanno fatto dell’intensità uno dei propri cavalli di battaglia, ed entrambi fanno molto affidamento sui duelli individuali: l’Atalanta impiega, sebbene in maniera flessibile, marcature a uomo vere e proprie; ma anche l’Inter tende a mantenere l’uomo come principale punto di riferimento nella fase difensiva.

Considerate le premesse, non c’è da stupirsi che, specie nei primi 20 minuti di gara, nessuna delle due squadre sia riuscita a prendere il controllo della partita, con periodi di possesso brevi e decisamente frenetici. Le marcature a uomo e l’intensità hanno delineato uno scenario complicato per sviluppare il proprio gioco, concedendo ai 22 in campo pochissimo tempo per prendere la decisione corretta. Nei primi minuti, insomma, a dominare sono stati soprattutto gli errori individuali.

L’Inter portava il pressing ultra-offensivo marcando gli appoggi ogni volta che Berisha cercava di distribuire il gioco corto: Banega supportava Icardi, con i due esterni sui centrali laterali e i due centrocampisti che a loro volta si alzavano in pressione quando i centrocampisti della “Dea” si abbassavano a costruire. La tela perfetta per tessere un contesto di grande caos, fatto di lanci lunghi di Berisha e dei difensori messi sotto pressione.

A sua volta l’Atalanta pressava l’Inter con Gomez e Petagna sui centrali e Kessié e Freuler in marcatura costante rispettivamente su Kondogbia e Gagliardini.

 

1 (16)

Il pressing dell’Atalanta con Gomez che attacca il portatore di palla Medel, Petagna su Miranda e Kessié e Freuler in marcatura su Kondogbia e Gagliardini. Si nota anche la posizione spuria di Banega, che gli permette di sottrarsi alle marcature, a metà tra Kurtic e Toloi.

Messa alle strette, l’Inter ha trovato in Banega l’elemento in grado di scompaginare le marcature predisposte da Gasperini e creare superiorità numerica. Abbassandosi in posizione di mezzala sinistra, l’argentino riusciva a liberarsi dalla marcatura di Toloi, che non lo seguiva quando retrocedeva in maniera così netta e poneva un dilemma non indifferente per Kurtic, spesso indeciso se abbandonare o meno la prima linea di pressione per occuparsi del numero 19 dell’Inter. Questo è ciò che ha reso, in sostanza, lo schieramento vulnerabile: con Banega in grado di prendere in mezzo i suoi potenziali marcatori e costituire un riferimento fondamentale per la sua squadra, contribuendo a minare la compattezza dell’Atalanta, i cui reparti sono parsi nettamente più distanti e, quindi, vulnerabili del solito.

Un altro aspetto strategico indispensabile nel determinare il corso della partita è stato il ruolo dei terzini di Pioli. Ansaldi e D’Ambrosio si alzavano da subito, cercando, con la collaborazione di Perisic e Candreva, di mettere in inferiorità numerica i due fluidificanti dell’Atalanta, che non sempre ricevano il supporto di Kurtic e Gomez, visti i loro differenti compiti di marcatura. Nel primo tempo, sotto gli occhi di Ventura, la corsia tutta italiana di destra ha messo letteralmente a ferro e fuoco la fascia, con due assist di Candreva per Banega.

Blackout

Sicuramente l’Atalanta è stata tra le due quella più in difficoltà a trovare le giuste contromisure nei confronti del pressing avversario e non è riuscita a compensare grazie all’intensità. Si può dire che nessuna squadra le è stata superiore quanto l’Inter da questo punto di vista.

Ciò però forse non basta a spiegare la roboante portata del risultato. Bisogna anche parlare del vero e proprio blackout dell’Atalanta tra il 17esimo e il 42esimo del primo tempo, quando la squadra ha finito per incassare cinque reti, dopo averne preso appena uno nelle precedenti cinque gare.

L’undici di Pioli ha prodotto forse la sua miglior prestazione stagionale in termini di aggressività nella metà-campo avversaria ma anche di cinismo sotto porta. Con 8 tiri in porta e 7 occasioni create l’Inter ha segnato 7 reti. Come messo in evidenza da Alfredo Giacobbe, simulando le probabilità del risultato finale, a fronte di 2,1 expected goals generati (più un rigore), l’Inter avrebbe segnato 7 reti solo nello 0,27% dei casi.

Questo calcolo ci permette di quantificare l’unicità di un risultato del genere. Un risultato frutto, sì, della superiorità dell’Inter, emersa soprattutto a causa del peso che i duelli individuali hanno avuto sulla sfida, ma anche di una concatenazione di eventi più unica che rara. La tripletta in 9 minuti di Icardi, la più rapida nella storia di un giocatore interista, ha letteralmente annichilito la squadra di Gasperini, che da quel momento è praticamente uscita dal campo, dando, comprensibilmente, la partita per persa.

Spinte diverse

C’è stata una flebile reazione solo in chiusura di primo tempo. L’Inter era ormai forte di un margine rassicurante e si è rintanata nella propria metà-campo, concedendo alla fine il gol della bandiera firmato da Freuler con una brillante azione personale. Al rientro dall’intervallo Gasperini ha proposto alcuni aggiustamenti: Kurtic in fase difensiva si univa a Kessié e Freuler, in modo da poter marcare Banega in maniera più stabile, ma gli ospiti non sono riusciti a dare un seguito al gol dello svizzero e anzi, il 6-1 firmato dall’ex Gagliardini e la rete della tripletta di Banega, la prima in carriera, hanno definitivamente chiuso il match. Anche Gasperini ha contribuito a svuotare definitivamente la gara di significato, visto che ha deciso di preservare i migliori, togliendo dal campo in sequenza Kessié, Gomez e Spinazzola.

Se l’Inter era già una squadra in fiducia, questo 7-1 non può che essere un ulteriore toccasana per rafforzare la propria posizione. La zona Champions rimane distante, ma a patto di mantenere continuità di gioco e condizione fisica, lo scontro diretto con il Napoli, da giocare a San Siro, potrebbe diventare la partita più importante della stagione nerazzurra.

Dall’altra parte l’Atalanta dovrà metabolizzare rapidamente questa batosta, cercando di mettersi alle spalle quei 25 minuti da incubo che hanno compromesso la partita, ma sicuramente non la stagione. Indipendentemente dalla portata, non sarà questa sconfitta a tagliare fuori gli uomini di Gasperini dalla corsa all’Europa, che, giova ricordarlo, sarebbe una vera e propria impresa.

fonte ultimouomo.com

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By marcodalmen


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