30/03/2018 | 10.10
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Mi mancherai Mondo, by Sabrina Gandolfi

Risultati immagini per Sabrina GandolfiUn ricordo molto bello della giornalista RAI (milanese di origini bergamasche) Sabrina Gandolfi


Oggi non ho avuto il tempo per pensare troppo.
Ho avuto tanto da fare, da correre, non mi sono fermata se non negli ultimi 10 minuti della giornata lavorativa.
Così, dicevo, ho pensato poco alla morte del Mondo. Forse non volevo.
Perché noi ci giriamo intorno con i rip, le terre lievi e i cieli alti, ma si chiama morire. Poi, mentre guidavo x andare a casa, ho pianto, anche per egoismo, volevo chiacchierare con lui ancora un po’. Ogni tanto, a cadenze abbastanza regolari, ci sentivamo, parlavamo dei “suoi” ragazzi dell’ospedale di Rivolta che allenava ad essere più forti dentro e fuori, del prof. Cerizza, con cui ho condiviso i singhiozzi oggi al telefono e con cui ormai il Mondo formava un duo straordinario, del calcio che sta cambiando, del nervoso per una partita, o della gioia per un’altra. Ci scappava del sano gossip, e un “quand’é che passi a Rivolta? ho fatto il salame, ne porti a casa un po’ e lo mangi coi tuoi”.
Quando andavo da lui per un’intervista ci incontravamo nel suo ristorante preferito e si lamentava perché cercavo di stare a stecca e poi andavamo all’ospedale di Rivolta a trovare i ragazzi.
Parlavamo di mio fratello che non c’è più e sapeva dirmi le cose giuste, anche crude, quelle che dicono i saggi e se si finiva sul lavoro mi faceva forza con un bel: “ma cosa te ne frega di quello/a lì? dai, forza, andare avanti, su”! Se volevo un parere su un giocatore ci azzeccava sempre.
Nel mio anno professionale più difficile, l’anno della Domenica Sportiva per capirci, era ospite fisso, era la mia áncora. Non mi ha mai lasciata sola nei momenti di difficoltà - pesanti peraltro - mi mandava un messaggio, mi chiamava, mi dava una pacca sulla spalla e via. Attenzione, non era bonario, era tosto, rude, mi dava di quelle strapazzate, non mi ha mai compatita, né consolata, ma caricata sì, eccome.
In onda c’era. Con la testa e con il cuore, diceva ciò che pensava senza troppi giri di parole, a volte criticato come tutti quelli che non vogliono compiacere nessuno. E parlava della sua malattia come si parla di qualcuno che ci sta pesantemente sulle scatole e che per questo non l’avrá vinta.
Conosceva il calcio davvero e conosceva l’animo delle persone.
Gli rompevo spesso le balle con le interviste, le idee, facciamo questo, inventiamo quello, cosa ne pensi... non mi ha mai sottovalutata né mandata a quel paese e quando x il reparto ospedaliero di cui si occupava ha avuto bisogno lui, per una sola volta, io sono corsa orgogliosa e ho cercato di dare voce a persone i cui bisogni spesso non fregano a nessuno anche per restituirgli la pazienza che ha spesso avuto con me.
Era così orgoglioso della sua famiglia, di sua figlia Clara che gli curava anche la pagina fb perché “io non ci capisco niente di quelle robe lì, fa tutto lei che è brava“.
Io gli volevo bene un casino e credo mi ricambiasse, anche Clara me lo ha scritto riempiendomi il cuore di gioia mista a nostalgia e gli occhi di lacrime come ora che non riesco a finire una frase qui mentre scrivo che mi si bagna l’ipad di continuo.
A voce tutte ste cose non mi venivano.
Mi mancherai Mondo, tanto, anzi tantissimo.
Avevo tante altre cose da dirti.
Ciao

Sabrina Gandolfi

By staff
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