Il modello-Atalanta: giovani, italiani e spensierati

03-03-2017 08:03 3 C.

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Facendo bene calcio, alla fine i frutti si raccolgono. Lo sa bene l’Atalanta, con un modello invidiato da anni da mezza Italia. Tanti ragazzi lanciati, un settore giovanile all’avanguardia con strutture e persone di alta qualità. Attrezzature e conoscenze. Investimenti e campioncini fatti in casa. Unica pecca, fin qui, i risultati che avevano relegato la Dea alla parte medio-bassa di classifica, fin dal 2011/2012, anno del ritorno in Serie A. Anche prima, da inizio 2000, qualche buona stagione ma mai oltre il 7°-8° posto. Mai, insomma, in Europa.

Un modello invidiato che quest’anno sta trovando anche risultati importanti. Giovani, italiani, spensierati. Un ambiente che vive di entusiasmo, un allenatore che sa far giocare un bel calcio alle sue squadre. E che a Bergamo ha trovato consacrazione, pur con scelte inizialmente discusse. Come mandar fuori Marco Sportiello, ad esempio, giovane emergente negli anni passati (da gennaio arrivato in viola). Oppure non far giocare Alberto Paloschi, il più pesante acquisto (oltre 6 milioni) degli ultimi anni.

Ci sono, poi, i giovani lanciati (o ri-lanciati), con plusvalenze milionarie già fatte o in programma. Gagliardini, dopo sei mesi da protagonista in A, è andato all’Inter in prestito da 2 milioni e obbligo di riscatto a 20 tra due anni. Caldara, invece, è stato prelevato dalla Juve per 15 milioni + 6 di bonus, rimanendo in prestito a Bergamo. Due prodotti ‘puri’ di Zingonia, due maxi plusvalenze. Al loro posto altri due giovani: l‘ex viola Gianluca Mancini già ufficializzato per giugno, Bryan Cristante in prestito e futuro nuovo talentino da ri-lanciare. Per Gasperini, poi, altri ragazzi pronti a ‘volare’: Petagna, cresciuto nel Milan, arrivò per 1 milione di euro, ora vale già 10-15 volte di più. Kessie è arrivato dalla Costa d’Avorio per circa 300 mila euro, ora vale oltre 15 milioni ed è seguito in Italia e in Europa. Conti è un altro prodotto di Zingonia, cresciuto in nerazzurro e ora dal valore di oltre 10 milioni. In rampa di lancio c’è anche Spinazzola, che però è in prestito dalla Juve. Ma altro ragazzo valorizzato alla grande.

Per non parlare dei colpi in uscita degli anni passati. Nell’estate 2016 venduto De Roon a 15 milioni al Middlesbrough (era arrivato per 1,5 milioni l’anno prima), nel 2015 ceduti a gennaio Grassi al Napoli per 8 milioni, poi in estate Benalouane a 7 milioni al Leicester (era arrivato per 1 milione), Baselli e Zappacosta (due prodotti di Zingonia) al Torino per oltre 10 milioni. Nel 2014 ceduti Bonaventura (prodotto nerazzurro) al Milan per 7 milioni, Livaja al Rubin Kazan per 6,5 milioni, oltre che Consigli (altro prodotto di Zingonia) al Sassuolo per 3 milioni. L’anno prima ceduto Peluso per 5 milioni alla Juve. Nel 2012 venduto Gabbiadini (altro prodotto del vivaio) alla Juve, per 11 milioni complessivi tra comproprietà e futuro riscatto. Nei due anni precedenti, le cessioni di due prodotti di Zingonia, Padoin e Guarente, a Juve e Siviglia entrambi per oltre 5 milioni.

Insomma, negli ultimi 6 anni si parla di plusvalenze pure da oltre 125 milioni. Con altri 40 milioni che potrebbero entrare in estate con i gioielli in vetrina. Quasi tutti giocatori fatti in casa, prodotti di Zingonia. E quasi tutti italiani. Per questo il modello-Atalanta è invidiato da molti, e preso ad esempio anche adesso che la Fiorentina deve ripartire. Proprio con l’italianizzazione nel mirino, proprio con Chiesa e Bernardeschi destinati ad essere la base del prossimo futuro. Insieme a Saponara, a Sportiello, ad Astori, ad altri giovani e italiani che potranno venire (dal mercato e dalla Primavera).

Resta da conciliare, semmai, il rapporto tra lancio dei giovani e risultati sul campo. Perché nei fatti, per l’Atalanta è la prima corsa in zona Europa: mai era arrivata nei primi 7-8 posti negli ultimi 20 anni ed oltre. Un’annata favorevole, insomma, figlia di una programmazione e un modo di fare calcio che funziona, dalle fondamenta. Obiettivamente, però, bisogna non lasciarsi trascinare troppo dall’‘erba del vicino che è sempre più verde’. Perché in quanto a risultati, la Fiorentina in questi anni è stata ben più competitiva dell’Atalanta. Fin quando ha saputo e voluto far calcio. Piazzamenti europei, esperienze in Champions ed Europa League. Modi diversi di fare calcio, ma anche risultati diversi. Prendere come esempio il buono del modello-Atalanta, insomma. Ma fondamentale sarà tornare a fare ‘davvero’ calcio, se la Fiorentina vuole ripartire e rilanciare. Tornare ad investire ‘davvero’ sui giovani, su ragazzi di prospettiva e qualche giocatore già pronto. Come era stato fatto fino a qualche anno fa, in fin dei conti. Come non è stato fatto negli ultimi 2-3 anni.
E la fine del percorso non poteva che portare all’attuale anonimo ottavo posto, fuori da ogni obiettivo da fine febbraio.

fonte  fiorentina.it

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By marcodalmen


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