Power Play

23-11-2016 04:44 16 C.

È stato come assistere all’improvviso assalto di una nave pirata ad un mercantile. Semplicemente la Roma non ha più potuto fare nulla. Il secondo tempo di Atalanta-Roma è stato epocale: credo che poche altre volte si sia visto giocare i nostri in questo modo. Sembrava di vedere un infinito power-play dell’hockey su ghiaccio: non i classici centoventi secondi giocati in un’unica direzione, bensì un’abbondante mezz’ora. Dettaglio di una certa importanza: in campo le squadre erano in parità numerica.

Non saprei dire se questa vittoria sia stata più un godimento per i giocatori in campo, che se la sono presa, o per la gente sugli spalti, che se l’è gustata. Dico però che questa è la vendetta nerazzurra della sconfitta interna col Malines. Non lo abbiamo mai saputo: non potevamo capirlo, perché non avremmo mai immaginato di vedere i nostri ribaltare in questo modo una partita che si era messa in salita. Eppure è successo.

Quando il Malines raddoppiò a Bergamo, la partita si spense. Quando l’altro giorno la Roma ha segnato, la vera partita è iniziata: probabilmente, nello spogliatoio.

L’unica squadra considerata la vera alternativa alla Juventus in campionato, è stata letteralmente presa a pallonate dai nostri. Sono sicuro che molti degli ex-nerazzurri del passato, di pochi mesi o di un’intera carriera, avrebbero dato un anno della loro vita pur di essere in campo ed essere protagonisti di questa vittoria inattesa ma bramata da tutti.

Cosa potrebbe avere provato Stromberg? Gli sarebbe piaciuto essere in campo? E Bellini? Garlini? E chi fra noi tifosi era sugli spalti del nostro vecchio stadio, avrebbe mai pensato di poter provare questo orgoglio, al di là della soddisfazione arrivata grazie ad una vittoria tanto desiderata come questa?

Cosa può provare un ragazzo bergamasco arrivato da poche settimane a vestire la casacca della squadra di cui è tifoso, nel momento in cui diventa protagonista assoluto di una vittoria come questa, maturata davanti alla sua gente? Cosa avrà pensato quel martello di velluto nero messo all’ala destra nel finale della partita, sulla scala che lo ha riportato negli spogliatoi dopo il saluto alla Curva Nord? E Gasperini? Cosa può avere provato quando ha udito il triplice fischio finale?

E Antonio Percassi? Avrà mai pensato di riuscire a vedere la sua Dea vincere una partita in questo modo?

La risposta è solo una: non lo sapremo mai.

Spero di sbagliare, ma credo che nella partita contro la Roma, l’Atalanta abbia toccato non solo il vertice massimo della stagione, ma probabilmente anche il momento più alto del calcio nerazzurro degli ultimi venticinque anni, e forse anche di più. Chi era in campo contro la Roma, forse per un solo istante, ha smesso gli abiti del professionista per entrare nelle pagine d’oro della storia della Dea.

Ma lo sport è (anche) altro. Dopo una grandissima vittoria, come dopo un tonfo, c’è un’altra partita da giocare. Come sempre, come ogni maledettissima domenica, qualcuno sarà lì pronto a farti la festa. Queste sono le regole dello sport. Questa è anche la vita.

Che a nessuno venga in mente di mollare nemmeno un centimetro: il campionato inizia sempre settimana prossima.

 

BY GOALIE

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By Staff di Atalantini.com


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