Presentato l’ultimo libro di Secundus, l’ex di Atalantini.com

19-06-2019 12:15 10 C.

La veronica di Secundus

Il suo marcatore aveva il compito di marcarlo ovunque. Anche fuori dal campo.
Arretra fino quasi alla sua area, Ilicic. Hugo lo bracca fino lì. Allora Josip s’inventa una “veronica”. Lascia il suo secondino sulla zolla e se ne va. Verso la porta avversaria. Verso il gol.
Una veronica. Cos’è una veronica?
Un gesto tecnico senza inizio e senza fine. Che nasce da un attimo e finisce in un attimo. Un gesto che tutti vorrebbero fare, ma che solo pochi sanno fare. E pochissimi fanno nel momento esatto in cui serve. Perché la veronica non è sempre.
Questo libretto, Gasp La Gasperineide, è la veronica del nostro Secundus. Stefano Corsi. L’Ilicic della penna.
Che Stefano fosse uno scrittore sopraffino, lo avevamo già capito. Il suoi libri di Atalanta, i suoi romanzi letterari (“Una piccola patria” e “Non nevica, non nevicherà” su tutti)ci avevano dato la dimensione di un professionista di serie A della penna, ma questo libricino di sessantuno pagine, questa “veronica” letteraria, ci ha certificato un fuoriclasse. Un Josip Ilicic letterario.
Stefano è un drogato di Atalanta. Ci piace ricordarlo come il Secundus che più di tre lustri fa, insieme a qualche altro pazzo, diede vita a questo sito che ci ospita. Che ora si chiama atalantini.com, allora Pride of Berghem.
I suoi racconti hanno dato livello e spessore a questo sito.
Stefano è un drogato di Atalanta ed un innamorato di Gasperini.
Un innamorato che cammina lassù, sopra un filo. Bilanciandosi con, da una parte, l’amore folle per l’allenatore canuto di Grugliasco e dall’altra il timore che questi ci lasci per altri lidi. Una paura che lo attanaglia ogni fine campionato.
Da lì nasce questa “veronica”letteraria.
Un poema in endecasillabi raccolti in quarantacinque ottave per ogni canto. Un proemio e tre Canti. Uno per ogni stagione di Giampiero a Bergamo.
Tecnica letteraria difficile. Da “piedi buoni”. O meglio, mani buone, trattandosi di uno scrittore.
Una pazzia letteraria, che come ogni “veronica” nasce senza che ci si pensi e si completa nello spazio di un attimo. Infatti, Stefano ha composto questo gioiello fra la finale di Coppa Italia e l’ultima di campionato, che ci è valsa la Champions League.
Ad ogni Don Chisciotte corrisponde un Sancho Panza. Un personaggio che ne bilanci il peso, che ne convogli e ne diriga la pazzia. E il Sancho Panza di questa “veronica” letteraria è Marcello Ginami, storico fisioterapista dell’Atalanta e fedele amico dell’autore. Il primo ad aver saputo dell’idea della Gasperineide e il fedele scudiero che ne ha indirizzato le energie.
Il testo, per gli atalantini veri, è un fulmine che illumina i ricordi delle tre annate Gasperiniane. Come i fulmini, sprigiona una luce fortissima, momentanea, che fissa l’istante e lascia poi al lettore la facoltà di assaporare il ricordo racchiuso nell’ottava appena letta.
L’autore ha scritto nel metro dell’Ariosto, ma insiste nel dire che lui non è l’Ariosto. E ci crediamo, perché non sono certo che lo scrittore rinascimentale sarebbe riuscito a far cantare rime con Grusgliasco, oppure con Borussia o addirittura con Nestorovsky.
La Gasperineide è una lettura per Atalantini. Per quelli che si sono fatti il palato fino con le partite del Gasp e con le giocate dello sloveno e del Papu. Che hanno imparato a godere del lato sopraffino delle cose, che siano esse di sport o di letteratura.
Non è una lettura da spiaggia. E’ una “veronica” letteraria. Che arriva inattesa. Folgora e lascia una cicatrice.
Chiudiamo con una confidenza strappata all’autore e al suo fedele scudiero.
L’opera era venuta pronta poco prima dell’ultima partita. Il raggiungimento della Champions era l’auspicio per dare ancora più spinta al valore della trama. Ma, come si sa, Stefano è un innamorato folle del Gasp e le parole nella conferenza post partita, il cinguettare su sky con Capello e Caressa ne avevano minato lo spirito, certo che il mister ci avrebbe lasciati.
Allora, durante la notte ha riscritto l’ottava finale. In tenore più triste, sulle corde di un tradimento amoroso. Ma la metrica, la musicalità, il suono s’incastravano in grumi che all’autore non piacevano.
Così ha deciso di darlo alla stampa con il finale originale. Immediatamente. Prima che arrivasse la decisione definitiva del mister.
Ed ora siamo qui con l’autore, tutti insieme, ancora a sognare.
Sulle ali dell’ottava finale del libro.

Perché comunque in queste tre stagioni
di reti, punti e record frantumati
ben oltre il meglio delle previsioni,
il nostro mister coi suoi risultati,
che han superato tutte le illusioni
giungendo infine ad esiti impensati,
ci ha dimostrato –e ne avevam bisogno-
che nella vita ciò che conta è il sogno.

Rodrigo Dìaz

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By Staff di Atalantini.com


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