Scoprendo Malinovskyi: l’ucraino che conquisterà l’Atalanta

17-07-2019 09:49 9 C.

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Una storia d’amore può definirsi tale solo se costellata di difficoltà. Gli ostacoli sono un costante banco di prova che verificano la reale concretezza del sentimento professato. Se il rapporto fosse piano, omogeneo, privo di imprevisti e problemi da risolvere, non sarebbe reale. Sarebbe fantasia, più che vita.
E allora quella tra Ruslan Malinovskyi e l’Atalanta ha le carte in regola per diventare una storia d’amore a tutti gli effetti. Il giocatore deve ancora indossare per la prima volta la maglia neroazzurra, ma già ci sono state montagne da scalare, o quantomeno da aggirare, per far sì che il matrimonio tra l’ucraino e la Dea avvenisse. Un corteggiamento durato più di un mese che ha reso ancora più dolce la buona riuscita della trattativa.

Il Genk, ormai ex squadra di Malinovskyi, ha prima accusato l’Atalanta di “aver trattato direttamente con il giocatore senza un accordo precedente tra i club”; poi l’ha avvisata che c’era una spietata concorrenza sul giocatore (Sampdoria e Borussia Dortmund su tutte), e infine ha minacciato quest’ultimo di non farlo partire. Alla fine il buonsenso ha prevalso, e come in una favola che si rispetti c’è stato il lieto fine. Anche se parlare di finale è improprio. Perché il bello, proprio come il difficile, non è neppure cominciato. Ma Malinovskyi è già pronto a tendere la mano all’Atalanta e a guidarla per le prossime stagioni.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

LA LEGGENDA DI ZHYTOMYR

Ruslan Malinovskyi è nato il 4 maggio 1993 a Zhytomyr, cittadina che si trova a nord ovest dell’Ucraina. 61 km quadrati, 267 mila persone e una leggenda che aleggia sulla fondazione della città e la colora: voci dal passato sussurrano che Zhytomyr sia stata fondata nell’884 dalla tribù slava dei Dreuljani e che sia nata su una collina, dove tutt’oggi su una lastra in pietra sia incisa la data della sua creazione, per l’appunto 884. Se così fosse, ben presto ci potrebbe esser bisogno di trovare lo spazio per un’altra lastra da dedicare a Malinovskyi, perché il talentuoso centrocampista è pronto a portare in alto il nome di Zhytomyr.

Cresciuto calcisticamente nel Fc Polyssa Zhytomyr, Malinovskyi ha attirato ben presto su di sé i riflettori del grande calcio europeo, tanto da entrare nello Shakhtar Donetsk nel 2005, all’età di 12 anni. Da lì tutta la trafila nel settore giovanile dei Minatori, sino al prestito nell’estate del 2012 al FK Sevastopol II, squadra di secondo livello in Ucraina. 1 partita da titolare, oltre a ulteriori 13 spezzoni di gara, 1 rete e il ritorno allo Shakhtar. Subito un nuovo prestito, stavolta per due anni, allo Zorya Luhansk, che gioca in Prem’er Liha, prima divisione ucraina. Qui le prime reali tessere del proprio mosaico personale che vengono collocate: si divide tra la trequarti e la mediana, con risultati migliori nella zona più avanzata del campo; inizia a sviluppare qualità di gioco notevoli; arricchisce il proprio bagaglio con una buona dose d’esperienza e realizza 13 gol e 11 assist.

Tutto buono, ma non abbastanza. Allo Shakhtar Malinovskyi non convince. E allora lo presta ancora, ma stavolta non lo riavrà più indietro. Il Genk è pronto ad accoglierlo nella propria dimora e se lo terrà stretto.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

 

I 245 GIORNI DELLA SVOLTA

Prima il prestito, poi il riscatto a 2 milioni di euro. In un anno e mezzo Malinovskyi si è preso senza troppi complimenti il Genk, come ampiamente prevedibile. Solo che nel mezzo c’è stata una variabile che avrebbe potuto mandare in tilt ogni previsione razionale: il 2 maggio 2016 il ginocchio cede, il crociato si rompe e il futuro di colpo si fa tetro. Dopo i primi 6 mesi soprattutto d’ambientamento vissuti in Belgio, all’inizio di maggio la vita, oltre che la carriera di Malinovskyi, subisce uno scossone. Quel futuro terso e luminoso a cui si stava avvicinando con fatica e determinazione si è improvvisamente trasformato in un oscuro presagio di fallimento. E il tutto nel giro di un istante. Giusto il tempo del legamento di cedere.

Ma lui non ha ceduto. Dal 2 maggio al 2 gennaio. 245 giorni di sofferenza, ma anche di lavoro e forza di volontà, 41 partite consecutive a cui non ha potuto prender parte, 3690 minuti dal sapore d’eternità nei quali ha assistito come uno spettatore qualunque alle partite della propria squadra. Ma poi la rinascita. Dalle proprie ceneri, proprio come una fenice, si è rigenerato, più forte di prima, ed ha piantato le sue solide gambe nel centrocampo del Genk. Da gennaio a fine stagione non si ferma più: gioca 26 partite da titolare, va in gol 7 volte e serve 9 assist ai compagni. L’anno dopo si specializza nel ruolo di centrocampista centrale, abbandonando quasi del tutto la trequarti. 42 presenze, 7 gol, 4 assist e un ruolo sempre più centrale nel Genk.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

Poi il salto finale. Chissà cosa rende così particolare Genk. Qualche traccia del passato, una rigogliosa natura, l’Albert Canal, corso d’acqua artificiale di modeste dimensioni e poco più. Eppure una quantità di talento sproporzionata. Courtois, Koulibaly, Ndidi, Milinkovic-Savic, De Bruyne, Beneteke, Bailey. Una quasi eccessiva fabbrica di talenti che solo negli ultimi anni ha riversato nel grande calcio europeo questa lista di giocatori aristocratici.
E per concludere, almeno per ora, il nostro Malinovskyi. L’ultima stagione da lui disputata è irreale. Ha maturato tutte le sue qualità in pochi mesi e le ha rese accessibili al pubblico per tutto l’arco dell’anno. 34 partite da centrocampista centrale: 11 gol, 11 assist. 13 partite da trequartista: 5 gol, 5 assist. Il Genk vince il campionato e lui è il leader.

26 anni sul passaporto. Circa 79 chili sulla bilancia, con 181 centimetri di altezza. Un centrocampista concreto, esperto e pronto all’atterraggio: d’altronde il grande salto già lo ha fatto, ora l’unico rischio è quello di schiantarsi.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

 

ELEGANZA, FISICITÀ, QUALITÀ, PRECISIONE

Solo che Ruslan Malinovskyi ha davvero tutto per atterrare con eleganza, stoppare il pallone e tirare una delle sue bordate da svenimento.
Il sinistro è il suo piede guida, ma anche con il destro ha dimostrato di saper sventagliare per 35 metri senza troppi problemi. Il fisico è di prim’ordine, sia in altezza che in solidità, perché quando entra in contrasto non lesina mai nel mettere la gamba. Forse anche troppo, data l’elevata quantità di cartellini presi. Il suo vero, unico, tallone d’Achille è la disciplina: 49 gialli, 2 doppie ammonizioni e 2 rossi in 211 partite totali giocate in carriera sono un dato esagerato, specie se si pensa che 39 ammonizioni, le due espulsioni dirette e quelle per somma di cartellini sono arrivate negli ultimi 4 anni.

Però la sua eleganza incanta. Il suo modo di accarezzare il pallone, anche con la suola, prima di farlo volare per decine di metri con astuzia e raffinatezza. La sua visione di gioco fa sì che la sua mente elabori passaggi ingegnosi che vengono concretizzati dalla precisione dei suoi piedi. Quello sinistro è in grado di disegnare traiettorie su calcio di punizione che lo rendono un vero specialista di quel campo. Quelle che partorisce sono tutte parabole forti e tese che prendono un giro insidioso e diventano troppo difficili per un portiere da decifrare prima che la linea di porta venga superata.

In campo nazionale domina, ma certamente il campionato ucraino o quello belga sono meno competitivi di quello italiano. E allora le statistiche dell’Europa League di quest’ultimo anno sono la prova che non è un fuoco di paglia il suo, ma una fiamma pronta a incendiare la Serie A.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

  • 2 assist in 7 partite.
  • 80 tocchi in media a partita(sempre nel vivo del gioco, nonché punto di riferimento per la squadra.)
  • 82% dei passaggi riusciti correttamente.
  • 1,4 passaggi chiave a partita.
  • 77,8% tackles vinti a partita.
  • 71% dribbling riusciti.
  • 70,6% duelli aerei vinti.

“Aveva potenzialità importanti. […] Gran professionista, serio, lavoratore. È andato giovane in Belgio e si è già fatto un bel bagaglio di esperienza internazionale. Ha un gran sinistro, efficace nei calci piazzati, nei lanci e soprattutto nel tiro. Non è rapidissimo nella corsa ma è dinamico e quindi lo trovi sempre pronto, inoltre è molto veloce nel far circolare palla e per questo è diventato un elemento chiave dell’Ucraina. […] Ha aerobiche importanti, fa in maniera egregia le due fasi ed è quello che chiede l’Atalanta ai suoi mediani. Pure per la Champions ha esperienza e caratteristiche giuste: somma più presenze lui in Europa di tanti che ora sono all’Atalanta.”

Un suo ritratto perfettamente tracciato da Carlo Nicolini, assistente di Lucescu ai tempi dello Shakhtar Donetsk.

L’ITALIA NEL DESTINO

E l’acquisto dell’Atalanta è figlio del destino. Lui che è sbocciato a Genk, città composta per un terzo dagli italiani per via degli accordi bilaterali del 1946, con i quali veniva scambiato il carbone belga per i lavoratori dall’Italia.
Poi il suo primo gol in nazionale ucraina è arrivato propri contro gli azzurri, nell’amichevole del 10 ottobre 2018 pareggiata per 1-1. Un gran gol di sinistro al volo per lui e una traversa su calcio di punizione lo hanno reso il migliore tra i suoi, ma forse anche il migliore in campo. Quella nazionale di cui ora è il faro del centrocampo: esordio avvenuto nel 2015 e da quel momento 20 presenze con la casacca della propria nazione, di cui ora ne è diventato una colonna portante.

Fonte immagine: profilo Instagram Malinovskyi.

Poi l’interesse della Roma prima, della Sampdoria poi, del Napoli in mezzo e dell’Atalanta che è riuscita a portarselo a casa. Insomma, il destino lo ha spinto da sempre verso l’Italia. Poi la Dea ha deciso di metter mano al portafoglio, di pagare 14 milioni al Genk e di assicurarsi la sua presenza nel prossimo centrocampo. Ai nastri di partenza parte un passo dietro a Freuler e De Roon secondo il parere popolare, ma Malinovskyi è molto più che una riserva.

Gasperini lo ha definito un “acquisto da Champions”.
Il giornalista belga Kjell Doms invece ne parla così:

“Un centrocampista piuttosto completo. Ha imponenti mezzi fisici, un’ottima tecnica e un bel tiro da fuori. Non a caso al Genk era proprio lui che si occupava di battere calci d’angolo, punizioni o rigori. È un centrocampista con spiccate doti offensive e una grande visione di gioco, direi che viaggia sulle orme di Toni Kroos o Ilkay Gundogan. Ruslan è diventato progressivamente il leader del Genk. Penso soprattutto alla scorsa stagione, nella quale dopo la partenza di Pozuelo è stato proprio lui a prendere per mano la squadra fino alla vittoria del campionato. Ha giocato a livelli altissimi e realizzato ben 16 gol e 16 assist pur essendo un centrocampista. È un classe ’93 e nella prossima stagione con l’Atalanta potrà sicuramente già fare un bel salto di qualità verso obiettivi e club sempre più ambiziosi. Lo vedo bene in Italia, Ruslan voleva cambiare Paese e l’Atalanta oggi rappresenta una buona scelta per lui”.

Le aspettative sono alte. Ma i mezzi per sfondare ci sono tutti.
Ruslan Malinovskyi è pronto.
Ora è il suo momento di prendersi l’Atalanta.
La storia d’amore è pronta a sbocciare.
D’altronde c’è una lastra di pietra sulla collina di Zhytomyr che attende di essere incisa con il suo nome.

fonte numero-diez.com

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By marcodalmen


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