Stromberg oggi: moglie, figlie, cucina e… Atalanta ancora nel cuore

15-02-2017 09:32 11 C.

L’angelo biondo” vive tra Bergamo e la Svezia, dove fa l’imprenditore nel settore alimentare

Stromberg oggi: moglie, figlie, cucina e... Atalanta ancora nel cuore

 Nei formidabili anni ’80, il campionato italiano vantava così tante stelle che persino le squadre meno blasonate potevano giovarsene. Una delle storie più belle di quel periodo aureo è quella che lega (ancora oggi) l’Atalanta a Glenn Peter Stromberg, “l’angelo biondo” venuto dalla Svezia.

Dopo essersi alternato tra pallone e ping-pong (arrivando persino alle qualificazioni olimpiche), il centrocampista dai lunghi capelli biondi esplose nel Goteborg, vincendo il campionato nazionale, due Coppe di Svezia e la Coppa Uefa 1982. Con la maglia dei “Blavitt” divenne il pupillo del tecnico Sven Goran Eriksson, che lo volle con se’ nel Benfica: in Portogallo, Stromberg vinse un altro campionato e sfiorò il bis in Coppa Uefa, cedendo in finale all’Anderlecht.

Nell’estate del 1984 fece il suo ingresso in Serie A, durante un mercato veramente stellare che vide gli arrivi di Maradona al Napoli, Rummenigge all’Inter, Socrates alla Fiorentina, Junior al Torino, Souness alla Sampdoria, Brigel ed Elkjaer al Verona, nonché Wilkins e Hateley al Milan. Inevitabilmente, quel frombolio di stelle finì col metterlo in secondo piano, anche perché il suo ambientamento a Bergamo non fu semplicissimo.

Il tecnico Nedo Sonetti lo trovava un po’ troppo compassato per i frenetici ritmi del calcio italiano e tra i tifosi si sprecavano le ironie sulla sua acconciatura: per Stromberg venne rispolverato il soprannome “Marisa”, che negli anni ’50 serviva per sbeffeggiare la scarsa vena pugnace di Giampiero Boniperti. In un campionato drammaticamente competitivo, al termine della stagione 1986/87 l’Atalanta retrocesse in B. Visto il livello degli avversari, non bastò avere in rosa giocatori più che dignitosi come Francis, Magrin, Progna, Prandelli, Osti, Limido, Incocciati e Andrea Icardi.

Che la “Dea” non fosse poi di basso livello lo dimostrò il cammino parallelo in Coppa Italia, dove i bergamaschi arrivarono fino alla finale: seppure sconfitti del Napoli, guadagnarono così la qualificazione alla Coppa delle Coppe, visto che Maradona e soci avevano vinto anche lo Scudetto e quindi sarebbero andati a giocare la Coppa dei Campioni.

Quell’estate fu decisiva nella storia d’amore tra Stromberg e l’Atalanta: il suo vecchio maestro Eriksson gli propose di raggiungerlo a Roma, per puntare allo Scudetto, ma lui preferì rimanere a Bergamo, dove il feeling con il nuovo allenatore Mondonico fu cementato anche dal comune amore per i Rolling Stones.

La stagione 1987/88 si rivelò davvero indimenticabile per i nerazzurri: oltre a riconquistare la Serie A, l’Atalanta entusiasmò l’Italia intera arrivando fino alle semifinali della Coppa delle Coppe. Contro i belgi del Malines, i nerazzurri persero 2-1 la partita di andata, subendo la seconda rete nel finale, ma lasciando ampie speranze per il ritorno. Al vecchio Comunale, stipato di tifosi entusiasti, Garlini segnò il rigore che significava qualificazione. Dopo un palo colpito da Daniele Fortunato, il Malines pareggiò con Rutjes e poi addirittura raddoppiò con Emmers.

A rendere ancora più amaro il verdetto, ci fu un intervento molto sospetto su Stromberg nell’area degli ospiti, ma lo svedese la prese con filosofia: “Ho rivisto quella partita solo una volta. Ero curioso di capire se davvero quel fallo su di me era in area oppure no. Clamoroso. Almeno mezzo metro dentro l’area: con quel rigore saremmo andati in finale con l’Ajax. Eravamo rimasti i soli in Italia a giocarci l’Europa, quel giorno tutta la città si strinse intorno a noi e l’emozione era incredibile. Fantastico”. 

Di Lorenzo Zacchetti per affaritaliani.it

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