Sway (dondola)

04-09-2022 12:58 0 C.

Riproponiamo il bel pezzo di Rodrigo Diaz scritto su Ilicic al termine del campionato scorso

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L’ultima volta che venni a Istanbul fu più di tre anni fa.

In mezzo c’è stata una Pandemia, tre Champions League della mia Dea, una guerra e il mondo che è irrimediabilmente cambiato.

Dal Tio ci sono stato poco più di una decina di giorni fa, per il suo compleanno. Non si è fatto trovare in casa, come capita sempre, il giorno del suo compleanno. E, come sempre, la bottiglia di Calvados gliel’ho lasciata accanto alla porta, dove si accuccia il cane Ernesto. Lì è al sicuro, nessuno la può toccare.

Charo invece l’ho vista il giorno prima di partite. Dopo più di una settimana si assenze e di telefonate non risposte. L’ho aspettata fuori dal supermercato, alla pausa per fumare una sigaretta. Non mi andava di partire senza avvisarla. Sono passato di là così, quasi per chiederle scusa.

Però, prima di raggiungere le sponde del Bosforo, mi sono fermato a Bergamo. Per la partita. Per l’ultima dell’Atalanta. Per Ilicic.

Le luci di Istanbul, sorvolandola, sono come le sirene di Ulisse. E mi perdo nel guardarle, mentre l’aereo si avvicina.

Le navi fuori dallo stretto, che con le loro lucine aspettano il mattino successivo. La lingua di mare scuro. La città infinita.

In albergo ci sono andato in taxi. Seduto sul sedile posteriore, con il finestrino abbassato.

Il profumo salmastro, l’aria carica di essenze bizantine, il buio scuro dell’oriente prossimo mi restituiscono un po’ di quello che rischiava di rimanere solo un tenero ricordo.

E, per assurdo, il tempo eterno di Istanbul mi ricorda che, invece, il mio scorre inesorabile. E non può tornare indietro.

El Tio è invecchiato. Anche Charo ha ceduto ai segni del tempo che, però, l’accarezzano con una tale leggerezza da farla diventare ancora più bella. I suoi figli sono ormai dei giovanotti che cavalcano gli anni più belli della loro vita.

Domani incontrerò Deniz.

Anche lei sarà invecchiata. Magari il tempo avrà modellato anche i suoi lineamenti mediorientali, per renderli eterni.

E Bulent, suo marito, avrà la pancia che tocca a tutti, passati gli “anta”. E i loro figli, chissà.

È scesa una pioggerella tenera. Ha rifrescato.

Dal balcone della mia camera, là in fondo, si vede Sultanhamet. Santa Sofia. La sua cupola stupenda. E i minareti della Moschea Blu che fendono il nero della notte. E le acque increspate del Bosforo.

Sono ancora qui.

C’è stato un tempo in cui ho avuto paura che non potesse più succedere.

C’è stato un tempo in cui ho temuto di non vedere più Ilicic.

Sul balcone, nella frescura bizantina, con una Efes a farmi compagnia, ho acceso la musica. Ho scelto “Sway” (dondola) magistralmente interpretata da Julie London e ho pensato a lui.

“balla con me / fammi dondolare/

come l’oceano pigro accarezza la riva / fammi dondolare ancora…

In pista ci possono essere altre che ballano / cara, ma i miei occhi vogliono vedere solo te…

quando dondoliamo mi sento leggero / posso udire i suoni dei violini /

ancora prima che inizino…”

Forse, l’altra sera è stata l’ultima volta che l’ho visto dondolare con la maglia più bella del mondo. Ma, seppur appesantito dal tempo e dalla cattiveria dei pensieri oscuri, mi è parso sereno.

La brezza accarezza la notte di Istanbul.

C’è stato un tempo in cui nuotavo contro il tempo, come facevo da ragazzo controcorrente nel Rio Ulzama, poco più a valle delle cascate di Trinidad de Arre.

Ora, mi lascio trasportare dalla corrente del tempo. Come el Tio. Come Charo. Come Deniz.

Come Ilicic.

E mi godo con estrema tenerezza quello che è stato. Tre Champions League, due Europa League, due finali, Dortmund, Londra, Liverpool, Manchester, Madrid, Leverkusen.

Mi lascio trasportare dal tempo e aspetto quello che verrà. Qualunque esso sia, non cambierà la mia fede. E credo che la bella storia della Dea non sia finita qui.

Il rumore del traffico si sente appena.

La voce magica di Julie London riempie il cielo di Istanbul.

“quando dondoliamo mi sento leggero / posso udire i suoni dei violini /

ancora prima che inizino…”

 

Grazie Josip

 

 

                                                                                 Rodrigo Dìaz

 

 

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By Staff di Atalantini.com


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