Un passo in avanti dalle risorse offensive già in casa?

Da Krstovic a Samardzic passando per Maldini e Kamaldeen, Finora la Dea ha avuto poco dalle alternative soprattutto offensive. Ed è ciò che manca per trovare continuità
Di desideri da esprimere e realizzare nella sua carriera da allenatore Raffaele Palladino ne ha tanti: ha trascorso giusto tre anni e pochi mesi in panchina tra Monza, Fiorentina e ora Atalanta. È ancora alla caccia del suo primo trofeo, di nuovi successi. Insomma, nella sua personale letterina a Babbo Natale per queste festività il tecnico nerazzurro ne avrebbe potute scrivere tante di cose.
C’è però una cosa che il tecnico sembra voler prima di tutto trovare sotto il suo albero: un passo in avanti da chi finora non ha dato il massimo del suo potenziale tecnico alla causa. Insomma, le risorse già in casa che finora hanno deluso le aspettative in termini di rendimento in campo. Coloro che, quando chiamati in causa, non sono riusciti ad esprimersi con continuità. Le cosiddette seconde linee, che nell’era dei 5 cambi sono oggettivamente un po’ meno ‘seconde’, anzi, spesso sono quelle che determinano nei finali di partita.
Va da sé che la concentrazione sia soprattutto nel reparto offensivo. Per esempio due nuovi arrivi come Nikola Krstovic e Kamaldeen Sulemana, che non segnano da tre mesi e sono fermi ad appena 2 reti, contributo decisamente scarno rispetto al loro valore d’acquisto e alle aspettative.
Il montenegrino ha segnato solo in una partita su 19 disputate, quasi la metà da titolare e per un totale di 874 minuti. Per fare un raffronto, Scamacca in 870 minuti ha segnato 6 reti, in 5 partite diverse e su 15 in cui è sceso in campo. È chiaro che il livello tra i due sia differente e la loro storia personale lo racconta, oltre al campo, ma c’è bisogno che il numero 90 ex Lecce, pagato 25 milioni di euro, sia di nuovo un fattore positivo.
Lo stesso vale per l’ex Southampton, che ha subito particolarmente il rientro di Lookman che ha monopolizzato le gerarchie sul lato sinistro dell’attacco. Non può essere però una scusante: la concorrenza ai livelli in cui l’Atalanta compete deve essere la quotidianità e saperla gestire deve essere una caratteristica di ogni giocatore.
In questo senso l’esempio virtuoso è a centrocampo: Brescianini e Musah sono, insieme a Scalvini, sul podio ‘al contrario’ per minutaggio, ma quando chiamati in causa hanno dato risposte positive. Cosa che non si può sempre dire invece per chi sta nel reparto offensivo. Come altri due nomi: Lazar Samardzic e Daniel Maldini.
Il primo è finora ‘uomo di Champions’, nel senso che a lui si devono i tre punti di Marsiglia con quella perla finale e l’ottimo impatto contro il Brugge a fine settembre, quando ha segnato il rigore del pari e propiziato il gol vittoria. Per il resto in campionato ha segnato contro il Como e inciso contro il Cagliari.
Da uno col suo talento però ci si attende parecchio di più, soprattutto in termini di imprevedibilità: Palladino sta provando a svilupparlo come esterno destro, facendo un’operazione alla Ciurria, trasformato a Monza da seconda punta a quinto di fascia destra, per l’appunto. Esperimenti in corso di valutazione, ma comunque soluzioni perlopiù emergenziali.
Per quanto riguarda Maldini, invece, il discorso dell’incompiutezza si amplifica: sin dal suo arrivo ormai un anno fa non è stato mai in grado di piazzare la giocata decisiva. Sì, ha segnato a maggio contro Genoa e Parma, ma si trattava di partite che per l’Atalanta non contavano più nulla. Di segnali ne sono arrivati, sempre contro i liguri: i gol sfiorati in Coppa Italia, l’espulsione di Leali causata da una propria iniziativa. Ma il “vero Daniel” menzionato dallo stesso Palladino , che a Monza lo ha voluto e lo ha cresciuto, ancora non si è visto.
L’Atalanta però non può più aspettare: ne ha bisogno subito. Di lui come degli altri. Non solo perché l’assenza momentanea di Lookman causa Coppa d’Africa offre ai quattro l’occasione di mettersi in mostra, ma anche perché ora arrivano Inter, Roma e Bologna. E se lo stesso allenatore li ha definiti “scontri diretti”, un motivo evidentemente c’è.
Ah, già: e il mercato? Beh, con una rosa da 22 giocatori di movimento con molteplici soluzioni per ciascun ruolo (e le liste già belle piene) è difficile ipotizzare al momento piste specifiche. Molto dipenderà anche da eventuali uscite. D’altronde la sessione gennaio è fatta prima di tutto di opportunità. Se ci saranno, l’Atalanta le coglierà. Ma l’idea di base è che non verranno fatte forzature. Per tutto il resto, c’è sempre Babbo Natale.
fonte bergamonews.it