Field of Dreams, il campo dei Poeti Guerrieri

22-11-2017 04:44 30 C.

Devo averlo già citato, forse piu’ di una volta e d’altro canto 15 anni su questo sito cominciano ad essere veramente tanti e io rincoglionito.
Mi riferisco a “L’uomo dei sogni”, quel film con Kevin Costner incentrato sul baseball. Profondamente americano ma anche profondamente mistico.
Il titolo in inglese è un po’ diverso, “Field of Dreams” vuol dire il “Campo dei Sogni” e, per chi non avesse visto il film che ha ormai 30 anni, un campo da gioco per il baseball viene costruito in mezzo ai campi di grano dell’Iowa perche’ il proprietario sente strane voci che gli intimano di farlo.
Una volta completato viene raggiunto dalle buonanime di campioni defunti di quello sport e, in ultimo, da suo padre, mancato decenni prima.

Non mi piace il baseball, non lo capisco proprio, ma alcune frasi di uno dei fantasmi in tenuta da gioco d’antan, scuotono nel profondo:
“Mio Dio, quanto amo il baseball”. Perchè ricorda l’umidità dell’erba, il suo odore, oppure quello del cuoio dei guantoni o, ancora, quello dell’olio canforato durante i riscaldamenti.

Penso che chiunque di quelli tra noi che ha giocato al calcio, anche solo tra amici, conservi percezioni sensoriali simili, magari meno nobili, come il sapore acre della terra battuta o il disagio dato da una maglietta o da un calzino bagnato, il freddo del palo cui appoggiarsi sui corner o i pantaloncini sporcati di gesso dopo un contrasto, e che sia legato ad esse per sempre come per sempre si ricordano i primi baci o le persone che ci hanno lasciato.

Un ritorno alle origini simili a quello che coinvolgerà migliaia di noi, domani. Perchè per tante generazioni di ragazzi Liverpool non ha rappresentato un’importante snodo commerciale dell’Inghilterra centrale quanto piuttosto LA capitale del calcio per decenni.
E per tanti ragazzi che furono il semplice concetto di un’Atalanta che gioca, per qualcosa di ufficiale, nella città dei Beatles è un qualcosa che esula dalla comune percezione per sfiorare l’ambito onirico.

Sono stato sempre profondamente convinto che la mentalità di noi, tifosi dell’Atalanta, racchiuda qualche similitudine con il modo inglese di vedere il calcio. Nessuno, nessuno, e ribadisco, nessuno in Italia ha mai applaudito una squadra appena retrocessa sul campo o ha atteso il ritorno dei propri idoli dopo una sconfitta disastrosa per un abbraccio collettivo. L’hanno fatto in Inghilterra e in Scozia, e molte loro tifoserie, in Italia probabilmente solo noi.

Il nostro appoggio quasi incondizionato verso i giocatori, la convinzione che la spinta verso la vittoria provenga anche da noi sugli spalti, la voglia di voler veder prevalere la squadra attraverso il gioco corretto e l’impegno allo spasimo sono concetti tipicamente britannici di intendere il football. Noi siamo come loro. Quasi.

Ecco perchè raggiungiamo in massa Liverpool, perche’ torniamo alle origini del calcio e rendiamo omaggio a chi l’ha creato, facendo finta di non ricordare che, da noi, ce l’hanno portato piuttosto gli svizzeri che a loro volta l’avevano imparato in Inghilterra. Non torniamo dai nostri padri, vogliamo farci conoscere dai nonni mai conosciuti prima, “tirati insieme” col vestito della festa, “leccata” d’ordinanza dei capelli e scarpettine luccicanti di lucido.

E lo facciamo con la convizione che potrebbe essere una trasferta per sempre. Un “una tantum” che resterà nella storia, un onore concesso una volta tanto, ma “senza esagerare, eh, siamo l’Atalanta”. E fa niente se affronteremo i “cugini sfigati” di quella città, i Toffies piuttosto che i “Reds”, e che a loro questa partita dira’ meno di zero. Forse ricorderanno ancora l’andata e quel nostro primo tempo pazzesco, con loro a chiedersi chi mai fossimo e da quale steppa fosse arrivata, quell’orda scatenata in campo e sugli spalti.

Calpesteremo il Goodison Park, uno stadio che piu’ inglese non si puo’, ristrutturato piu’ volte ma in uno stesso spazio che racchiude 125 anni di storia, essendo stato inaugurato nel 1892 e che pure qualche scudetto e qualche coppa d’Inghilterra l’ha vista, e lo faremo da Poeti Guerrieri come Warrior Poets furono chiamati gli Scozzesi che nel 1314 sconfissero gli Inglesi a Bannockburn guadagnando la libertà, almeno per un po’.

E’ solo una partita ma, mio Dio, quanto amiamo il calcio e quanto l’Atalanta…

 

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By Staff di Atalantini.com


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