Siamo andati a trovare Carlo Beltrami, in Valgandino, vincitore di “Bake off Italia”, talent show italiano, trasmesso sul canale Real Time dal 29 novembre 2013, che si basa sulla sfida tra pasticceri amatoriali, un fenomeno televisivo internazionale.
Fenomeno il programma e fenomeno lui, nostro conterraneo e, c’e’ bisogno di dirlo, sfegatato atalantino

“E’ tutto merito delle donne della mia famiglia, mia moglie e le mie figlie che hanno avuto l’idea da uno spot televisivo. “Dai papa’ ci iscriviamo?”, “Va bene, ma la parte burocratica fatela voi…”. Avevo gia’ fatto i provini per Master Chef senza passarli e un po’ mi ero smontato

Invece stavolta, di li’ a pochi giorni mi è arrivata la telefonata di convocazione, con subito qualche domanda tecnica tanto per “scremare subito” l’eventuale possibilita’ che fossi un ‘fake’, visto anche che il canale tv aveva nel frattempo ricevuto circa 10000 richieste

All’appuntamento a Milano mi son presentato con ingredienti tipici delle mie parti, una frolla al mais con un frangipane al Mais, fichi secchi e cioccolato fondente, una cosa un po’ particolare che mi sono inventato lì per l’occasione e che è risultata vincente. Una volta saputo che ero passato e in trasmissione mi son preoccupato di sentire i miei, non avevo idea di quanto sarei stato via.

Col senno di poi è stato bello anche fuori dalla trasmissione, ho fatto tanti amici con i quali passavo la giornata insieme. Eravamo come in uno stage, confinati in alloggi in un bel residence e allora noi concorrenti, quando non potevamo tornare a casa, ci vedevamo, scambiavamo idee, andavano insieme a far la spesa e, manco a dirlo, mangiavamo insieme quello che preparavamo.

Non sembra ma è una trasmissione che impegna per diversi giorni anche con riprese esterne nelle quali mi e’ capitato persino di vestire pantaloncini dell’Atalanta, di Peluso per la precisione. A casa ho altre divise, su tutte quella di Morfeo, l’idolo del periodo quando seguivo di piu’ la squadra.

Non avevo mai pensato a vincere la trasmissione, proprio mai. Volevo solo starci dentro il piu’ possibile anche perche’ piu’ ci stavo e piu’ davo modo di farmi conoscere ma trionfare alla fine era tutto un altro paio di maniche. Mi è piaciuto nonostante giornate a volte pesanti che partivano con la sveglia alle 06.30 del mattino per finire a tarda notte, specialmente in occasione delle puntate conclusive.
In mezzo il trasporto per raggiungere gli studi, il truccho, molte prove e registrazioni, assaggi e quant’altro. Non ci davano pause e alla fine vincere è stato bellissimo

Nel programma hai nominato spesso l’Atalanta, una cosa molto bella è stata quando portavi il grembiule neroazzurro. Qual’e’ stato il tuo battesimo allo stadio, te lo ricordi?

Ricordo con piacere una delle prima, un Atalanta – Juventus dove perdevamo 1 a 0 con gol di Zidane e abbiamo vinto 2 a 1 al 92esimo con reti di Ganz e Porrini.
Ricordo tutte le due nostre sotto reti la nord dove ero solito andare, stadio quel giorno talmente pieno che coi miei amici eravamo in cima alla curva attaccati sulle balaustre e ai pali delle bandiere.
Avevo levato la mia cintura, l’ho fatta passare dietro il palo e me l’ero rilegata, praticamente ero attaccato come un salame. Bellissimo il gol al 92mo con la curva che si e’ riversata in basso e io costretto li’, appollaiato al mio palo da solo a festeggiare la vittoria…

Di quel periodo ricordo con piacere anche la promozione in serie A con la partita decisiva all’ultima giornata contro la Salernitana, bellissimo ricordo per un bellissimo momento. Ricordo piu’ di recente qualche partita epica come il 3-1 all’Inter di Ibra e il 3-0 sempre contro di loro (ho ancora la pagina della Gazzetta a casa).

Sono sempre stato atalantino e sto provando a inculcare la passione ai miei figli tra cui Giada che mi ha prestato l’album delle figurine che ho sottomano. Adesso sarà un paio d’anni che non vado allo stadio.

(FINE PARTE PRIMA)

Intervista di OMAR500