L’Atalanta è anche questa. Nel Maceratese un camp di solidarietà e professionalità nelle zone del terremoto. Da leggere

18-06-2017 22:20 2 C.

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Fabio Ubaldi

Si è concluso a Camerino (Macerata) il Camp dell’Atalanta F.C. cui hanno preso parte, negli impianti in sintetico del Centro Sportivo “Le Calvie” 66 ragazzi provenienti non solo dalla città ducale, ma anche dai centri limitrofi, tutti rientranti nel cosiddetto cratere sismico. Un “regalo” fatto dall’Atalanta ai bambini non solo di Camerino, ma dell’intero territorio colpito dal terremoto. Questo lo spirito con il quale la società orobica ha scelto gli impianti della città ducale che ha visto i 66 ragazzi allenarsi per una settimana agli ordini di mister Francesco Feula, responsabile scouting della società nerazzurra per la provincia di Brescia. Un’iniziativa nata per volontà del responsabile del settore giovanile del Camerino Ivano Falzetti, in accordo con il responsabile di zona dell’Atalanta Stefano Bonaccorso, che ha visto la presenza in campo, oltre che degli istruttori nerazzurri, anche di alcuni “nostri” allenatori che Francesco Feula ha tenuto a ringraziare personalmente: Massimo Di Luca, Francesco Baldi, Roberto Nasso, Alfredo Savi, Andrea Caprodossi, Fabio Del Natale, Riccardo Sardoni, Gabriele Cipoletta, Mauro Borioni, Marcello Di Cola, Carmine Fellone, Stefano Gubinelli, Marina Fiorentini, Franco.
Importante, dunque, la scelta di Camerino, come conferma lo stesso Feula. “La società mi ha chiesto una cosa importante – le sue parole – La solidarietà in sé può non essere considerata tale fino a quando non si viene sul territorio a verificarla tangibilmente con mano. Ognuno conosce solo ciò che sperimenta. Io non posso sapere realmente quello che la comunità di Camerino e dell’intero territorio ha subito come contraccolpo durante gli eventi sismici, le cui conseguenze sono ancora presenti e sembrano addirittura non avere fine. Grazie ad Ivano Falzetti, coordinatore del Camp, ho potuto toccare con mano la situazione, visitando la città fin quasi alla zona rossa”.

Che cosa ha potuto insegnare a questi ragazzi?

“Al Camp hanno partecipato molti bambini nati negli anni 2007/2011, mentre minore è stata la partecipazione dei più grandi. Così le esercitazioni diventano più ludiche, pur rimanendo spazio per l’esercitazione di carattere tecnico che hanno riguardato, su indicazione del nostro responsabile Stefano Bonaccorso, il passaggio, il tiro di precisione e il controllo con l’interno piede.
E’ questa una delle basi della filosofia di gioco dell’Atalanta caratterizzata dal possesso palla. Poi abbiamo lavorato per altri due obiettivi coordinativi riguardanti il salto della corda e la rimessa laterale. Può sembrare una banalità, ma se andiamo sui terreni di gioco ci accorgiamo che qualche bambino non sa mettere in campo un pallone. La coordinazione serve anche a questo perché le dinamiche di un pallone in traiettoria su una rimessa sono molto diverse da quelle di un pallone che rotola per terra”.

Quanto è difficile avere a che fare con i genitori che, magari, reputano il proprio figlio un campione?

“In venticinque anni di esperienza ho modificato quelle che ritenevo essere alcune mie certezze. Educare i genitori è assai difficile. All’Atalanta cerchiamo anzitutto di costruire l’uomo, di far diventare il ragazzino un adulto responsabile. Se, poi, ha anche le caratteristiche per emergere cerchiamo di formare anche il giocatore”.

Meglio un ragazzino con doti tecniche o fisicamente dotato?

“Il calcio è cambiato. Per arrivare in serie A ci sono degli step di altezza e di fisicità ben precisi. Poi occorre allenare anche la rapidità, la velocità, la resistenza. Nel calcio la fisicità non basta, perchè è uno sport di abilità tecnica. Oggi un attaccante di serie A percorre all’incirca 9 km a partita, la distanza che 15 anni fa veniva percorsa da un centrocampista di altissimo livello. Inoltre dobbiamo fare i conti con le altre nazioni europee nelle quali sono presenti moltissimi atleti che hanno origini africane e, quindi, molto più dotati fisicamente e atleticamente. Dobbiamo prendere ad esempio il loro modello, che è stato quello di azzerare tutto e ricominciare dalle Academy e dai settori giovanili”.

Tra i giovani con trascorsi atalantini anche Mario Balotelli e Jack Bonaventura. Cosa può dirci di loto?

“Mario Ballotelli è stato uno dei bambini che ho avuto la fortuna di allenare. Un ragazzo dalle grandi potenzialità, ma spesso il solo talento non è sufficiente. Su Bonaventura, invece, non posso fare valutazioni non avendolo mai allenato direttamente”.

Un Camp riuscitissimo, nato dalla collaborazione tra Ivano Falzetti ed il responsabile di zona dell’Atalanta Stefano Bonaccorso.

“Durante i contatti preliminari con Buonacorso ho voluto che lui vedesse con i propri occhi la nostra città – le parole di Falzetti – Visitando la zona rossa ho proposto di organizzare un Camp a Camerino per i giovani della nostra zona. E il progetto, fortunatamente, si è realizzato”.

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By Staff di Atalantini.com


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