Ad ogni compleanno dell’Atalanta penso sempre alla prima volta in cui la vidi, e al colpo di fulmine che ne conseguì.
Ero piccolo, tenevo per mano mio papà.
Era una domenica d’autunno piena di sole, con un cielo terso a far da cornice.
Ero emozionato mentre mi avvicinavo allo stadio, ma non immaginavo che quell’emozione di attesa fosse solo la punta dell’iceberg.
Comprammo il biglietto, ai tempi era facile, attraverso delle piccole fessure all’interno del muro direttamente dello stadio, da cui potevi scorgere ed immaginare soltanto la figura di chi era al di là.
Lo tenevo stretto, era colorato, da collezione e nella mia mente, più di 35 anni dopo, riaffiora addirittura un profumo.
“Che bello, papà “, gli dissi.
Sono sicuro che lo pensò anche lui.
Entrammo in curva sud, ricordo come fosse ora la lunga scalinata sul retro che porta in cima, con un occhiata distratta vidi molti uomini fare pipì nel bagno sotto, sorrisi.
Ricordo che le mie orecchie si tapparono, quasi stessi salendo al Curó, e i suoni e le voci mi apparirono ovattate.
Ma appena sbucammo dalla scala vidi l’enorme campo verde, lo stadio gremito, e l’aria fresca e il sole colpirono il mio viso.
Si stapparono le orecchie, come fosse esplosa una bottiglia di spumante a Capodanno, e i suoni, le voci, i cori e i colori mi raggiunsero fortissimi assieme ad un brivido indimenticabile lungo la mia schiena.
Strinsi forte la mano di mio padre, morsi il labbro inferiore con i denti, tirai la mano a mio papà e gli regalai l’unica cosa che potevo dargli, un sorriso di gioia.
Non finirò mai di ringraziarlo per avermi regalato il senso di appartenenza e l’amore per la nostra terra, non dando MAI importanza ai risultati.
Perché andare all’Atalanta, con lo spirito giusto, non è da tutti.
La tanto bistrattata vita da stadio mi ha trasmesso passione, orgoglio, amore e rispetto verso il prossimo.
Ora come padre, spero di esserne all’altezza, e di trasmettere altrettanto ai miei figli.
Intanto oggi sono 111 anni.
Nel sistema binario 111 corrisponde a 7, come le vite che ogni atalantino ha.
Perché sappiamo rinascere ogni volta, sempre con lo stesso entusiasmo.
Auguri a tutti noi.

Pagno