Al tempo della Rete

02-03-2019 09:59 8 C.

Internet ha avuto le sue origini in Arpanet, un sistema di interconnessione tra computer ideato in modo che ‘stesse in piedi’ anche in caso di collasso di parte dei punti di interscambio. Dietro si diceva ci fosse l’esercito americano e il concetto di porre in essere un meccanismo in grado di fronteggiare un attacco atomico su vasta scala.

Ringraziamo tutti vivamente che non sia mai servito per questo, il problema è che Internet è anarchico dalla sua stessa concezione. Anarchico significa senza regole e quando non ci sono le regole è la violenza e la prevaricazione a prevalere.

La deriva è tanto piu’ evidente quando si considerano i primi anni della Rete, meta’ anni ’90 dove la novità, nelle mani di un numero esiguo di persone rispetto ad oggi, imponeva maggiore rispetto dei protocolli e delle procedure. Quella netiquette che i diciottenni di oggi manco sanno cosa sia. L’avvento dei social ha poi fatto il resto connettendo il mondo virtuale a buona parte di coloro che ne erano rimasti fuori.

Il risultato attuale è una Rete diffusa a livello planetario e utilissima in ogni momento della vita di ciascuno ma permeata del marcio di chi trova facile la violenza e la prevaricazione sul prossimo. Un villaggio globale, è vero, ma di quelli al tempo della pietra.

Sto assistendo, in questi giorni, a diversi scenari che dimostrano l’escalation verso il baratro. Potrei farvi tantissimi esempi ma basta seguire un social qualsiasi, un forum, un blog per comprendere quanta violenza e maleducazione permeino l’Internet del secondo decennio di questo secolo.

Non si sottrae nemmeno l’ultimo episodio che riguarda quanto accaduto ai nostri tifosi a Firenze, sul sito ne stiamo dando grandissimo spazio.

Vorrei pero’ fare un discorso diverso, probabilmente poco popolare ed è quello di invitare tutti quanti ad un passo indietro. Perchè se dovessero venire accertate le responsabilita’ dell’Autorita’ nell’accaduto, per probabile eccesso di zelo o, molto peggio, ordini preventivi dall’alto, non dobbiamo dimenticare che, tra chi si fronteggia, non mancano padri di famiglia e brave persone che si mettono in gioco da una parte per la gloria sportiva della propria squadra e dall’altra per uno stipendio da portare a casa per sè e i propri cari.

E’ necessario un passo indietro di tutti. Di tutti.
Non chiedo nuovi Gandhi e apostoli della non violenza pronti a prendere randellate senza reagire, solo quello di interrompere una spirale che ci ha fatto perdere di vista il motivo scatenante che è lo stesso gioco del calcio che giocavamo da piccoli.

Rendiamoci conto di quanto intercorra tra i tafferugli e quella “messa” quotidiana cui partecipavamo ogni pomeriggio da ragazzini quando si “facevano le squadre” e si usava il golfino del fratellino per fare il palo sull’erba. Col fratellino stesso in porta, ovviamente.

E con in testa quell’immagine torniamo col pensiero a quel pullmann assaltato mercoledi’ sera. Non so di chi sia stata la colpa e non m’interessa, anche se un’idea me la sono fatta. L’importante è capire dove si sia arrivati e dove si rischi di finire.

E di fronte ad un avversario che continua a stravolgere le regole del confronto, a far diventare il gioco del calcio qualcos’altro e che, soprattutto, si aspetta che noi lo si colpisca piu’ forte mi piacerebbe da ex ragazzino amante del “fubal” interrompere la partita, consegnargli il pallone in mano e dirgli:

“Giocateci voi”

 

Calep

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By Staff di Atalantini.com


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