AtalAjax

07-03-2019 10:05 12 C.

Martedi sera in tv si potevano ammirare due spettacoli: uno teatrale, “Conversazione su Tiresia” scritto e interpretato dall’immenso maestro Andrea Camilleri, l’altro calcistico, la partita di ritorno degli ottavi di Champions tra Real Madrid e Ajax; certo c’era anche la partita del Borussia ma il “muro giallonero” a noi è rimasto sullo stomaco.

Potendo registrare la performance di Camilleri, mi sono dedicato alla sfida del Santiago Bernabeu. Più la partita prendeva anima e corpi, più l’ammirazione  cresceva per la prestazione degli “ajacidi” che stavano sbugiardando tecnicamente e tatticamente i campioni d’Europa.

I lettori chiederanno: ma che importa tutto questo con l’Atalanta ? Eccome se importa. Chi ha guardato la prova degli olandesi ha potuto subito pensare alle prestazioni dei nostri beniamini. Intensità, velocità, pressing degli olandesi, tra l’altro tutte virtù calcistiche inventate da loro negli anni Settanta, proprio come gioca l’Atalanta adesso.

Non è un mistero per nessuno che Gasperini abbia trovato l’ispirazione nel gioco dell’Ajax quando ha cominciato la sua carriera di tecnico. Del resto i nerazzurri hanno strapazzato la Fiorentina, e prima Juve, Inter, Roma, come gli orange con il Real e vale sempre il pensiero di Johann Cruijff

“Perché non dovrei riuscire a battere una squadra più ricca della mia. Non ho mai visto un mucchio di soldi prendere un pallone e spingerlo in rete”.

E sicuramente è stato anche il pensiero dell’allenatore dell’Ajax Erik Ten Hag, allievo di Guardiola e seguace del grande numero 14. Sono convinto che anche Gasperini la pensi così. E’ vero, ci sono paragoni e paragoni ma di sicuro, in questo momento, l’Atalanta non sfigurerebbe in Europa tanto per riaprire una ferita, quella di Copenaghen, non ancora rimarginata.

Adesso, archiviato il doppio confronto con la Fiorentina, comincia una lunga volata che ci porterà al 24 aprile con questo calendario: domenica a Marassi con la Samp, poi Chievo in casa e dopo la sosta di fine marzo, Parma, Bologna, Inter, Empoli, Napoli. Sette partita, quattro fuori e tre in casa con formazioni di bassa classifica.

Nell’era gasperiniana in questa fase del campionato la squadra spicca il volo grazie ad una condizione fisica straordinaria che permette di surclassare gli avversari. E la partita di domenica sera è stata la più lampante delle dimostrazioni, appena tre giorni dopo di un’altra sfida tiratissima e sempre in bilico. Poi non sono mancate le sorprese come il ritorno in campo di Gollini che è tornato  giocarsi il posto di titolare con una prestazione mai vista prima insidiando Berisha, ultimamente non impeccabile. Il Papu ormai non fa più notizia. Invece continuano a stupire Castagne, Gosens e Hateboer, in rigoroso ordine alfabetico, perché segnano, fanno segnare e, soprattutto, fanno ammattire gli esterni avverarsi.

E poi c’è Josip Ilicic. Sai che novità? Invece non è così perché  le due partite con i viola ci hanno proposto un giocatore finalmente continuo, deciso e decisivo. Un fuoriclasse. E non solo per le sue mirabili invenzioni.

 

GIACOMO MAYER

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By Staff di Atalantini.com


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