” O vinciamo, o impariamo”. La vigilia di Gasperini è stata profetica per l’Atalanta, che è andata a un passo dal vincere e poi si è ritrovata a dover imparare. Ma cosa ha imparato la Dea da questa sua prima volta tra le otto big d’Europa? Ha imparato che tra le big d’Europa può starci e potrà starci ancora.

E’ vero che l’impresa è stata fatta in una Champions League particolare. Ma dopo aver pagato lo scotto del debutto, i neroblù se la sono giocata alla pari con tutti. Dal Manchester City al Psg. Altro che meteora. Ora, basterà poco per riprovarci e tornare più forti e convinti già da subito.

Quanto poco? L’impressione è che con una panchina più lunga sarebbe finita diversamente, molto diversamente. E allora adesso tocca alla famiglia Percassi decidere cosa fare. Provare a cambiare la storia della società bergamasca o limitarsi a sognare ogni tanto? Arrivare ai quarti di finale permetterà all’Atalanta di incassare qualcosa come 60 milioni di euro di market pool. Senza necessità di vendere i propri pezzi pregiati per far quadrare i conti. Soldi che si potranno investire nell’acquisto di un paio di giocatori di livello alto per non essere costretti a far entrare dalla panchina giovani di belle speranze o prodotti del vivaio nei momenti caldi.

Perché quando il livello si alza, bisogna avere giocatori all’altezza. Lo ha dimostrato l’assenza di Josip Ilicic. L’unico vero rimpianto della Dea, minuti finali a parte. Con lo sloveno in campo, autentico killer del Valencia negli ottavi, forse sarebbe finita diversamente anche a Lisbona.

fonte: sportmediaset