Un armadio a quattro ante che quando parte in progressione diventa immarcabile. Sì, perché quando va via di forza palla a terra, è una vera e propria macchina da guerra. Uno che incute timore e rispetto anche nei difensori più veloci e cattivi. E se inizia pure a segnare a raffica come in questo campionato…
Ma dietro questo omone di quasi 190 cm e 88 kg c’è una storia triste.
Cresciuto a Cali, in un quartiere, Ciudad Cordoba, noto ai più per il cartello della droga, nel 2010 perde la madre Elfa. Sarà un periodo difficilissimo e di grande sconforto.
«Abitavo nel quartiere popolare, dunque difficile, di Ciudad Cordoba. Si giocava a calcio nella strada, nessuno aveva un pallone, nel senso che chiunque lo comprasse diventava di tutti. Poi ho iniziato a giocare con le giovanili e mamma veniva sempre a vedere le mie partite. Non se ne perdeva una e io, quando facevo gol, festeggiavo sempre coi compagni. Ma poi un giorno il mio allenatore mi disse: “una buona volta corri da lei verso la tribuna e di dedicagli una rete…” L’ho fatto, per fortuna, e lo ringrazierò per sempre.
Perché adesso continuo a dedicarle ogni mio gol e soprattutto posso serbare il dolce ricordo di quel magnifico momento che non tornerà più, ma che è sempre dentro di me…».
E dentro di lei. Perché stai sicuro che adesso tua mamma è ancora lì, a godersi dall’alto le meravigliose reti e le emozionanti dediche del primo colombiano della storia a segnare un poker in serie A: suo figlio Duvan, il gigante buono che sta conquistando tutti.
fonte: Romanzo Calcistico (pagina su facebook)
By Fabry98