Il giovane vecchio

03-10-2018 11:50 11 C.

E’ una tersa mattina di ottobre, e Nuoro è battuta dalla prima tramontana di un autunno che si fa avanti con titubanza. Incamminato di buon ora verso il comando provinciale, il maggiore Ubbiali si ripara dalle folate più rabbiose alzando il bavero della divisa. In altre circostanze il carabiniere sarebbe addirittura stato di buon umore, dato che ha atteso a lungo, dopo l’interminabile arsura estiva, la corroborante discesa dei freddi dalla Barbagia. Ma, come ogni giorno successivo ad una sconfitta dell’Atalanta, anche questo è ineluttabilmente guastato da un’insofferenza impossibile a scacciarsi.

Fortunatamente, i lunedì del maggiore Ubbiali sono giornate campali, e le ugge calcistiche vengono presto sepolte sotto le mille incombenze che all’inizio di ciascuna settimana si affastellano in caserma. Dietro la cortina degli affaccendamenti l’inquietudine resta tuttavia in sorda attesa, pronta a riaffacciarsi di tanto in tanto come un aspro rigurgito dopo una digestione difficoltosa.

Oggi l’umore dell’ufficiale è ancor più nero di quello che ordinariamente tinge i molesti postumi di una débâcle. Ieri infatti l’Atalanta è stata sconfitta d’inganno a Firenze, ed allo scoramento dell’insuccesso si sovrappongono i rancori per la ruberia subita. Carlo ha ormai perso il conto delle ingiustizie ai danni della sua squadra che ha dovuto digerire nel corso dei decenni, il cui numero sopravanza di gran lunga quello dei favori ricevuti. E ogni volta cerca di placare i crucci tentando di convincersi che, se è vero che il calcio è una miniatura della vita, è per le malefatte in cui, da carabiniere, ogni giorno si imbatte che dovrebbe imbufalirsi davvero. Ma, inevitabilmente, la collera calcistica non si lascia nemmeno scalfire da queste speculazioni.

Il maggiore Ubbiali, che è uomo di mondo, non manca di cogliere, talora addirittura con una punta d’ammirazione, l’abilità che a volte è sottesa alle birbanterie. E l’ala della Fiorentina che si è lasciata cadere nell’area dell’Atalanta, inducendo l’arbitro a regalare senza esitazioni un calcio di rigore ai gigliati, di maestria nella simulazione ne ha messa tanta da meritare addirittura il plauso del suo allenatore. Ma tutta questa perizia, stavolta, lascia al carabiniere un profondo senso di tristezza.

Il calciatore – un ragazzo di vent’anni già nel giro della nazionale – nell’azione del penalty aveva infatti campo dinanzi a sé per arrivare in porta. Da praticante amatoriale, Carlo conosce bene il senso di ebbrezza da cui è colto ogni volta che, tra gli avversari un po’ imbolsiti delle sfide settimanali tra cinquantenni, gli si apre uno spiraglio per inquadrare la rete. E non riesce a comprendere come un attaccante poco più che adolescente possa zittire l’irresistibile pulsione alla segnatura per privilegiare un freddo calcolo di convenienza. E’ una condotta che ci si può forse attendere da un attempato pedatore infiacchito dagli anni, non certo da un promettente atleta nel fiore della sua forma fisica.

Queste corbellerie – riflette il maggiore con sconforto – al ragazzo non possono che essere state insegnate. E se sono queste le lezioni che si impartiscono in certe scuole calcio, come pare chiaro dal compiacimento dell’allenatore della Fiorentina, non sorprende certo che i mondiali – mastica amaro Carlo – la nazionale italiana se li debba guardare in televisione. Perché con la malizia puoi forse risolvere qualche partita, ma i campionati li si vince con la classe e la dedizione.

Nei vicoli ancora deserti del centro storico un manipolo di ragazzini sfila accanto al carabiniere, inseguendo un pallone sulla via verso la scuola. Scuola e pallone ricordano al maggiore il percorso che nelle giovanili dell’Atalanta conduce a diventare uomini ancor prima che calciatori. A Zingonia, ripetono spesso, la testa ed il cuore contano più dei piedi. Sarà per questo che da lì non escono dei giovani già vecchi. E ciò, conclude Carlo un po’ rasserenato, vale bene il prezzo di qualche rigore rubato.

 

SenzaMalizia

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By Staff di Atalantini.com


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