Qualcosa deve succedere

09-01-2018 04:44 49 C.

Sono passati un paio di giorni dall’ennesima impresa a tinte nerazzurre che ci ha visti protagonisti nella città eterna e, sebbene i tre punti conquistati nella Roma giallorossa, da un certo punto di vista, siano da celebrare come un’impresa eccezionale, io adesso, al contrario, inizio a vederci la normalità e ad abituarmi.

E mi piace un sacco.

Ancora una volta, il mio cuore ha palpitato perché la squadra della mia città mi sta facendo vivere qualcosa che da piccolo sognavo, avrei tanto voluto vivere, forse immaginavo intensamente, ma la realtà era ben differente, lontana, troppo lontana da poter essere anche solo sfiorata. Oggi quel sogno è realtà e normalità, è abitudine.

Mi guardo alle spalle e cerco il punto più basso dell’ultimo anno e mezzo e la lancetta si ferma al 22 settembre 2016 quando con gli amici del Club 5Vie, davanti a qualche birra antidepressiva, ci domandavamo come avessimo potuto regalare i 3 punti al Palermo. Se chiedessi al me stesso di allora che cosa ci avrebbe riservato il futuro, di certo avrei avuto risposte come ‘reazione’ o come ‘inversione di rotta’, ma mai avrei potuto prevedere quello che poi è accaduto.

Oggi come allora, per me il futuro è incerto, perché oggi come allora, io ho paura.
Ho paura che tutto finisca e si ritorni a quel 22 settembre 2016 e poi, da lì, a ritroso nella normalità.
Con qualche sporadica eccezione.

Sono passati pochi giorni dalla vittoria all’Olimpico e, felice come dopo la mia prima polluzione notturna, mi rilasso in questa giornata di piena estate australiana con una passeggiata sotto casa ad Albert Park. Oggi non posso esimermi dallo sfoggiare la mia appartenenza orobica e con questa pelle che mi sento cucita addosso, mi fermo a guardare quel futuro che appare tanto luminoso e luccicante, ma che allo stesso tempo è avvolto dalle nebbie dell’incerto.

Sono talmente assorto nei pensieri che non mi accorgo di mia moglie che decide di congelare quel flusso. Sono così dentro quella ricerca di una risposta che non mi rendo conto di quanto si avvicini a me per immortalare, in uno scatto di qualche k, un pensiero grande come tutta la strada che separa Melbourne dalla mia Bergamo: ma adesso cosa succederà?

Non posso credere che tutto si possa dissolvere in un nulla di fatto, non posso accettare che questa sia solo una parentesi.

Ok, riformulo.
Posso accettare che tutto si dissolva in un nulla di fatto, posso anche accettare che sia una parentesi eccezionale, la mia fede non cambierà di una virgola.

Solo che adesso mi sto abituando.
Bene.
Molto bene.

Ed è proprio per questa meravigliosa abitudine che mi ripeto la stessa frase da giorni.

Qualcosa deve succedere.

Belo

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By Staff di Atalantini.com


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