La conditio sine qua non, il credo del Gasp

28-05-2024 13:00 39 C.

La “conditio sine qua non” del Gasp, cioe’ il concetto dell’essere vincente slegato alle vittorie sul campo ma anche “la conditio sine qua non”, cioe’ la condizione indispensabile per scrivere pezzi sinceri, onesti e pieni di buon senso come quello qui sotto e’ quello di non essere assoggettati al solito circolo vizioso politico / opportunista / clienterale cui soggiace molta stampa.

Infatti questo pezzo vien dall’estero. L’ha scritto il giornalista Roberto Scarcella per il quotidiano ticinese “La Regione”. Vi invitiamo a leggerlo perche’ e’ veramente bello (soprattutto il finale)

La sinistra riparta da Gasperini

L’Atalanta, bella e criticata per non alzare trofei, rompe la maledizione con l’Europa League. Ma chi l’attaccava non capiva il senso del suo gioco e della sua identità

Siamo abituati che nelle partite di calcio uno ci legge sempre quello che vuole, un po’ come nei biscotti della fortuna e nell’oroscopo. La vittoria dell’Atalanta in Europa League mette per una volta certi discorsi in fuorigioco, in primis quello per cui il suo allenatore Gian Piero Gasperini – nonostante otto stagioni incredibili per gioco e risultati (tre terzi posti, tre finali di Coppa Italia, una semifinale di Champions League svanita nei minuti di recupero contro il Psg) alla guida di una cosiddetta provinciale – alla fine non valesse granché perché non alzava trofei e perdeva finali di Coppa Italia con squadre più ricche, blasonate e attrezzate. Eppure quelle finali le aveva raggiunte guidando l’Atalanta, non il Milan o la Juventus. Inoltre giocando un calcio libero, piacevole, a tratti esaltante, e valorizzando calciatori che altrove non avevano fortuna o non erano stati messi nelle condizioni di brillare.

E qui c’è un altro equivoco che la finale di Europa League fa emergere con prepotenza in superficie, quello per cui Gasperini sarebbe un malato di tattica che incasella il talento nel suo spartito e non funzionerebbe con i grandi giocatori, con le grandi squadre (la sua avventura in un’Inter prosciugata dal ciclo di Mourinho durò cinque partite, ed è ingiudicabile). Ma, si sa, il calcio – come quasi tutto ormai, dalla politica in giù (o in su, verrebbe da dire con i tempi che corrono) – è tagliato con l’accetta, diventato una guerra tra bande: giochisti contro risultatisti; allegriani e mourinhisti contro guardioliani e dezerbisti.

In mezzo sembra che non possa esistere nulla: invece esiste, e Gasperini ne è un ottimo esempio. Un allenatore che sicuramente ha un’idea dei principi di gioco molto netta, per certi versi quasi oltranzista (grande intensità, pressing alto, ricerca dell’uomo contro uomo a tutto campo, difesa proattiva con sganciamento in avanti dei centrali, sfruttamento delle fasce laterali), ma in cui i giocatori di maggior talento non vengono repressi, anzi, sono sempre riusciti a dare il meglio: Ilicic, Muriel e Gomez hanno vissuto a Bergamo i loro anni migliori, facendo meraviglie; e anche il tridente sceso in campo nella finale di Dublino, con Scamacca, Lookman (il Maradona della finale) e De Ketelaere ha già fatto vedere quest’anno cosa di buono può fare, promettendo ancor di più per il futuro dopo le innegabili difficoltà nell’esplodere di tutti e tre con altre maglie e altri allenatori. Scamacca aveva appena fallito al West Ham, Lookman – che da ragazzino sembrava un predestinato – si era perso al Red Bull Lipsia e non si era ritrovato al Leicester, De Ketelaere, arrivato al Milan come il nuovo Kakà, era già stato bollato come un bidone dopo una manciata di mesi.

L’uomo che ha rilanciato la Serie A
Questa capacità di modellare i propri principi di gioco quel tanto che basta per mettere a proprio agio i talenti che ha a disposizione è un grande merito di Gasperini, che – ricordiamolo – è stato di gran lunga l’allenatore più influente degli ultimi 15 anni di Serie A (non a caso alcuni degli allenatori più interessanti sono stati suoi ex giocatori, da Juric a Palladino a Thiago Motta) e anche in Europa, dove molti lo hanno studiato, copiato e più volte elogiato. Se la Serie A ha rimesso la testa fuori dopo anni difficili si deve in larga parte a lui, e al fatto che gli altri allenatori hanno dovuto inventarsi nuovi modi di attaccare, e soprattutto difendere, per disinnescare la sua Atalanta. Questo progresso tattico, una specie di salto quantico rispetto a una decina d’anni fa, oggi è sotto gli occhi di tutti. E se tu influenzi il mondo di cui fai parte fino a rivoluzionarlo, beh, il tuo posto al sole dovresti averlo comunque (basti pensare all’Olanda degli anni Settanta). E invece no. I detrattori hanno criticato, sbertucciato e gufato il Gasp fin dentro a questa finale con il Leverkusen perché avevano un solo modo per delegittimarlo, sottolineare che “ok, il bel gioco, le partite in battere e levare e i complimenti, ma le vittorie”? Una volta alzata l’Europa League, però, la foglia di fico è caduta, mostrando, finalmente, le pudenda dei critici e la fragilità delle loro argomentazioni.

Resta l’etichetta di grande antipatico: che Gasperini sia ruvido, lamentoso (quale allenatore di Serie A non lo è?), rompiscatole (lo ha ammesso lui stesso l’altra sera) e poco incline a piacere per forza al prossimo è vero. Ma se a lui non si è mai perdonato nulla, ad altri allenatori con la bacheca piena si è permesso di tutto (come troppo spesso si fa con i potenti, non solo nel calcio): Lippi, Mourinho, Allegri, Capello, lo stesso veneratissimo Cruyf hanno dato il peggio, salvo essere assolti d’ufficio, come se coppe e campionati fossero dei salvacondotti.

La vera lezione del Gasp
Se poi usciamo dal campo ed entriamo in un paradosso, lì c’è la lezione forse più grande che l’Atalanta ha dato al calcio e alla cultura della vittoria. Ovvero che i nerazzurri erano un esempio virtuoso e vincente anche quando non vincevano (non a caso Gasperini a caldo, a gara finita, ha detto “non è che sono diverso da quel che ero oggi pomeriggio”). Quella lezione era sotto gli occhi di tutti, prima ancora che i bergamaschi alzassero finalmente una coppa. Eppure qualcuno si è ostinato a non vederla (invidia? Miopia? Forma mentis?), perdendosi gran parte del divertimento e delle soddisfazioni che dà il calcio, e pure la vita se vogliamo allargare il discorso. Anche perché non si può non allargare: il gioco e lo spirito dell’Atalanta non sono solo un modo di intendere il calcio, ma una specie di manifesto politico, la cosa più vicina a una rivoluzione dal basso. “La sinistra riparta da Gasperini”, si potrebbe azzardare riprendendo un mantra ormai talmente abusato da essere diventato meme tra gli orfani di un’ala politica che si riempie la bocca di ideali, ma nei fatti ha dimenticato la meritocrazia e ogni forma di riscatto sociale (rappresentate invece benissimo, nel suo ambito, dal club bergamasco). Siamo sicuri che valga più una (due, quattro…) Champions League del Real Madrid che un quarto di finale dell’Atalanta? Che pesi più uno Scudetto del Milan in otto anni che tre terzi posti a Bergamo? Come suonano oggi le parole di Andrea Agnelli alla vigilia della poi abortita Superlega quando disse che non era giusto che in Champions ci fosse l’Atalanta perché aveva fatto bene in campionato un anno, mentre chi ha tradizione e blasone (e spesso anche più soldi, gestendoli malissimo, proprio come la sua ultima Juve) rischia di restare fuori?

Se si pensa alla disparità di risorse tra le grandi e l’Atalanta, è un miracolo non solo che sia dov’è, ma che fosse dov’era quando non alzava al cielo una coppa, sfiorandole solamente. Non a caso sempre Gasperini ci ha subito tenuto a dire che “quest’anno hanno vinto anche il Bologna, il Lecce e il Verona”, che hanno raggiunto i loro obiettivi “senza fare debiti” e giocando un calcio che rispecchia il credo dei loro allenatori. Certo, ce l’aveva con l’Inter, vittoriosa, ma indebitata, rea di non avergli dato a suo tempo una vera chance rendendo quel passaggio in nerazzurro indigesto e di fatto bloccando la sua carriera (con quella frase fatta che gli è rimasta appiccicata addosso: “Non è un allenatore da grande squadra”, quando era piuttosto il contrario, era quell’Inter che non era pronta per lui). L’Atalanta è figlia di un progetto e di un’ambizione in cui molti – a vari livelli – possono riconoscersi, dal Lugano di Mattia CrociTorti all’Union SaintGilloise in Belgio, dall’Union Berlino, risalito dalla quinta serie fino a giocare l’ultima Champions, al Brest, che si è qualificato per la prossima. E torniamo lì: sicuri che il terzo posto in Ligue1 del piccolo Brest valga meno del titolo scontato del ricchissimo Psg?

Noi e la Dea
L’Atalanta e le sue sorelle ci ricordano che quella determinazione nel credere in quel che si fa – e poi, va da sé, farlo bene – è già una vittoria: che un articolo de laRegione abbia meno chance di uno del New York Times di vincere un Pulitzer è ovvio, ma non per questo non bisogna cercare di scriverlo nel miglior modo possibile. E questo vale per ogni lavoro, hobby, relazione o attività umana: bisogna impegnarsi per fare le cose bene e che ci somiglino il più possibile. E che alla fine arrivi o non arrivi un riconoscimento esterno dovrebbe cambiare poco, perché lo dovremmo sapere benissimo da noi quanto valiamo, cosa conta davvero. L’importante, se una sera dovessimo raggiungere un traguardo che sembrava più grande di noi, sarà ricordarsi – proprio come ha fatto Gasperini – che non sarà quello a renderci migliori di quanto siamo oggi, di quanto non saremo il pomeriggio che la precederà.

 

 

 

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Baja66
Baja66
28 Maggio 2024 21:51

Una meraviglia !!!

seagull
seagull
28 Maggio 2024 21:33

Standing ovation!

Luckide
Luckide
28 Maggio 2024 21:31

QUESTO È SICURAMENTE L’ARTICOLO CHE PIÙ RAPPRESENTA IL PENSIERO CHE GASP HA ESPRESSO DOPO LA FINALE DI MERCOLEDÌ.
GRAZIE A LUI E GRAZIE ANCHE A QUESTO GIORNALISTA CHE HA SCRITTO UN PENSIERO CHE UNISCE IL CALCIO E LA VITA CHE VIVIAMO TUTTI I GIORNI.
SOTTOSCRIVO IN PIENO….

CarlettoPerrone
CarlettoPerrone
28 Maggio 2024 21:00

La chiusura finale ha dato parole a un concetto che esprimo da giorni ma stilisticamente meno bello.

brignanoneroblu
brignanoneroblu
28 Maggio 2024 20:10

Quando ho aperto la Regione qua a Piotta quasi non ci credevo. Leggere di questa mia Atalanta alle pendici del Gottardo mi ha fatto sognare.
Orgoglioso di questa magica Dea.

CarlettoPerrone
CarlettoPerrone
28 Maggio 2024 20:54

Forza Ambrì!!

Kejo
Kejo
28 Maggio 2024 19:30

Forse un po’ troppo. Ma male non fa

paolo_trei
paolo_trei
28 Maggio 2024 18:38

Articolo stupendo che mette giustamente la nostra epopeanelle grandi imprese sportive. E lo sport, per chi lo capisce è un gran maestro di vita

maurom72
maurom72
28 Maggio 2024 18:37

Noi chiaramente queste cose le sappiamo meglio di tutti, ma messe nero su bianco così fanno comunque effetto. Bel pezzo, da divulgare a chi non capisce, o non vuole capire

giovannamena
giovannamena
28 Maggio 2024 17:15

Abitando in Ticino avevo letto questo bellissimo articolo due giorni dopo la finale(apertura in prima pagina con tanto di fotografie del successo all’interno) con grande emozione e commozione che ho provato ancora nel rileggerlo da stagionato atalantino e bergamasco DOC (il nick é di mia moglie perché non ci so fare molto con la tecnologia…)che dalle montagne ticinesi scriveva da piccolo, ricambiato, al grande Pizzaballa per avere la foto e l’autografo.
Roberto Scarcella é un giornalista (non solo sportivo, anzi di solito tratta altri argomenti) di prim’ordine.ed é sempre un piacere leggerlo…soprattutto in questa occasione.

MiniMaxi
MiniMaxi
28 Maggio 2024 16:54

Bel pezzo! 👏👏

Paolo1969Geo
Paolo1969Geo
28 Maggio 2024 16:47

Gran pezzo, complimenti👏👏
Urge ricordare un bel “Andrea Agnelli va a caga’ “ !!!

MarcoB
MarcoB
28 Maggio 2024 16:28

Ehhhh ma il bacino di utenza di Bergamo è ridotto, i grandi giornalai non potrebbero occupare tutto questo spazio per l’Atalanta, e chi lo legge…
Leggere quest’ articolo mi ha dato la stessa sensazione di un bicchiere di Barolo bevuto in una piccola cantina delle Langhe rispetto a quello comprato all’iper a 50% di sconto a 10,99€

KOBR4M74
KOBR4M74
28 Maggio 2024 15:49

Il paragone fatto nell’articolo relativamente alla possibilità di vincere un pulizer di un articolo del ny times e o di un giornaletto di provincia lo potremmo traslare anche per il nostro grandissimo Ademola Lookman.

Se la tripletta in finale (e che tripletta) l’avesse fatta un giocatore del real o del city sarebbe stato immediatamente candidato al pallone d’oro con buone possibilità di vincerlo… se l’avesse fatta Messi gli avrebbero dato il pallone d’oro per 3 anni di fila…

milem
milem
28 Maggio 2024 15:49

La differenza purtroppo è una sola… senza un riconoscimento formale, l’incredibile cavalcata del Gasp e dei suoi ragazzi sarebbe stata poco più di una bella favola da tramandare di padre in figlio per chi tiene ai nostri colori. L’aver vinto invece una coppa internazionale, di fatto certifica questa leggenda anche per chi fino a ieri ha preferito considerare “vincente” solo chi scriveva il suo nome sull’albo di qualche competizione, indipendentemente da come tale “successo” arrivava. “Ciò che conta è il viaggio e non la meta”, noi lo sappiamo e lo abbiamo sempre saputo, adesso iniziano ad accorgersene anche gli altri…… Leggi di piu' »

fubal64
fubal64
28 Maggio 2024 22:31
Reply to  milem

  :wpds_brinda2: 

patatinaliscia
patatinaliscia
28 Maggio 2024 15:43

Ci arriveranno mai a scrivere un pezzo così onesto, chiaro,imparziale i giornalai del bugiardino o della rosea?

moreto
moreto
28 Maggio 2024 17:54
Reply to  patatinaliscia

no : MAI !

Anonimo
Anonimo
28 Maggio 2024 15:34

Bell’articolo complimenti, tra l’altro scritto molto bene con uno stile elegante e sincero come si addice alla Dea.

Gian71
Gian71
28 Maggio 2024 15:23

Complimenti bellissimo articolo. Quello che mi rattrista è che in Italia non se ne leggono di cosi, io mi aspetterei articoli cosi sulla Gazzetta invece che articoli sul cane di Ibra….. ma si sa che ora mai la Gazzetta è un non giornale

lucanember
lucanember
28 Maggio 2024 15:07

Bell’articolo che più lo leggi e più ti appassiona, una consacrazione

eligio71
eligio71
28 Maggio 2024 14:59

Pota …stupendo.
Continuo a ripensarci : la cosa su Bologna , Lecce e Verona e il fatto di non essere diverso da qualche ora prima…sono concetti semplici da capire.
E per questo di una potenza soverchiante verso parolai , esperti , cazzari e odiatori.
Torneranno piu’ agguerriti
Pura de nisu’

GNKY
GNKY
28 Maggio 2024 14:54

Meraviglioso, da incorniciare!!!
I miei più sinceri complimenti ed un enorme grazie all’autore!!!

Oiggaiv
Oiggaiv
28 Maggio 2024 14:54

👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏  :wpds_dealogo:   :wpds_dealogo: 

SOTAONOTER
SOTAONOTER
28 Maggio 2024 14:46

Iannarello uomo senza valore !
Per redimerti dovresti metterti a quattro zampe e fargli da sedia a questo vero giornalista.  :wpds_sedia: 

Drive
Drive
28 Maggio 2024 14:56
Reply to  SOTAONOTER

Cosa c’entra ora Iannarelli ?

SOTAONOTER
SOTAONOTER
28 Maggio 2024 17:47
Reply to  Drive

Iannarelli raccogliendo le ingiuste accuse di due o tre giocatori del passato voleva screditare la figura del nostro grande mister.
Leggi i due articoli e trova le differenze.

wildkaos
wildkaos
28 Maggio 2024 14:38

Articolo fantastico !!! Ho dovuto spesso dibattere con altri tifosi che replicavano che noi non avevamo mai vinto nulla, anche se all’inizio replicavo dicendo le stesse cose che ha ribadito Scarcella: siamo andati in Champions, finali di C.I, Europa League ecc ecc. Ma gli “amici” non ci sentivano e dovevano per forza puntare il dito su trofei mai vinti…Mi sono scocciato di parlare al muro, così quando qualcuno mi faceva notare che non vincevamo nulla, ribadivo solo. ” L’importante che anche il prossimo anno ci sia mister Gasperini!! “….Vi dico cosa ho scritto e a quanti ho scritto dopo l’impresa… Leggi di piu' »

Davor
Davor
28 Maggio 2024 14:37

spettacolare

meperme
meperme
28 Maggio 2024 14:18

Mio nonno mi diceva che le cose o si fanno bene o è meglio lasciar stare di farle. Qualuasi cosa le “cose” fossero. Gasperini ha sempre detto che questa squadra deve rispecchiare i valori della sua terra. Il Gasp ci ha dato una nuova dimensione perché da esterno ci capisce meglio di noi stessi.
Articolo bellissimo, altro che pulize…si merita di vincere il butiglù sotto la curva.

Mondo21
Mondo21
28 Maggio 2024 14:01

Complimenti, un saggio sul calcio italiota che soffre tremendamente la rivoluzione Gasperiniana in enfasi Atalanta. Questo è giornalismo sportivo nella più autentica espressione  :wpds_clap:   :wpds_clap: 

eesimo
eesimo
28 Maggio 2024 13:57

Bellissimo articolo bellissima riflessione finale, Grande Mr!
A Bergamo si sta scrivendo una grande storia e gli artefici principali hanno tutta la mia stima ed il mio affetto. Grazie

Reeno
Reeno
28 Maggio 2024 13:46

Grazie Roberto Scarcella per un articolo da pel de poia.
E grazie allo Staff per averlo ripubblicato.
  :franci64: 

biker
biker
28 Maggio 2024 13:39

Molto bello….

Castigamatti
Castigamatti
28 Maggio 2024 13:27

Che bello leggere chi sa scrivere quando la mente che guida la penna non è influenzato da pregiudizi e luoghi comuni.
Articolo meraviglioso. Grazie per averlo condiviso.

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